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editorialedomani.it

Il vino di domani: i produttori hanno bisogno di chiarezza … Dopo i grandi espianti di Bordeaux che hanno coinvolto il 10 per cento dei vigneti anche nella regione della Rioja, la più importante della Spagna, si inizia a parlare di ridurre la produzione. Le cause di queste scelte sono da ricercarsi nel sempre maggiore consumo di vini bianchi e spumanti e nel calo nei consumi delle bevande alcoliche: il mondo del vino si sta interrogando sul suo futuro, tra grandi incertezze… Perché nella Rioja si sta pensando di ridurre il numero dei vigneti. E ancora: Dovrebbe la Rioja focalizzarsi maggiormente sui vini bianchi? Su The Drinks Business sono uscite a distanza di pochi giorni l’una dall’altra due analisi sulla più importante regione vitivinicola della Penisola Iberica che affrontano due facce della stessa medaglia. “In un mondo in cui il consumo di vino rosso ha subito un declino dal picco del 2004 - portando la quota dei rossi sulla produzione globale dal 48 al 43 per cento - la Rioja si è dimostrata un faro di resilienza. Mentre la percentuale di vino bianco ha superato quella del rosso nel 2013, con gli spumanti e i rosati in costante aumento, pur essendo quasi interamente una regione produttrice di vino rosso (i vinos tintos rappresentano l’84 per cento delle vendite) è riuscita a mantenere la sua quota di mercato – e lo scorso anno ha persino goduto di una piccola crescita nel volume delle vendite. Tuttavia (…) si parla di estirpare un certo numero di vigneti per ridurre l’offerta futura di vino, i produttori temono infatti che la famosa regione spagnola possa trovarsi in una situazione di eccesso di produzione”. Una crescita che probabilmente non verrà replicata nel 2025 anche a causa della grande incertezza che caratterizza il mercato statunitense, il primo estero per i vini della denominazione, e del probabile calo in termini di domanda della Spagna, paese che da solo assorbe il 60 per cento delle vendite dei vini della Rioja. Una diminuzione attribuita alla sempre crescente preferenza per i vini bianchi da parte dei consumatori spagnoli e a tutta una serie di altre cause comuni a molti mercati, anche quello italiano: la tendenza specie per le generazioni più giovani a bere altre bevande. Da qui l’idea di molti produttori di focalizzare parte della produzione su varietà a bacca bianca e al tempo stesso di ridurre la produzione: “la preoccupazione, a lungo termine, è abbastanza forte da indurre la regione a prendere in considerazione la rimozione di quasi 10.000 ettari di vigneti, numero che si avvicina al 15 per cento della superficie vitata totale della Rioja”. Una misura tanto drastica quanto non isolata, a partire dal 2023 era stata infatti la regione di Bordeaux, se parliamo di vini rossi probabilmente la più famosa del mondo, a iniziare a parlare di una necessaria, diffusa e radicale diminuzione della produzione per mantenere stabili i prezzi delle uve e dei vini. Appena qualche mese fa Wein Plus faceva il punto della situazione: “A Bordeaux la superficie vitata scenderà sotto la soglia simbolica dei 100.000 ettari entro la fine dell’anno. Durante il boom economico degli anni Sessanta e Settanta la superficie vitata era di quasi 145.000 ettari ma da allora è in calo (…) Le attuali azioni volte alla riduzione della superficie viticola mirano a un massimo di 9.500 ettari e sono sovvenzionate dallo stato francese con 6.000 euro per ettaro. A oggi (ottobre 2024, nda) sono stati richiesti finanziamenti per 8.414 ettari”. Non solo, dopo l’esempio di Bordeaux la Francia ha chiesto il via libera alla Commissione europea per finanziare con 120 milioni di euro l’estirpo di massimo 30.000 ettari di vigna a livello nazionale. Nonostante l’Italia sia famosa per molte delle sue denominazioni “rosse” da molto tempo è la produzione di vini bianchi e spumanti a fare la parte del leone in termini numerici. Anche nel 2024, con circa 28 milioni di ettolitri contro i quasi 20 di rossi e rosati (dati Istat). Come però fronteggiare le tante sfide che questo mondo dovrà affrontare nei prossimi mesi e anni è molto incerto. Così a WineNews qualche settimana fa il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “La filiera italiana non concorda su misure di estirpazione indiscriminate che, inoltre, possano ridurre le risorse per gli altri strumenti dell’Ocm vino”. Concentrarsi quindi sui volumi, abbracciando l’idea di diminuire la produzione complessiva, oppure, al contrario, insistere sulla promozione, mantenendo stabile l’offerta? Oggi più che mai sembrano decisioni tutt’altro che semplici.

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