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EXPORT: LE BOLLICINE “MADE IN ITALY” A +15% (IN VOLUME) NEL SEMESTRE 2009. DI SCENA IL FORUM DEGLI SPUMANTI D’ITALIA (VALDOBBIADENE, 5/7 SETTEMBRE), CON IL MINISTRO ZAIA ... SONDAGGIO: “BOLLICINE SEMPRE PIÙ VINO QUOTIDIANO SU TAVOLA DEGLI ITALIANI”

Anche il 2009 è l’anno degli spumanti italiani che, nei primi sei mesi, segnano ancora un incremento delle vendite sui mercati esteri (+15% in volumi, +4% in valore sugli stessi mesi 2008). Bollicine che tengono poi sul mercato nazionale (-2%), in particolare per l’Asti e il Prosecco, con però consumi interni in stasi per le tipologie metodo classico: ecco, in sintesi, i dati di Giampietro Comolli, al vertice del Forum degli Spumanti d’Italia, che prende il via il 5 settembre a Valdobbiadene (il taglio del nastro è a cura del Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia).
La geografia dell’export spumantistico italiano registra tendenze variabili: segnali di calma nei mercati tedeschi, in Francia e in Spagna; prosegue, invece, il trend positivo soprattutto in termini di valore sia sui mercati del Nord-Europa, ad iniziare dall’Inghilterra (+10%) e Paesi scandinavi, come pure nei paesi emergenti; posizioni mantenute sul mercato americano; buone performance in Sud-America.
“Sull’estero - commenta Comolli - crescono, dunque, le vendite delle nostre bollicine sia in quantità che in valore. Con un gap tra i due trend dovuto a due fattori: da un lato, un riequilibrio del prodotto sul valore, dopo la “bolla” dei listini del 2007 e 2008. Inoltre, nel 2009, molto probabilmente c’è stata una riduzione mondiale dei prezzi al consumo (non all’origine), con un adeguamento dei listini degli importatori, anche alla luce del declino generalizzato dei consumi che hanno ridotto drasticamente i brindisi con Champagne e l’iberico Cava: loro stanno peggio di noi”.
Sulle tendenze di consumo - che vengono fuori anche in un sondaggio di WineNews - emerge che “le bollicine stanno sostituendo - ha detto ancora Comolli - rossi e bianchi sulla tavola degli italiani e sono sempre più un vino quotidiano, non più ancorato ai brindisi dell’anniversario o al calice per il dolce”.

