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ECCO LE CINQUE “SFIDE” PER IL FUTURO DEL VIGNETO ITALIA ... LE CITTA’ DEL VINO A COLLOQUIO CON IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE LUCA ZAIA. VALENTINI: “AGRICOLTURA, TURISMO, CULTURA: LA VERA NUOVA GRANDE INDUSTRIA SU CUI PUNTARE”

Italia
Valentino Valentini, a capo delle Città del Vino

Il crescente successo del turismo rurale ed enogastronomico, la tutela del paesaggio e la salvaguardia di eco-sistemi locali attraverso le energie rinnovabili, l’innovazione tecnologica e le nuove reti di comunicazione, il rafforzamento del ruolo delle Denominazioni di origine, l’educazione al gusto e alla salute in favore della sicurezza alimentare: ecco le cinque “sfide” per il futuro del vigneto Italia che le Città del Vino - l’associazione dei comuni a più alta vocazione vitivinicola d’Italia - sottoporranno domani 9 luglio al Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia.

Sono i dati a confermare l’assoluto ruolo di primo piano della vitivinicoltura e del suo indotto (3 miliardi di export, 322 doc, 36 docg e 118 igt) per il successo del Made in Italy nel mondo, insieme alla bellezza del paesaggio, lo sviluppo sostenibile e l’alta qualità dei servizi, la conservazione del patrimonio storico, artistico e culturale del nostro Paese: basti pensare al turismo del vino con gli oltre 4 milioni di eno-appassionati, un volume di affari di 2,5 miliardi, 140 Strade del Vino e dei Sapori, 550 Comuni operanti nel settore e l’80% delle potenzialità ancora da esprimere.

“Se l’intreccio tra agricoltura di qualità, ambiente e paesaggio, storia e cultura - sottolinea il presidente delle Città del Vino, Valentino Valentini - rappresentano i fattori attrattivi del nostro Paese, se il turismo enogastronomico è visto come un potenziale volano di sviluppo, se la qualità ambientale è considerata un elemento imprescindibile della qualità della vita e l’educazione e la formazione sono considerati strumento necessario per l’innovazione, allora non possono che trovare anche nell’ambito del Governo una sintesi operativa. Sarebbe opportuno, per questo, un forte intreccio delle politiche ambientali, culturali, agricole e turistiche, affinché vi sia un coordinamento in grado di favorire lo sviluppo di questi tre settori che oggi più che mai rappresentano la vera nuova grande industria su cui puntare”.

Ecco, più in particolare, le cinque “sfide” delle Città del Vino - di cui fanno parte 570 comuni e 40 tra province, comunità montane, Strade del Vino e parchi, corrispondenti al 7% dei Comuni, al 70% del vigneto Italia, al 90% dei vini Doc, Docg e Igt, al 15% dell’offerta turistico-ricettiva e il 27% dell’occupazione delle abitazioni rurali del nostro Paese - per il futuro del vigneto Italia che saranno argomento di discussione con il Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia:

- il rifinanziamento delle legge (268/99) a favore delle 140 Strade del Vino ufficialmente riconosciute - fondamentali strumenti di promozione integrata del territorio, che ad oggi presentano delle grandi differenze di capacità operativa - e lo stanziamento di nuove risorse perché aziende e Comuni possano potenziare l’offerta di servizi che ruota intorno agli itinerari enogastronomici, principali motivazioni del viaggio in Italia insieme all’ambiente e alla cultura;

- tutela dell’ambiente e del patrimonio rurale italiano, della sua storia e cultura secolari, tramite il sostegno da parte del Governo perché nuovi territori enologici possano ottenere il riconoscimento Unesco, e con lo sviluppo di politiche a favore della conservazione degli eco-sistemi locali, quali i vitigni autoctoni e più antichi, che puntino allo sfruttamento delle energie rinnovabili;

- innovazione tecnologica e nuove reti di comunicazione perché tutti i territori rurali italiani possano sviluppare al meglio le loro attività imprenditoriali e di promozione, considerando che oggi oltre il 70% delle prenotazioni in strutture ricettive avviene via web, ma l’80% del territorio italiano non è coperto da connessione veloce, a differenza di quanto avviene negli altri Paesi d’Europa competitori nel settore enologico;

- la revisione della Legge 164 sulle Denominazioni di origine per rafforzarne ruolo e rapporto con il territorio e perché il Comitato nazionale per le denominazioni di origine non sia solo un tavolo d’ascolto, ma di programmazione e di indirizzo, il tutto in vista dei cambiamenti che saranno determinati dall’applicazione della nuova Ocm vino che regolerà lo sviluppo del settore vitivinicolo in Europa e le relazioni con il resto del mondo. Le future Dop, che andranno a sostituire le “vecchie” Doc, dovranno essere un effettivo strumento di protezione della qualità (come lo sono oggi le Docg) e dell’identità dei territori del vino, tenendo conto che l’introduzione dell’annata e del nome del vitigno sui vini da tavola rischia proprio di indebolire il sistema delle denominazioni;

- il sostegno a favore di nuove campagne di educazione al gusto per i consumatori con particolare attenzione ai giovani, contro ogni abuso sia alcolico che alimentare e in favore della sicurezza alimentare, e di una corretta informazione sugli effetti benefici del vino sulla salute dell’uomo, come dimostrano numerosi studi e ricerche a livello internazionale.

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