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ALTERNATIVE ALLA PLASTICA

È boom del “green packaging”: +60% nel mondo entro il 2028, crescita anche in Italia

Il settore raggiungerà in 7 anni un fatturato di 413 miliardi. Dalle alghe marine ai semi di cacao: i 10 materiali eco-friendly più rivoluzionari

Dalle alghe marine alle miscele con fibre di legno, nanoclay e lignina, dalle bucce d’avena ai funghi, fino ai semi di cacao: sono questi alcuni dei materiali “eco-friendly” più innovativi utilizzati per la realizzazione dei packaging alternativi alla plastica. Un mercato sempre più in crescita, quello del “green packaging”, che, secondo una recente ricerca pubblicata da Market Watch, aumenterà a livello globale di ben 154 miliardi di dollari entro il 2028 (+60%) raggiungendo un fatturato superiore a 413 miliardi, mentre in Italia le confezioni 100% riciclabili sono già cresciute dello 0,6% nel 2020 (indagine dell’Osservatorio GS1 Italy).
Un boom economico reso possibile da ingenti investimenti in ricerca e innovazione mirati da parte di numerose aziende in tutto il mondo che stanno varando soluzioni alternative alla plastica. Ma quali sono i materiali eco-friendly più innovativi utilizzati per i packaging?
Packaging World ne elenca alcuni: si passa dalle alghe marine, studiate in India dal National Institute of Ocean Technology, alla miscela prodotta con fibra di legno, nanoclay e lignina dell’Università Aalto di Espoo in Finlandia, dalla carta riciclata, usata per eliminare circa 66 tonnellate di plastica l’anno, agli imballaggi realizzati con il sottoprodotto dei semi di cacao fino al sacchetto per il pane che incorpora bucce d’avena derivanti dal processo di macinazione del frumento. La “rivoluzione verde” coinvolge anche le compresse di sapone vendute in confezioni “flow-wrap”, pensate per ridurre l’impatto ambientale attraverso il riutilizzo di contenitori ricaricabili, e la plastica riciclata raccolta nell’oceano che funge da elemento chiave nella creazione di spruzzatori igienizzanti.
“Il trend della sostenibilità ambientale, iniziato ormai da diversi anni, è una delle strade principali da percorrere per il futuro, soprattutto per quanto riguarda i packaging dei prodotti alimentari - sottolinea Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor, azienda italiana che sta investendo per rendere sempre più green le proprie confezioni di grissini e snack e che ha ottenuto la certificazione Aticelca da parte dell’Associazione tecnica italiana cellulosa e carta, che garantisce con test di laboratorio la riciclabilità nella raccolta della carta - la sfida più grande per l’industria alimentare è identificare soluzioni che garantiscano le attuali elevate performance della plastica in termini di conservazione dei prodotti, che siano atte al contatto con gli alimenti e con un ridotto impatto ambientale”. L’importanza del packaging eco-friendly è una tematica fortemente sentita anche dai millennial: da una recente ricerca pubblicata su The Harvard Business Review è infatti emerso come il 65% dei giovani preferisca acquistare prodotti da brand che supportano la sostenibilità ambientale. E ancora, secondo un’indagine pubblicata su Forbes, 9 leader su 10 sono consapevoli del fatto che i giovani consumatori tendono a criticare in maniera aspra le aziende che non si attivano sul rispetto per il Pianeta. Il packaging sostenibile crea fiducia nei clienti e migliora la credibilità del marchio.
Le innovazioni per un Pianeta più pulito a partire dalla grande distribuzione non finiscono qui: addirittura il cemento, con l’aggiunta di sabbia e acqua, fornisce la miscela ideale per la produzione di barattoli sostenibili, mentre allo stesso tempo il Malay Mail parla dei funghi come equivalenti compostabili del cartone in grado di ridurre del 90% le emissioni di carbonio rispetto alla plastica e di raggiungere lo stadio di completa decomposizione in un arco temporale compreso tra 30 e 90 giorni. Ma non è tutto: un articolo di Nature racconta come, secondo gli scienziati dell’Università di Berkeley, basti aggiungere degli enzimi all’interno dei recipienti in plastica per smaltirli in un giorno e mezzo: si tratta di un processo che prevede l’attivazione degli enzimi stessi, incapsulati in molecole che si disgregano con il calore, nel momento in cui il recipiente ha terminato la sua utilità. In quel momento, basterà scaldare l’oggetto e gli enzimi provvederanno a consumare la plastica.

Focus: la lista dei 10 materiali più innovativi utilizzati per i “green packaging”
Alghe marine
Carta riciclata
Confezioni “flow-wrap” per le pastiglie sanificanti
Miscela di fibra di legno con nanoclay e lignina
Plastica riciclata legata all’oceano
Sottoprodotto dei semi di cacao
Cemento
Funghi
Bucce di avena
Plastica con enzimi incapsulati

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