Bevanda sacra ai celti, ambrosia per i greci che le attribuivano il potere di inebriare e far raggiungere stati di estasi, origine della locuzione "luna di miele" perché bevuto dai novelli sposi per la durata di una luna. E' l'idromele, il più antico infuso della storia, ottenuto dalla fermentazione di acqua e miele e in via di forte riscoperta in Italia. Sull'onda del crescente successo, dunque, l'antica e affascinante bevanda, conosciuta anche come "vino di miele", è oggi il prodotto sul quale molti apicoltori italiani puntano per risollevare le sorti di un settore che, negli ultimi anni, appare provato dalla competizione con i Paesi extra Ue. Certo l'Italia è ancora lontana dalle quantità prodotte oltralpe, dove solo in Francia se ne producono 10.000 quintali l'anno, ma gli apicoltori sono pronti a scommettere sul futuro di questa bevanda. L'esempio più recente viene dall'Associazione Apicoltori dell'Umbria che è in procinto di inaugurare a Foligno (Perugia) una cantina capace di produrre 150 ettolitri di idromele l'anno. "Per ora, portiamo l'idromele nei festival celtici e nelle sagre dove si registra un buon risultato di vendite al pubblico", spiega Alberto Mattoni, apicoltore umbro e produttore di idromele da venti anni.
"Il nostro obiettivo - continua Mattoni - è quello di produrre l'idromele attraverso le metodiche mutuate dalla vinificazione moderna, con fermentazioni a basse temperature, e con l'aggiunta di lieviti selezionati così da ottenere un prodotto dalla gradazione alcolica che si aggira intorno ai 15 gradi". Nell'ultimo anno, l'apicoltura di Mattoni ha venduto in Italia circa 10 ettolitri di idromele, soprattutto in occasione di festival come Celtica, la kermesse, conclusasi recentemente, dedicata alla cultura celtica che si svolge ogni anno in varie località della Valle d'Aosta.
"Si registra un buon interesse nei confronti dell'idromele - prosegue Mattoni - da parte di alcuni ristoranti etiopi ed eritrei che impiegano questo fermentato per la preparazione di piatti tipici".
Tracce del consumo di idromele, noto anche come la 'bevanda degli dei' e molto diffuso tra le tribù teutoniche e celtiche con il nome di chouchen, si trovano proprio in antiche pratiche del Corno d'Africa. In queste regioni, il 'vino di miele' viene ancora oggi conservato in otri di cuoio. Uno degli antichi rituali propiziatori, ancora in uso tra alcuni popoli, prevede che l'infuso venga offerto agli sposi che, a partire dal giorno della cerimonia nuziale, devono berne ogni giorno per la durata di una luna, ovvero circa un mese. Da qui l'origine del termine "luna di miele".
La produzione di idromele ha attraversato i secoli. Dai Greci veniva chiamata ambrosia, era descritta come bevanda degli dei dell'Olimpo e gli venivano attribuite particolari proprietà, come quella di inebriare e di far raggiungere stati di estasi. Al tempo dei Romani questa bevanda prese il nome di 'aqua mulsa'. Anche gli Etruschi prediligevano il consumo di miele e del suo infuso. In un'anfora di creta, nella tomba della sacerdotessa Larthi, a Cerveteri, ne sono state trovate tracce. Oggi, in diverse zone d'Italia gli apicoltori ripercorrono la tradizione dell'idromele e in alcune Regioni, come la Liguria, la Campania e la Toscana, attraverso leggi regionali, viene regolamentata la produzione di quello biologico, specificando che l'idromele deve essere prodotto a partire da miele biologico ed è consentito l'uso di fermenti selezionati.
"Esistono enormi possibilità di sviluppo per questo prodotto", afferma Silvia Venturini, responsabile vendite di un'azienda agricola toscana della Val di Cornia che da un anno ha deciso di investire in questa produzione seguendo la ricetta di produzione etrusca. "E' ancora un prodotto di nicchia, ma c'é una lenta riscoperta dell'idromele nel nostro Paese - continua Venturini - anche se non si tratta di un vino vero e proprio lo si può assimilare a un passito, a un vino da meditazione".
Il colore è giallo paglierino, può essere secco o frizzante, il profumo è, appunto, quello del miele fermentato e il sapore, assicurano i produttori, è molto diverso da quello del vino. A quale pubblico si rivolgono i produttori? "Il consumo di idromele non diventerà di massa - conclude convinta la produttrice toscana - considerata la lunghezza della preparazione, il prezzo finale al consumo oscilla tra i 15 e i 20 euro per una bottiglia da mezzo litro. Quindi, il pubblico di riferimento è fatto da consumatori che prediligono i prodotti tipici di qualità e sono disposti a spendere qualche euro in più".
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