Che si tratti di alti funzionari, o di imprenditori di successo particolarmente competitivi, i nuovi ricchi cinesi, i “padroni” delle aste di Hong Kong, stanno facendo del mercato delle grandi annate un sol boccone, lasciando ai collezionisti del resto del mondo le “briciole”. James Tien, imprenditore e wine lover di Hong Kong, racconta come la corsa ai vini d’alta gamma “rappresenta la ricerca di uno status symbol, al pari degli investimenti immobiliari a Londra”. Tanto che c’è chi, come Raymond Ting, magnate locale dell’immobiliare, ha speso in un solo anno 13 milioni di dollari in vino: “la gente dice che è un bel po’ di soldi, io non so neanche quante bottiglie ho, credo tra le 5 e le 8.000”. Una tendenza che coinvolge anche ristoranti ed alberghi, consapevoli che per essere al top è imprescindibile una cantina di livello, segno che non si tratta di una moda passeggera, ma di un “bisogno” che coinvolge milioni appassionati, in grado, se la Cina dovesse abbattere i dazi che gravano sull’import vinicolo, di spendere cifre ancora maggiori ...
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