L’Es 2019 di Gianfranco Fino, dalla Puglia, uno dei vini più celebri di tutto il Sud Italia, con 582 punti complessivi, davanti a due “mostri sacri” di Bolgheri, come il Sassicaia 2018 della Tenuta San Guido ed il Solaia 2018 della Marchesi Antinori, secondi a pari merito con 580 punti, ed ancora, sul terzo gradino del podio, ancora insieme, a 577,5 punti, il re del vino delle Dolomiti, il San Leonardo 2016 della Tenuta San Leonardo, ed il Masseto 2018 della tenuta Masseto: ecco il meglio del meglio secondo la “Top 100” dei vini rossi edizione 2022 di “Gentleman”, mensile del gruppo “Milano Finanza” (in edicola oggi), che, ogni anno, realizza la sua classifica dei migliori 100 vini italiani dall’incrocio di sei delle guide italiane più importanti - storicamente Vini d’Italia (Gambero Rosso), I Vini di Veronelli, Bibenda (Fondazione Italiana Sommelier), Vitae (Associazione Italiana Sommelier), Annuario dei Migliori Vini Italiani (Luca Maroni) e la Guida Essenziale ai Vini d’Italia (Daniele Cernilli), dopo le anticipazioni dei giorni scorsi, con la “Top 10” internazionale , ottenuta incrociando anche i rating di alcune delle più autorevoli voci della critica internazionale, come “Wine Spectator”, “Robert Parker Wine Advocate” (la cui firma dall’Italia è Monica Larner), “Vinous” di Antonio Galloni e James Suckling.
A seguire, nelle prime 20 posizioni, con diversi ex-aequo, tanti grandi nomi de del vino del Belpaese. In posizione n. 4, per esempio, un’altra icona del vino come il Montiano 2018 della Famiglia Cotarella, davanti, al n. 5, al Monteverro Toscana Rosso 2018 della griffe della costa Toscana, Monteverro, insieme all’Habemus 2019 di un importante riferimento laziale come San Giovenale.
Seguiti da due dei più celebri alfieri dell’Umbria: il Torgiano Rosso Riserva Rubesco Vigna Monticchio 2017 di Lungarotti, al n. 6, ed il Montefalco Sagrantino 25 anni 2016 di Arnaldo Caprai, al n.7. Posizione n. 8 per un altro vino leader del suo territorio, il Rosso Piceno Superiore Roggio del Filare 2018 di Velenosi, davanti ad un grande classico del vino italiano e toscano come il Tignanello 2018 della Marchesi Antinori (unica realtà con due vini in “top 10”), al n. 9, e a I Sodi di San Niccolò 2017 di Castellare di Castellina, ammiraglia del gruppo Domini di Castellare di Paolo Panerai (che è anche vicepresidente e amministratore delegato Class Editori, gruppo che edita, tra gli altri, gli stessi “Milano Finanza”, “Gentleman” e “Gambero Rosso”, ndr).
A seguire, nell’ordine, fino alla posizione n. 20, il Montevetrano 2019 di Montevetrano, il Kurni Marche Rosso 2019 di Oasi degli Angeli, la Barbera d’Asti Superiore Alfiera 2018 di Marchesi Alfieri, il Carmignano Riserva Piaggia 2018 di Piaggia, davanti all’Amarone della Valpolicella Famiglia Pasqua Riserva 2013 di Pasqua Vigneti e Cantine, al Maremma Toscana Merlot Baffonero 2018 di Rocca di Frassinello (ancora dei Domini di Castellare), per arrivare all’Amarone della Valpolicella Classico 2017 di Allegrini, all’Amarone delle Valpolicella 2017 di Montezovo della famiglia Cottini, e al Bolgheri Rosso Superiore Dedicato a Walter 2017 di Poggio al Tesoro (ancora di Allegrini).
Ancora, seguono l’Aglianico del Vulture Titolo 2019 di Elena Fucci, l’Amarone della Valpolicella Classico Sant’Urbano 2017 di Speri Viticoltori, il Kupra Marche Rosso 2018 ancora di Oasi degli Angeli, il Barberesco Albesani Santo Stefano Riserva 2016 di Castello di Neive, per chiudere, al n. 20, con un trittico fatto dal Lupicaia 2017 del Castello del Terriccio, il Bolgheri Superiore Guado al Tasso 2018 della Tenuta Guado al Tasso di Antinori, e all’Amarone della Valpolicella Riserva Fumetto 2008 di Secondo Marco.
Mentre al vertice della “Top 50” dedicata ai vini bianchi, ci sono lo Chardonnay Cuvée Bois 2019 di Les Cretes, il Sauvignon Vieris 2019 di Vie di Romans, il Sauvignon Ronco delle Mele 2020 di Venica & Venica, lo Chardonnay Lafoa 2019 di Colterenzio ed il Friuli Colli Orientali Biancosesto 2019 de La Tunella. Il meglio di lista di grandi classici del vino italiano, da ogni angolo del Belpaese, che cristallizza, ancora una volta, la qualità diffusa della produzione tricolore.
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