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AGRICOLTURA E POLITICA

Draghi: “su alimentari e agricoltura servono nuove relazioni e nuovi rapporti commerciali”

Il Consiglio Europeo a Versailles: “nuovi accordi con Canada, Usa, Argentina e non solo”. Confagricoltura: “va modificata la Pac”

Le criticità sull’approvvigionamento di cereali e non solo per tanti Paesi d’Europa, Italia in testa, a causa della guerra tra Russia e Ucraina, tra i maggiori produttori del mondo di grano e cereali, stanno ridisegnando la road map dell’agricoltura dell’Unione Europea, la rete delle relazioni diplomatiche. Anche per le derrate alimentari, visto il contesto geopolitico radicalmente cambiato con l’invasione russa dell’Ucraina, “la risposta è approvvigionarsi altrove: quindi dobbiamo riorientarci verso altri posti, come Canada, Usa, Argentina e altri Paesi. Questo significa costruire nuove relazioni commerciali, come stiamo facendo nell’energia”. Così il Presidente del Consiglio Mario Draghi, a Versailles, nel Consiglio Europeo. “In agricoltura - continua Draghi - ho discusso con alcuni colleghi per dare una risposta immediata ai problemi. Ma queste interruzioni nei flussi di approvvigionamento possono accadere, specialmente se la guerra durerà. Bisogna essere reattivi, non soggiacere all’angoscia e subire passivamente”. “Dai Capi di Stato e di Governo della Unione Europea è giunta l’indicazione di modificare gli indirizzi della Politica Agricola Comune (Pac)”: commenta il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a proposito di quella che è già stata battezzata “Dichiarazione di Versailles”. “Il Consiglio Europeo ha, infatti, convenuto che occorre aumentare la sicurezza alimentare, riducendo la dipendenza dalle importazioni. In particolare, deve salire la produzione di proteine vegetali”.
Con riferimento ai drammatici avvenimenti in corso in Ucraina, i Capi di Stato e di Governo, sottolinea l’organizzazione agricola, hanno invitato la Commissione a presentare rapidamente un pacchetto di proposte per reagire all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e per affrontare il tema della sicurezza alimentare a livello globale. “Secondo il presidente Macron, che ha promosso la riunione informale del Consiglio Europeo, serve una nuova strategia alimentare della Ue anche per evitare situazioni di vera e propria carestia nell’arco di 12-18 mesi, a partire dal continente africano”, sottolinea Giansanti. “A questo punto, va data agli agricoltori europei la possibilità di utilizzare tutto il potenziale produttivo, eliminando i vincoli che frenano, in particolare, la produzione di cereali e semi oleosi. Non c’è molto tempo a disposizione - evidenzia il presidente Confagricoltura - è indispensabile che le decisioni siano assunte dai ministri dell’agricoltura nella prossima riunione in programma il 21 marzo, assieme ai provvedimenti necessari per limitare l’impatto dell’aumento senza precedenti dei costi di produzione”.

