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L’ANALISI

Effetto Unesco: per siti e tradizioni tutelate crescono economia, turismo, occupazione e reputazione

Aspettando il verdetto sulla “Cucina Italiana” (il 10 dicembre), lo studio del professor Petrillo (Cattedra Unesco Unitelma Sapienza di Roma)
COLLINE DEL PROSECCO, CUCINA ITALIANA, LANGHE, PANTELLERIA, Pier luigi petrillo, UNESCO, Italia
Effetto Unesco: per siti e tradizioni tutelate crescono economia, turismo e non solo

L’attesa è tutta rivolta a domani, aspettando che il Comitato Intergovernativo dell’Unesco per il patrimonio immateriale annunci lo sperato riconoscimento per la “Cucina italiana, tra sostenibilità e diversità bioculturale”, che potrebbe essere un ulteriore spinta ad un settore che è un patrimonio culturale di fatto, ma anche economico, visto che, secondo il “Foodservice Market Monitor” 2025, stilato da Deloitte, la cucina tricolore nel mondo sviluppa un valore complessivo di 251 miliardi di euro, e rappresenta il 19% del mercato globale dei ristoranti con servizio al tavolo (“Full Service Restaurant”). Anche perchè, a ben vedere, il riconoscimento Unesco aiuta a crescere i siti e le tradizioni che vengono tutelate, rispetto a chi invece il marchio Unesco non ce l’ha. In particolare, se si guardano i dati di arrivi e di presenze nel periodo 2023-2024, emerge una riduzione del 3,26% nei siti culturali non Unesco contro un aumento del 7,39% degli arrivi in quelli Unesco; così, mentre le presenze aumentano del 2,5% in media nei siti privi di riconoscimento, nei siti Unesco l’aumento è del 14,87% (2024 su 2023). Almeno, è quanto dicono i primi risultati dello studio interdisciplinare su “Impatto economico dei riconoscimenti Unesco”, avviato nel 2023, dalla Cattedra Unesco dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, di cui è direttore Pier Luigi Petrillo, professore di Cultural Heritage and Food alla Luiss Guido Carli, e principale curatore del dossier di candidatura della “Cucina italiana”: “analizzando dati connessi al turismo, alle produzioni locali, alla forza lavoro globale, emerge come i luoghi e le tradizioni agroalimentari che hanno un riconoscimento Unesco siano più attrattivi e più produttivi rispetto a luoghi simili privi del riconoscimento”, ha spiegato Petrillo all’Ansa.
Dalla ricerca emerge, inoltre, che, nel 2021, primo periodo post-Covid, gli arrivi nei siti Unesco sono stati +53,59% sul 2020; nel 2022 l’aumento è stato del 67,83%. Nei siti non Unesco, ma di pari valore culturale, l’aumento è stato del 41,24% il primo anno e del 50,65% nel secondo anno, con uno scarto a favore dei siti Unesco di oltre 17 punti percentuali. Per le presenze, lo scarto tra i siti non Unesco e quelli Unesco aumenta a 24 punti percentuali il primo anno post-Covid (a favore dei siti Unesco) e a 17 punti il secondo anno.
Tra i casi citati, quelli di Pantelleria, con la sua “Coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria” patrimonio Unesco, i dati dicono: +9,7% turismo l’anno, +75% turismo fuori stagione e +500% aumento della forza lavoro agriturismo in dieci anni; ancora, per quanto riguarda l’Arte del Pizzaiuolo Napoletano, si segnalano il +283% di corsi professionali e +420% di scuole accreditate dei pizzaiuoli (tutte all’estero); nelle Colline del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene, spiccano il +45,4% di strutture turistiche (contro una media del 3% in siti simili) e +35,4% posti letto (contro 8,2% in siti simili). Mentre in 10 anni di riconoscimento Unesco (nel 2015) per i Paesaggi Vinicoli di Langhe, Roero e Monferrato, per esempio, l’impatto economico è stato di oltre 209 milioni di euro, oltre ad una copertura mediatica derivata dal riconoscimento stimata in un valore monetario di 32 milioni di euro, secondo una ricerca di Guido Guerzoni, Ceo di Formules (società di consulenza che lavora nei settori delle Industrie Culturali e Creative). Per la metodologia utilizzata per la ricerca, la prima fase (2023-2024) ha definito modelli-campione in Italia e altri 7 Paesi e ha costituito la base per l’acquisizione dei dati relativi ai flussi turistici, alle imprese, ai servizi culturali connessi e alla forza lavoro globale. La seconda fase (2024-2025) ha elaborato un’analisi della corrispondenza causale. Attraverso un insieme di metodi statistici e logici per determinare se un evento (causa) provoca direttamente un altro (effetto), l’analisi ha consentito di individuare una serie di fattori volti a sterilizzare il dato elaborato e a ricondurlo puntualmente al riconoscimento Unesco, distinguendo la risultanza dalla semplice correlazione (due eventi che si muovono insieme).
“In questa fase - spiega il direttore Pier Luigi Petrillo, professore di Cultural Heritage & Food alla Luiss Guido Carli, e principale curatore del dossier di candidatura della “Cucina italiana” - sono stati quindi individuati i sistemi di indicatori e le variabili di policy ed è stata sviluppata la comparazione interna ed esterna. I primi risultati evidenziano come gli effetti economici riconducibili all’Unesco non siano mai immediati ma avvengano nel medio periodo a due condizioni: che si svolga un’azione di diffusione del riconoscimento in coerenza con i motivi dell’iscrizione all’Unesco e che si sappia puntare l’attenzione sulla dimensione culturale e identitaria e non sui singoli prodotti”. La terza fase dello studio si concluderà alla fine del 2026.
Ma ora l’attesa è tutta per domani, quando il Comitato per il Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco emetterà il suo verdetto sulla Cucina Italiana (e su oltre 50 dossier diversi, ndr): ai lavori parteciperanno i delegati di 185 Stati, ma di questi solo 24 voteranno a favore o contro le nuove proposte di candidatura come patrimonio dell’umanità, ovvero Algeria, Angola, Bangladesh, Barbados, Burkina Faso, Cina, Repubblica Dominicana, Etiopia, Francia, Germania, Haiti, India, Malesia, Mauritania, Nigeria, Paraguay, Slovacchia, Spagna, Uganda, Ucraina, Emirati Arabi Uniti, Uzbekistan, Vietnam e Zambia. La delegazione italiana sarà guidata da Liborio Stellino, Ambasciatore presso l’Unesco, e con lui ci saranno Maddalena Fossati (presidente del comitato promotore la candidatura della Cucina italiana e direttrice della storica rivista “La Cucina Italiana”), il curatore del dossier Pier Luigi Petrillo, e i funzionari del Ministero della Cultura, che hanno seguito il dossier, Maria Assunta Peci ed Eleonora Sinibaldi.

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