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LA RIFLESSIONE

Estirpare i vigneti? In Italia e in Spagna, per ora, non se ne parla. Mentre se ne ragiona in Ue

Il punto su un tema delicato, con le dichiarazioni, a WineNews, dei Ministri dell’Agricoltura italiano (Lollobrigida) e spagnolo (Planas) ma non solo
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Estirpare i vigneti? In Italia e in Spagna, per ora, non se ne parla. Se ne ragiona in Ue

Recentemente, nonostante molti operatori lo sottolineassero da tempo, il mondo del vino si è accorto di produrre più prodotto di quello che il mercato è in grado di recepire. Soprattutto guardando alle produzioni di più basso livello qualitativo. È così da anni, in realtà, ma negli ultimi mesi il calo dei consumi in atto legato prima alla pandemia, poi al crescente salutismo e ad una situazione economica poco florida, tra inflazione e guerre, ha fatto deflagrare il problema. E se per abbassare la produzione si può ricorrere a strumenti che non stravolgono paesaggio e ambiente, come l’abbassamento delle rese, in primis, a detta di molti, servono, invece, soluzioni strutturali e radicali. Come l’estirpo di alcuni vigneti. Argomento che è stato anche dibattuto a Vinitaly 2024, ma sul quale, almeno sul fronte italiano, c’è stato un po’ di clamore e forse di confusione, con una voglia quasi di strappare un titolo, visto che nel Belpaese (dove i vigneti sono più di 660.000 ettari), così come in Spagna (che conta poco meno di 1 milione di ettari di vigna) - a differenza della Francia, dove a Bordeaux la misura è già in atto, in Australia o in California, dove quanto meno se ne discute - non ci sono proposte o richieste ufficiali in questo senso, né da parte di nessun segmento della filiera, né dalle istituzioni. Come ha confermato, a WineNews, dal “Wine Ministerial Meeting”, nei giorni scorsi in Franciacorta, aprendo i festeggiamenti per i cento anni dell’Oiv (Office Internationale de la Vigne e du Vin), il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
“Ad oggi non c’è una richiesta in questo senso - ha detto chiaramente Lollobrigida - anche se si può lavorare per modulare una produzione di alta qualità, che permetta di produrre vino dall’alto valore, che, insieme ad un vino accessibile a tutti, ci permetta di far crescere il nostro export in valore. È chiaro che, eventualmente, dobbiamo riuscire ad immaginare colture che sostituirebbero gli attuali vigneti, che oggi sono anche presidi per l’ambiente ed il territorio”. E la stessa linea di pensiero è anche quella del Ministro dell’Agricoltura della Spagna, Luis Planas Puchades, che ancora, a WineNews, ha detto: “è un tema molto delicato, ma per il momento non se ne parla in Spagna. Il fatto è che tu puoi avere il vino migliore del mondo, ma se non hai mercato diventa un grande problema. Ma quelle che saranno le nostre decisioni rappresentano un elemento chiave, ma sono molto ottimista per il futuro del settore, soprattutto se Spagna, Francia, Italia e tutti gli altri Paesi dell’Oiv su certi temi sapranno cooperare, oltre che competere”.
In ogni caso, il tema è sul piatto. Come detto e raccontato ampiamente da WineNews, a Bordeaux è partito da tempo il piano di espianto da 9.500 ettari di vigneti, ma c’è chi sostiene che Oltralpe, per riequilibrare il mercato, si dovrebbero estirpare 100.000 ettari su 750.000. In Australia, invece, secondo quanto riportato dalla Reuters, sono già state distrutte 20 milioni di piante di vite, su 12.000 ettari, l’8% di tutto il vigneto australiano, ed anche in California c’è chi ha proposto di estirpare 12.000 ettari di vigna, come la Allied Grape Growers.
Ma, al di là del dibattito interno ai singoli Stati, la discussione è aperta a livello Ue, come ricordato nei giorni scorsi, da Vinitaly 2024, da Luca Rigotti, che, oltre ad essere alla guida di una delle più belle realtà cooperative italiane come Mezzacorona e del settore Vino delle Cooperative italiane, lo è anche del Gruppo Vino Copa Cogeca. “Si deve parlare di strumenti di controllo dell’offerta per le produzioni che non trovano mercato, ma non si può semplicemente “dire c’è troppa uva, eliminiamola”, non vale per tutti. Le proposte che si fanno alla Commissione sono di misure di controllo dell’offerta, che, in certe zone europee, possono arrivare anche all’estirpo, definitivo, o temporaneo, consentendo poi ai produttori di ripiantare vigna se e quando il momento lo consentirà, ma unitamente a questo in tutte le zone interessate da queste misure ci sarà una sospensione dell’1% di aumento delle superficie vitata previsto dalla norma Ue”.
Ma, in ogni caso, quando si parla di estirpare vigna, il buon senso dice che le cose vanno ponderate e molto bene. Perché la vigna è un investimento importante per le aziende, e anche per il contribuente, visto che, da quando c’è l’Ocm Vino, come ha ricordando il presidente Uiv (Unione Italiana Vini), Lamberto Frescobaldi, che è anche alla guida di una delle realtà più importanti e grandi del vino italiano come il Gruppo Frescobaldi, “la ristrutturazione dei vigneti è costata al nostro Paese 2,6 miliardi di euro di contributi pubblici”. E anche perché un vigneto, una volta espiantato, oltre a perdere il suo valore produttivo, vede svanire anche quel ruolo fondamentale che ha nel tutelare il territorio dal punto di vista del rischio idrogeologico, oltre che della indiscutibile bellezza dei paesaggi vitati. Senza dimenticare che un vigneto non è un impianto di produzione industriale, che si accede e si spegne a comando, ma richiede anni, una volta piantato, per iniziare a produrre, e soprattutto a produrre uva da cui possano nascere vini di qualità.

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