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ELISIR DI LUNGA VITA PER ARANCE E MANDARINI. UNA PRATICA DI TERMOTERAPIA MESSA A PUNTO DAI RICERCATORI CNR

Lunga vita alla frutta di stagione. L'inverno con le basse temperature di questi giorni impone un consumo più intenso di arance, mandarini e limoni, a cui spetta il posto d'onore nella dieta quotidiana, essendo ricchi di vitamina c. Una ventata di salute, purché i prodotti siano garantiti da rigorosi controlli e raccolti al giusto grado di maturazione. Insomma, devono essere buoni. A venire incontro a questa esigenza sentita ormai dalla maggior parte dei consumatori, scende in campo il Cnr con la termoterapia. Un equipe di ricercatori dei laboratori di Sassari dell'Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa) ha messo a punto questo intervento fisico, che mira alla valorizzazione della produzione primaria di campo, seguendo le fasi della catena distributiva dei prodotti.
L'obiettivo? Allungare la vita del frutto per migliorare la distribuzione temporale, ridurre gli scarti e soprattutto preservarne la qualità. "La gestione postraccolta degli ortofrutticoli è sicuramente il momento più critico - precisa Mario Agabbio, responsabile della sezione di Sassari dell'Ispa/Cnr - perché i prodotti vegetali dopo la raccolta, vanno incontro ad un rapido deterioramento, dovuto all'evolversi dei processi fisiologici interni e, in particolare, agli attacchi parassitari che impongono trattamenti con pesticidi". Di qui l'attività dell'Istituto che sperimenta interventi alternativi di natura fisica e biologica che, sebbene non ancora risolutivi, consentono una limitazione dell'uso indiscriminato di sostanze chimiche di sintesi.
La termoterapia consiste nell'immersione del frutto in acqua calda a 50-52 gradi per circa due minuti, con il risultato di un danneggiamento degli agenti patogeni e l'esaltazione dell'anticrittogamico, che agisce a basse concentrazioni. La conseguenza quindi è un uso ridotto di pesticidi e un minore impatto sull'ambiente. Lo stesso risultato viene perseguito dall'Ispa utilizzando i "microrganismi antagonisti", quali i lieviti non dannosi per l'uomo avversi ai funghi patogeni, che rappresentano un tipico esempio naturale di lotta biologica.
Ma il Cnr è andato oltre, visto che si sta occupando anche del recupero e del rilancio di alcune antiche varietà ortofrutticole; un interesse che nasce da un dato di fatto: dall'inizio del secolo scorso, infatti è andato perduto circa il 75% della diversità genetica tra piante coltivate e alberi da frutto. "Stiamo cercando - conclude Agabbio - di salvare il germoplasma di interesse genetico e commerciale, mettendo in "banca" una ricca collezione di specie, come agrumi, susino, melograno, ficodindia, mandorlo, melo, pero, ciliegio, ecc, mirando in particolare alla salvaguardia delle varietà a rischio di estinzione, quali la mela Appio, la pera Cannella di Isernia, la pera Mamoi, il limone Santu Ghironi di Cagliari, la susina Melone e così via".
Tutto questo per non perdere i sapori e i profumi di una volta e contribuire a salvaguardare la biodiversità, fondamentale per la sopravvivenza dell'uomo e la qualità della sua vita.

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