Sondaggio Winenews - Sono cool, allegre e si abbinano con tutto: scoppia in Italia la mania per le bollicine: il 62% degli eno-appassionati ne beve di piú, e non solo per l’aperitivo
La storica sfida tra vino bianco e vino rosso? Non c’è gara, vincono le bollicine. In Italia il consumo di spumanti registra una vertiginosa ascesa: negli ultimi anni ben il 62% degli eno-appassionati ha aumentato il proprio consumo di bollicine, facendone la scelta più gettonata non solo al momento dell’aperitivo, ma anche a tutto pasto, senza dimenticare naturalmente i brindisi di rito. Sono cool, fanno allegria e sono estremamente versatili negli abbinamenti: questi i punti di forza dei tanti spumanti prodotti nel Belpaese, anche se il territorio preferito dagli eno-appassionati italiani è la Franciacorta (41% delle preferenze), seguita da Trentino (31%) e Conegliano e Valdobbiadene (20%). Sono questi i risultati del sondaggio di WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, in collaborazione con il Forum degli Spumanti d’Italia (www.forumspumantiditalia.it).
Quella per le bollicine è diventata, negli ultimi anni, una vera e propria mania, dilagante e trasversale: ben il 62% di chi ha risposto all’inchiesta (1.547 enonauti, amanti di internet e del buon bere) dichiara di aver nettamente aumentato il proprio consumo di spumanti, a fronte di un 29% che, invece, lo definisce stazionario. Solo il 9% degli appassionati afferma di averlo diminuito. Ma i risultati confermano soprattutto un cambiamento epocale sulle tavole nazionali: se una volta le bollicine erano relegate alle classiche feste come Natale e Pasqua, piuttosto che a compleanni e anniversari, adesso ricoprono tutto l’anno un ruolo da protagoniste, ed il loro consumo si è “spalmato” non solo lungo l’arco dei dodici mesi, ma anche nella giornata. Gli eno-appassionati affermano di berle a tutto pasto, indipendentemente dal cibo (30% delle risposte), il 27% le sceglie per festeggiare le ricorrenze, il 22% ne fa scelta privilegiata per l’aperitivo ed il 21% le abbina tradizionalmente con pranzi o cene a base di pesce. La “destagionalizzazione” degli spumanti è, dunque, una tendenza consolidata: gli spumanti si scelgono a partire dall’ora dell’aperitivo, ed il dilagare del rito dell’happy hour è sicuramente uno dei motivi dell’impennata dei consumi di bollicine.
Tra i territori a vocazione spumantistica del Belpaese, gli appassionati preferiscono senz’altro la Franciacorta (41% delle risposte), seguita dal Trentino (31%), ovvero le due denominazioni più prestigiose e conosciute. Ma ottiene un buon risultato anche Conegliano e Valdobbiadene (20%), a conferma dell’ascesa del Prosecco tra i gusti di giovani e meno giovani. Nella classifica si collocano poi l’Asti (6%) e l’Oltrepò Pavese (2%).
Ma quali sono i punti di forza delle bollicine? In primo luogo, la loro versatilità di abbinamento (57% delle risposte): sempre più considerate una scelta trasversale che sta bene con tutto e mette tutti d’accordo, permettono di aggirare le tradizionali regole di abbinamento riservate ai vini rossi e bianchi, e rappresentano una soluzione ideale per quasi ogni tipo di cibo. Inoltre hanno il vantaggio di presentare una variegata gamma di tipologie (28%): dalla morbidezza elegante del Franciacorta al prestigio dei migliori spumanti trentini, dall’immediata piacevolezza del Prosecco alla dolcezza e classicità dell’Asti, fino alle etichette dell’Oltrepò Pavese, caratterizzate da una crescente ricerca qualitativa e da un buon rapporto qualità/prezzo. Al di là delle tipologie più famose e conosciute, le bollicine accontentano anche chi è alla ricerca costante di chicche enologiche, con produzioni legate a poco diffusi vitigni autoctoni - dall’Erbaluce di Caluso al Nerello Mascalese - tutti in versione spumante. Ma le bollicine sono considerate anche chic (6%), di tendenza (5%) e capaci di offrire un ventaglio di prezzi per tutte le tasche (4%). In più, ma sono in molti quelli che le scelgono semplicemente perché sono buone. Sui gusti degli amanti delle bollicine, gli spumanti Metodo Classico sembrano fare la parte del leone: il 30% degli eno-appassionati dichiara di acquistarne o consumarne oltre 15 bottiglie all’anno, il 28% da 3 a 10 bottiglie all’anno, il 24% da 10 a 15 bottiglie all’anno, mentre il 18% non supera il limite di 3 bottiglie all’anno. Più bassi i consumi degli spumanti Metodo Charmat: il 39% degli eno-appassionati ne beve da 0 a 3 bottiglie all’anno, il 27% da 3 a 10 bottiglie, il 21% oltre 15 bottiglie ed il 13% da 10 a 15 bottiglie.
Ma chi sono gli enonauti di WineNews? Prevalentemente maschi (79%), il 52% di loro ha un’età compresa fra i 30 e i 45 anni; hanno un elevato titolo di studio (l’85% ha conseguito il diploma di scuola media superiore o la laurea), godono di un buono/ottimo livello socio-economico (imprenditore, bancario, avvocato, commercialista, ingegnere, medico, agente di commercio, architetto, commerciante…).
Eleonora Ciolfi

La posizione di Coldiretti - Consumi: dimezzati brindisi con champagne, sale spumante
Sono praticamente dimezzati i brindisi mondiali a base di champagne con le bottiglie esportate che crollano del 41%; crescono del 15% le esportazioni di spumante italiano: emerge da un’analisi della Coldiretti che evidenzia la crescita del prodotto nazionale sul concorrente d’Oltralpe, sulla base dei dati della Federazione francese degli Esportatori di vini e liquori (Fevs) e del Forum degli Spumanti d’Italia, relativi ai primi 6 mesi 2009.
“Lo champagne - sottolinea la Coldiretti - soffre di un drastico crollo della domanda internazionale mentre continuano a crescere le esportazioni di spumante italiano, in una situazione di mercato difficile per i paesi produttori tradizionali. I principali consumatori di spumanti italiani si trovano in Germania e gli Stati Uniti ma elevati tassi di crescita si registrano per la Gran Bretagna e nei paesi emergenti”.
Per effetto della crescita della domanda straniera, le esportazioni dello spumante italiano all’estero - continua la Coldiretti - hanno addirittura superato i consumi nazionali, realizzando un fatturato complessivo annuale di oltre 2,5 miliardi di euro per una produzione di oltre 320 milioni di bottiglie (di cui 24 milioni di Metodo Classico, ndr). Le previsioni per la prossima annata - conclude la Coldiretti - sono positive con una quantità contenuta ed una buona qualità delle uve”.

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