Focus - Il messaggio del Presidente del Consiglio, Mario Draghi (fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri)
Questo Consiglio Europeo informale è stato veramente un successo. Raramente ho visto l’Unione Europea così compatta specialmente nella discussione di ieri. C’era uno spirito di solidarietà su tutti gli argomenti che sono stati trattati che non credo di ricordare nei tanti Consigli europei a cui ho partecipato. Gli argomenti erano quelli previsti dall’agenda: energia, difesa, situazione macroeconomica.
Energia. Se dovessi riassumere quello che ho detto io e anche la discussione che c’è stata, la risposta alla situazione energetica è fondata su 4 pilastri. Il primo è la diversificazione, in due sensi: innanzitutto quello nei confronti di altri fornitori di gas rispetto al gas russo. Su questo noi abbiamo già cominciato a lavorare, stiamo facendo un buon progresso e devo ringraziare anche il ministro di Maio per questo, l’Italia è già attiva in questa direzione. L’altra direzione della diversificazione è quella della sostituzione di fonti fossili con rinnovabili. Come detto anche in Parlamento questa è l’unica strada su cui contare nel lungo periodo, ma occorre fare molto di più ora in questa situazione per aumentare visibilmente gli investimenti in quest’area. Il Consiglio dei Ministri ieri ha provato le delibere riguardanti 6 parchi eolici. Quindi le cose si stanno muovendo, ma il procedimento autorizzativo è ancora molto lento e questo è vero sia a livello comunitario sia a livello nazionale. Su questo punto la Commissione ha promesso che aiuterà gli Stati membri in ogni modo possibile. Il secondo pilastro è quello di introdurre un tetto ai prezzi del gas. Questo è un argomento molto complesso, Io credo che qualche effetto importante lo possa avere. Tanto è vero che da quando si è cominciato a discutere di questo, è una coincidenza forse, il prezzo dei gas è caduto fortemente da oltre 200 euro a 116 euro oggi. Su questo ci sono pareri vari, molti hanno sostenuto l’opportunità di questa misura. La Commissione, credo al prossimo Consiglio Europeo, presenterà più in generale un rapporto su come diminuire il contagio dal gas al resto dell’elettricità.
Il terzo pilastro, in parte connesso a questo, è come staccare il mercato dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dal mercato del gas. Oggi c’è un solo prezzo, quindi anche l’energia elettrica prodotta a bassissimo costo - come è quella prodotta dall’energia da molte fonti rinnovabili - arriva al consumatore a un prezzo uguale a quella prodotta con il gas. Questa è la causa principale della lievitazione delle bollette.
Il quarto punto è la tassazione degli extra profitti delle società elettriche, ed è molto importante che la Commissione l’abbia riconosciuto nella sua comunicazione di qualche giorno fa. La Commissione stima che attraverso una tassazione dei sovra profitti delle società elettriche possa arrivare un gettito di 200 miliardi. Quindi è certamente una fonte a cui guardare con molta attenzione. Io lo dico da tanto tempo ma ora arriva anche il parere positivo della Commissione europea e, da quel che ho sentito, molti paesi membri pensano di perseguire questa strada. A proposito di queste insufficienze energetiche, la discussione si è allargata anche all’eventuale insufficienze di altre materie prime tra cui l’agroalimentare. In merito una delle risposte che viene naturalmente data è che se questo dovesse perdurare o aggravarsi occorrerà importare da altri paesi, Stati Uniti, Canada, Argentina.Tutto questo, e lo vedremo anche in altre occasioni, cosa genera? Genera la necessità di una riconsiderazione di tutto l’apparato regolatorio che è giustificata da questa situazione di emergenza. Questo argomento lo ritroviamo sul Patto di stabilità, lo ritroviamo sulle leggi sugli aiuti di Stato, lo ritroviamo sugli standard dei prodotti agricoli eventualmente da importare, lo ritroviamo sul mercato dell’Elettricità. In sostanza c’è la convinzione ormai consolidata della Commissione che occorra rivisitare temporaneamente le regole che ci hanno accompagnato in questi anni.
Sulla Difesa è stata una discussione breve ma interessante. Quello che ha citato Josep Borrell, un dato interessante, è che l’Unione Europea spende per la Difesa tre volte quello che spende la Russia. Francamente è un dato che mi ha sorpreso, pensavo fosse molto meno. Quello che noi dobbiamo ora raggiungere è un coordinamento di gran lunga migliore di quello che c’è oggi. Tanto per darvi un’idea, un altro dato citato è che noi abbiamo 147-146 sistemi di difesa mentre gli Stati Uniti ne hanno 34. La partecipazione alle gare, la produzione, i progetti comuni, il rilascio delle licenze, il coordinamento delle truppe sul campo: sono tutti ambiti su cui si è deciso di proseguire insieme.
Sulla situazione macroeconomica la discussione è stata interessante. Chiaramente è un momento di grande incertezza, non si può dire che l’economia vada male perché l’Europa continua a crescere. Nello stesso tempo questa incertezza suggerisce preoccupazioni per il futuro e quindi detta quella che è l’agenda di politica economica per i prossimi mesi. Qui bisogna tener presente una cosa, i bisogni finanziari dell’Unione Europea per rispettare gli obiettivi di clima, gli obiettivi di difesa e una politica dell’energia sono molto grandi. Secondo i calcoli della Commissione e assumendo che la mancanza che noi vogliamo riempire per ciò che riguarda il bilancio della Difesa sia 0,6 per cento del PIL dell’Unione Europea, che è quello che ci separa dal livello deciso nella Nato, il fabbisogno finanziario è da 1,5 a 2 e più trilioni di euro nei prossimi 5-6 anni. Questo per rispettare gli obiettivi climatici del 2030 e per metterci in regola con le promesse che abbiamo sottoscritto nella Nato. Ovviamente i bilanci nazionali non hanno questo spazio, questo tema l’ho posto in maniera molto chiara. Quindi bisogna trovare un compromesso su come generare queste risorse, su dove trovare queste risorse. Chiaramente all’interno dei bilanci nazionali non c’è questo posto. Anche su questo la discussione continuerà. Un altro dei motivi per cui questo Consiglio informale è stato un successo è che ha predisposto una base molto buona per la discussione che avverrà al prossimo Consiglio formale. Questo è uno degli argomenti di cui discuteremo tra qualche giorno nel Consiglio formale di Bruxelles. Concludo dicendo quindi che - tornando a questo - occorre una risposta di natura di politica di bilancio. È chiaro che se l’economia dovesse indebolirsi perché ci sono queste mancanze di materie prime, perché ci sono queste sanzioni, perché c’è una diminuzione dell’export in generale, perché questa incertezza può proiettarsi sul mercato mondiale, sul commercio mondiale, perché i mercati finanziari sono abbastanza agitati, in quel caso occorrerà una convincente risposta di bilancio, delle politiche di bilancio. Che, ripeto ancora, non può tanto venire dai bilanci nazionali. Noi abbiamo speso 16 miliardi già ora per per mitigare l’effetto dei rincari, quindi bisogna che sia una risposta Europea.

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