Il mondo del vino oscilla sempre tra voglia d’innovazione e conservatorismo esasperato. La conseguenza è che spesso si trova paralizzato in mezzo al guado senza capire che esiste la terza via. E la terza via è quella di mettere insieme i vari fattori per un effettivo progresso del settore. L’e-commerce non sarà la panacea di tutti i problemi commerciali del vino, ma non sarà nemmeno il demone che i puristi temono. L’e-commerce è uno strumento potentissimo di diffusione della cultura del vino, se non sarà ridotto a mera enoteca virtuale. E del resto ormai i più avvertiti operatori del web sanno che senza contenuti non si sviluppa traffico commerciale. L'e-commerce, quindi, prima ancora che un veicolo di vendita, è una straordinaria opportunità di promozione del vino. Il web, insomma, non è sostitutivo del reale, ma è uno straordinario amplificatore. E tutti sappiamo quanto ancora il vino, e soprattutto il vino italiano, abbia bisogno di “megafoni”. Il vino del resto è un test importantissimo per misurare l’effettiva potenza del web, ma anche per comprenderne i limiti. Si possono ottenere dalla rete delle reti informazioni, si può comprare la bottiglia sul web, ma non la si potrà mai degustare. Perciò il contatto fisico col vino sarà sempre decisivo. E tuttavia il web obbligherà tutti: dai produttori ai divulgatori a diventare più professionali nel diffondere le informazioni. Proprio perché si tratta di una comunicazione remota il linguaggio di chi si occupa di vino dovrà diventare più semplice e contemporaneamente più tecnico. E questa sarà una prima grande rivoluzione. La seconda sarà quella di portare direttamente in casa il fascino della cantina e la possibilità di acquisto “consapevole” del vino. Un po’ di cifre spiegano meglio di ogni altro ragionamento. L’e-commerce attualmente vale nel mondo poco più di 300 miliardi di dollari. In Italia si stima che quest’anno si faranno affari per circa 1.500 miliardi. In un paese che usa poco le carte di credito, che ha solo un computer ogni quattro famiglie e che ha ancora un accentuato analfabetismo informatico. Ma proprio questi fattori di apparente debolezza fanno dire che l’esplosione dell’e-commerce in Italia sarà prepotente. Del resto i tassi di crescita, negli ultimi tre anni, sono stati del 400% l’anno del traffico commerciale sul web. Il vino - insieme con il turismo - viene considerato un prodotto ad hoc per il web. Una prova si è avuta in aprile quando la Arnaldo Caprai - la cantina umbra ai vertici dell’enologia mondiale con il Sagrantino di Montefalco - ha lanciato il suo Pinot Nero, in 1.000 magnum, creato ad hoc per il web e commercializzato solo on line. E le 1.000 bottiglie di "Nero Outsider", primo reale vino virtuale del mondo, in 10 giorni, sono state vendute. Una strada quella dell’e-commerce dalla quale è difficile tornare indietro. Se ne sono accorte anche le regioni: l’Umbria ha lanciato il suo sito www.umbriadoc.com attraverso il quale diffonde cultura dei prodotti agroalimentari, ma sul quale tra poco saranno commercializzati i prodotti e gli itinerari enoturistici, la Lombardia che ha annunciato la commercializzazione dei suoi vini sul web e la Toscana ha animato il suo Vinitaly proprio sul Web. E a ruota sicuramente seguiranno tutte le altre regioni, come i maggiori consorzi di tutela. Questa tendenza inoltre consente di qualificare il concetto di terroir: le Regioni infati per commercializzare i prodotti sentono il bisogno di rappresentare il territorio, di inserire il vino nel suo contesto agricolo, paesistico, antropico, di costruire attorno al vino itinerari e accostamenti di sapori. Ed è proprio la vlorizzazione del terroir l’arma vincente e lo strumento di maggiore rappresentatività del vino del futuro. Per non dire dei grandi portali italiani. A frenare gli entusiasmi sull'e-commerce sono alcuni fattori non secondari. Il primo di natura strettamente commerciale. La forza del web è di essere un mondo senza confini, ma purtroppo resistono le accise e i dazi doganali che rendono impermeabili i mercati nordeuropei e nordamericani alle bottiglie italiane e l’Unione Europea non si è ancora data nè una legislazione omogenea né ha avviato una battaglia contro queste barriere doganali. Senza questi interventi la bottiglia di un produttore italiano acquistata via Internet da un consumatore danese o statunitense non può essere effettivamente commercializzata. Ma c’è anche un limite fisico: il vino non sopporta eccessivi stress, spesso la consegna a domicilio può portare a rottura delle bottiglie o ad alterazioni del prodotto. Perciò sarà necessario che accanto allo sviluppo dell’e-commerce ci sia una rete distributiva adeguata. Ma anche questo sarà un fattore di progresso.
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