02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

ECCO IL DECALOGO PER DIFENDERE IL MONDO DEL VINO DALL’ENOPIRATERIA. LO PRESENTA LA UGIVI (UNIONE DEI GIURISTI DELLA VITE E DEL VINO)

Dieci regole d’oro per difendere il vino e le aziende italiane dall’enopirateria, come registrare all’estero i marchi d’impresa o le denominazioni, ma anche creare un osservatorio ministeriale per monitorare il fenomeno e predisporre interventi di difesa. Lo prevede il decalogo contro l’enopirateria, redatto dall’Ugivi, Unione dei giuristi della vite e del vino, e lanciato oggi a Firenze.
Tra le principali proposte anche quella di creare un fondo governativo specifico a disposizione di produttori e consorzi per la difesa delle loro produzioni nei territori a maggior rischio di contraffazione. L’Ugivi consiglia poi di attivare nelle sedi Ice, gli sportelli camerali, i consolati e le ambasciate dei Paesi in cui avvengono le contraffazioni, appositi uffici in grado di fornire informazioni e una prima assistenza legale ai produttori.
Il decalogo propone poi la realizzazione di campagne, anche su iniziativa delle singole Regioni, a difesa delle denominazioni e dei marchi nei paesi a maggiore penetrazione del food & beverage italiano. Il tutto accompagnato dalla sottoscrizione di accordi bilaterali tra l’Italia e i paesi maggiormente esposti o convenzioni con studi legali specializzati attivi in quei territori.

In particolare - Ecco il “decalogo” dell’Unione Giuristi della Vite e del Vino contro l’enopirateria
1 - Registrare il marchio dell’impresa (cd. marchio individuale);
2 - Controllo e monitoraggio per la difesa del marchio individuale;
3 - Registrare la denominazione come marchio collettivo; successivo monitoraggio e controllo del Consorzio nelle aree di interesse;
4 - Creare un osservatorio permanente del Ministero delle attività produttive in collaborazione con l’Ice per monitorare il fenomeno e predisporre interventi di difesa;
5 - Attivare presso le sedi Ice, gli sportelli camerali, i Consolati e le Ambasciate nei Paesi in cui avvengono le contraffazioni, uffici in grado di fornire informazioni e una prima assistenza legale;
6 - Creazione di un fondo governativo specifico a disposizione dei Produttori e dei Consorzi per la difesa delle loro produzioni nei Paesi a maggior rischio di contraffazione;
7 - Promuovere convenzioni con studi legali specializzati attivi nei Paesi maggiormente critici;
8 - Avviare azioni legali di contrasto al fenomeno “enopirateria”;
9 - Stimolare e incentivare accordi bilaterali tra Italia e Paesi maggiormente esposti;
10 - Promuovere campagne preventive di difesa delle denominazioni e dei marchi (anche su iniziativa delle Regioni) nei Paesi a maggiore penetrazione del “food & beverage” italiano.
“Il decalogo, che abbiamo presentato per la prima volta oggi nella sede del Consorzio Vino Chianti Classico, hanno spiegato gli avvocati Marco Giuri di Firenze e Paolo Fabris di Torino (Ugivi) è congegnato per assicurare una tutela operante su tre livelli. Il primo è rimesso all’iniziativa del singolo produttore mentre il secondo ai compiti di monitoraggio di tutela tipici di un consorzio. Il terzo livello prevede un intervento più “alto”, su impulso governativo, coinvolgendo gli uffici dell’Ice, le ambasciate e le altre sedi diplomatiche all’estero, attivandosi per stipulare accordi bilaterali con i paesi più esposti al rischio contraffazione e per ideare campagne di prevenzione rivolte ai consumatori”.
Sempre in tema di tutela il professor Ferdinando Albisinni dell’Università di Viterbo ha evidenziato gli importanti cambiamenti in arrivo con la prossima approvazione dell’Ocm del vino: “i cambiamenti in atto in ambito comunitario - ha affermato il professor Albisinni - potranno determinare con la riforma dell’Ocm vino uno spostamento, una concentrazione dall’Italia verso Bruxelles delle decisioni in materia di marchi e denominazioni nel settore. A Bruxelles ci sarà il registro delle denominazioni protette, che assorbirà i registri nazionali e metterà i consorzi di tutela nella condizione di dover fare i conti con un interlocutore che ha un’altra cultura. A questo punto il sistema produttivo italiano del settore agroalimentare, dovrà essere capace di difendere i propri marchi e denominazioni e di prendere iniziative rispetto a questo nuovo assetto affinché la produzione nazionale non riceva una tutela inferiore. Questo è un ruolo che dovrà essere assolto dalle pubbliche amministrazioni, dai consorzi, dalle imprese, dalle Regioni, e così via”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli