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ONU

Emergenza alcol: le linee guida dell’Oms per combattere una piaga che fa 3 milioni di morti l’anno

Nel 2020 le strategie che dovranno adottare gli Stati. Federvini: “non si demonizzi consumo consapevole e moderato”
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Alcol, l'abuso è una minaccia sociale e sanitaria

L’alcol, nella definizione dell’Oms - Organizzazione Mondiale della Sanità, è una sostanza psicoattiva con proprietà tossiche e che produce dipendenza, generalmente consumato come bevanda. Nel mondo, ricorda ancora l’Oms, si contano 2,3 miliardi di bevitori tra la popolazione che ha più di 15 anni, contro 3,1 miliardi di astemi, e nonostante il consumo di alcol sia ampiamente accettato in tante società, di cui è parte integrante della cultura e della tradizione, il suo abuso è responsabile di oltre 3 milioni di morti ogni anno. Ecco perché, nel 2010, la stessa Oms si è posta l’obiettivo di combattere l’abuso e far sì che i consumi medi, così come il numero di bevitori, decrescano, del 10% a livello globale entro il 2025, nell’ambito di un quadro ben più complesso, che mira, nel 2023, ad inserire nel sistema sanitario nazionale un miliardo di persone in tutto il mondo.
Obiettivi ambiziosi, ed interconnessi, perché i danni causati dall’abuso di alcol sono tanti e difficili da isolare e combattere in maniera sinergica: esiste un problema sanitario, ma anche dinamiche sociali, di sicurezza, e ovviamente di natura economica. Ma anche obiettivi ben lontani dall’essere raggiunti, perché a livello globale, al 2019, l’unica area in cui si è registrato un calo dei consumi è quella dell’Europa Occidentale, mentre Africa e Sud Est Asiatico non danno segni di miglioramento, se non tra i più giovani, il che è decisamente un buon segnale. In questo senso, è giusto sottolineare che in termini sociali il peso dell’abuso ricade in maniera particolare nelle parti di mondo più povere, e tra le classi sociali meno abbiente: l’alcol, tra i più poveri, è un fattore di rischio, in termini di mortalità, superiore a tubercolosi, Aids e diabete.
Questo il contesto, complesso, duro e difficile, all’interno del quale l’Oms sta gettando le basi per il documento relativo all’emergenza alcohol che verrà presentato alla World Health Assembly n. 73, di scena a Maggio 2020 a Ginevra, dove tra i tanti punti in agenda, l’agenzia Onu che si occupa della saluta pubblica a livello mondiale porterà anche le linee guida per affrontare quella che, almeno a livello globale, è una vera e propria emergenza sanitaria.
Online, intanto, le organizzazioni governative, intergovernative e non governative degli Stati Onu sono chiamate a dare il loro contributo, partendo però da presupposti ben chiari. Innanzitutto, la consapevolezza dei danni causati dall’abuso di alcol, quindi l’importanza di un’azione pubblica che vada a prevenire e contrastare questi danni, tenendo sotto controllo il fenomeno ed analizzandone i dati e le dinamiche, muovendo risorse in sinergia con gli stakeholders del settore, sempre in funzione preventiva, sorvegliando e monitorando, a livelli diversi, le politiche adottate e le proposte messe in campo.
A guidare le azioni dei singoli Stati, sono principi precisi: è nell’interesse pubblico prevenire e ridurre i danni causati dall’abuso di alcol; le politiche messe in campo devono tenere in conto del contesto nazionale, religioso e culturale; allo stesso tempo, le decisioni degli Starti non devono essere n contrasto con l’obiettivo di ridurre i consumi globali di alcol; la salute pubblica deve essere al primo posto rispetto agli altri interessi; bisogna proteggere la popolazione ad alto rischio, specie quella più esposta alle conseguenze degli abusi altrui; individui e famiglie coinvolte devono avere accesso a servizi di prevenzione e cura; bambini, adolescenti ed adulti ce scelgono di non bere hanno il diritto di essere protetti dalla pressioni che spingono invece a fare il contrario; le politiche e gli interventi pubblici per prevenire e ridurre i danni legati all’alcol dovrebbero riguardare tutte le bevande alcoliche.
I “goal” sono chiari, ma è proprio l’Oms a sottolineare come vere e proprie politiche di prevenzione siano quasi inesistenti in tantissimi Paesi, ma anche i percorsi di recupero riguardano solo i Paesi più ricchi, mentre la volontà politica troppo spesso si scontra con gli interessi dei grandi gruppi del beverage, che pure negli ultimi anni hanno fatto la loro parte, puntando però su concetti che tendono, sempre secondo l’analisi dell’Oms, a deresponsabilizzare il consumatore, come quello di “responsabilità personale” e di “consumo moderato e consapevole”, forti anche di un’accettazione sociale ampiamente condivisa dai più, tanto che le lotte, le levate di scudi e l’attivismo sociale contro l’abuso di alcol non è neanche paragonabile a quello che ha portato a leggi sempre più stringenti il consumo di tabacco. I capisaldi su cui poggia la lotta all’abuso di alcol, così, si riducono a tre, definiti “best buys”, ossia politiche a basso costo ma dal sicuro impatto: limitazioni fisiche alla vendita, regole stringenti in termini di pubblicità e marketing e tasse.
Tre capisaldi che, nei diversi Paesi, sono stati declinati in maniera differente, e che comunque mostrano dei limiti, perché la pubblicità si è spostata sempre più sul web e sui social, dove è difficilissimo limitarla, mentre il tema delle tasse è sempre fonte di dibattito, specie nel mondo anglosassone, e se pure gli obiettivi sono nobili, i presupposti non sono condivisibili da tutti, specie da quei Paesi, come l’Italia, che ha nel vino una colonna della propria cultura e della propri economia, e che già sta facendo molto, in termini di consapevolezza e lotta agli abusi. “Per gli Stati - spiega a WineNews Ottavio Cagiano, direttore Federvini - c’è tempo per dibattere fino a metà novembre, ma entro febbraio 2020 il documento arriverà a Ginevra, all’Oms. Secondo noi, si parte da presupposti se non sbagliati, quantomeno farraginosi, perché viene dato troppo poco peso alla prevenzione, demonizzando il mondo produttivo e tenendolo fuori dal dibattito con le istituzioni, e questo non è giusto. Mancano poi gli studi scientifici che hanno portato a certi numeri, ed anche la media dei consumi globali, che parla di 40 grammi di alcol pro capite al giorno, ossia due bicchieri di vino, non può essere considerata come una minaccia alla salute pubblica: ci sono centinaia di milioni di persone che bevono poco e consapevolmente, e colpire indiscriminatamente non avrebbe alcun senso. Ecco perché - conclude Cagiano - ci aspettiamo che l’Italia prenda una posizione critica in sede Oms”.

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