È durato appena un anno l’effetto benefico del famoso articolo 62, che stabiliva in 60 giorni il limite massimo per pagare alle imprese beni alimentari non deperibili, come il vino. Secondo la fotografia scattata dall’Osservatorio Cribis D&B, pubblicata dal “Corriere Vinicolo” (www.uiv.it), la situazione dei pagamenti nel settore del commercio all’ingrosso di food & beverage, specie del settore vino e birra (per il quale sono state esaminate le abitudini di pagamento di 4.700 imprese, di cui il 77% operanti su vino e altri alcolici), nel primo trimestre di quest’anno, risultano pagare i propri fornitori alla scadenza solo il 12% dei commercianti all’ingrosso di birra, contro il 19% di quelli di vino e altri alcolici. La virtuosità dei grossisti di vino, rispetto a quelli di birra, è evidente anche nella classe di ritardo compresa nei 30 giorni dalla scadenza: 59% i vinicoli, 70% quelli dediti all’ingrosso di birra. Si ribaltano gli ordini di grandezza sulla classe di ritardo superiore ai 30 giorni sulla scadenza: birra 17,5%, vino 22%.
Il quadro, riportato ad un confronto di lungo periodo, denota un forte peggioramento, sia sul 2010, ma soprattutto sul primo trimestre del 2013, quando a pagare alla scadenza era un quarto dei commercianti all’ingrosso di vino. Un dato che si poteva definire incoraggiante sulla rilevazione del 2010 (il 20% dei puntuali) e ascrivibile all’effetto dell’entrata a regime dell’articolo 62, effetto che, leggendo i dati, pare durato lo spazio di un anno. All’estremo opposto della forchetta, infatti, si nota come i peggiori pagatori siano in continua crescita: lo sono stati tra 2010 e 2013 (dal 17 al 19%) e lo sono stati ancora nel primo quarto 2014, quando sono balzati sopra il 20%. Si sono poi ingrossate anche le file dei pagatori con ritardo nel mese, ormai situati al 60%. Quindi, tra 2013 e 2014, il commercio all’ingrosso di vino ha registrato un netto peggioramento, invertendo il trend virtuoso che aveva accompagnato l’entrata in vigore della norma sui pagamenti. La rilevazione Cribis dice infatti che tra primo trimestre 2013 e 2014 i pagatori puntuali nel commercio all’ingrosso di vino sono calati del 21%, mentre risultano in aumento del 5% quelli compresi nei 30 giorni e addirittura del 12% quelli oltre 30 giorni.
Lo stesso trend non investe invece la birra, che vede sì calare del 20% i pagatori puntuali, ma anche i morosi sono in forte riduzione da un anno all’altro (-30%). A differenza del vino, quindi, dove crescono sia i ritardatari medi che quelli cronici, a discapito dei puntuali, per la birra vi è un travaso in atto concentrato nella fascia dei 30 giorni di ritardo, cresciuti del 18%. Insomma, se per la birra si va verso una cristallizzazione dei pagamenti, confinati in una sorta di “ritardo tollerato”, per il vino la situazione è ancora fluida, con peggioramento tendenziale.
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