È un’Europa “italiana” quella che si siede a tavola. Ecco i dati di “Alimentare, l’impresa globale”, il Forum dei giovani imprenditori di Federalimentare, di scena oggi e domani a Savelletri di Fasano (Brindisi), che parlano chiaro: il 66% delle esportazioni alimentari made in Italy, nel 2009, hanno avuto come destinazione il Vecchio Continente, per un fatturato di 12,4 miliardi di euro. E il primo trimestre 2010 è ancora più roseo, con un aumento del fatturato dell’11,6% grazie alla birra (+170%), al latte e formaggi (+29,3%), distillati (+25,4%), i dolci (+14,2%), carni lavorate (+11,8%). A seguire, in forte ripresa, il vino, che fa un balzo in avanti del 10,8% per fatturato, e mantiene saldamente la testa per quanto riguarda anche i volumi, in rapporto agli altri prodotti: il nettare di Bacco rappresenta il 17% del totale dell’export alimentare italiano, e sviluppa un fatturato di 2,1 miliardi di euro.
L’Europa dimostra di preferire i rossi, anche se le feste continuano a “chiamare” le intramontabili bollicine, con un export di spumanti da 190 milioni di euro. La lettura di questa tendenza va a testimoniare non solo il crescente apprezzamento del mercato per le produzioni enologiche del Belpaese, ma anche l’avanzare dell’“italian cooking style”, come indica anche la quota dell’export della pasta: il 10% del totale, per un fatturato da 1,3 miliardi di euro. A ulteriore riprova, la moltiplicazione dei ristoranti italiani nelle grandi città europee, come i 400 di Parigi, i 200 di Francoforte, i 150 di Londra o i 100 di Colonia e Zurigo.
Un’ulteriore, seppur deprecabile, conferma viene dalla contraffazione, dai prodotti “italian sounding” che sempre più affollano gli scaffali dei supermercati del continente. E non è finita. “Le prossime sfide che riguardano il futuro del settore alimentare - osserva Annalisa Sassi, presidente dei Giovani imprenditori di Federalimentare - sono consolidare la nostra presenza nella spesa quotidiana alimentare del Vecchio Continente, ma soprattutto mirare ai nuovi mercati emergenti come quello asiatico”.
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