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Far crescere il fatturato vinicolo anche sul mercato italiano si può. La case history di Ruffino, storica cantina chiantigiana oggi di Constellation Brands, che tra novità e tradizione, fa segnare un +18% nel Belpaese. E distribuisce anche Champagne

Più 18% di crescita sul mercato domestico italiano, è una notizia. Per Ruffino, storico brand toscano nato nel 1877 e oggi di proprietà Usa, il risultato non è il frutto di una maxi ubriacatura collettiva degli italiani, ma di un sapiente mix che ha unito tradizione (per esempio, la riscoperta del fiasco di Chianti) ad innovazione e lancio di nuovi prodotti. I numeri della ripresa in doppia cifra sono stati annunciati dall’ad Sandro Sartor, a Milano, nel tradizionale incontro con la stampa, che, per il terzo anno, è avvenuto dallo chef Andrea Berton, per quest’occasione nel nuovo ristorante stellato che sorge sotto i grattacieli di Porta Nuova. “Per la prima volta da tanti anni il mercato domestico sta crescendo: contiamo di chiudere l’anno fiscale, a fine febbraio, con un +18%; i numeri sono già praticamente fatti”.
A riscaldare l’ambiente non è stato il fatturato, ma quello che ci sta dietro e cioè, soprattutto, i nuovi prodotti, che hanno trainato le vendite a fronte di consumi degli italiani invariati nella media. Da Berton, Ruffino ha presentato il nuovo Champagne distribuito in Italia, il Paul Goerg Blanc de Blancs, 100% chardonnay. Una partnership nata da pochi mesi, con un marchio consolidato che ha dato subito soddisfazioni. E poi la novità “toscana” dell’anno, il Chianti Classico Gran Selezione 2010, nuovo vertice qualitativo della denominazione, top di gamma della famiglia del Chianti Ruffino, composto come da tradizione all’80% da Sangiovese, al 10% da Cabernet Sauvignon e al 10% da Merlot. Secondo il nuovo disciplinare, le uve devono provenire da vigneti di proprietà e il vino deve maturare in cantina per un minimo di 30 mesi. Sul mercato, 380.000 bottiglie vendute in tutto il mondo dalla casa madre Usa Constellation Brands. La novità si inserisce nella filosofia del “Chianti-centrismo” di Ruffino (www.ruffino.com).
“Ruffino è sempre stata un’azienda di rossi toscani - ha detto l’ad Sartor - ma la riproposizione pedissequa degli stessi vini non porterebbe alla crescita: la nostra strategia è quella di innovare in un solco tradizionale. Il che significa attaccamento alla regione, all’area di vocazione, ma anche costruire un ponte tra passato e futuro”. Un esempio su tutti è il rilancio del fiasco Chianti, che Ruffino ha interpretato in chiave più contemporanea nel vino (con uno shiraz più morbido) e nell’estetica della bottiglia.
“Da tre anni stiamo lavorando a fondo sia sul portafoglio, sia sulla forza vendite, sia nel commerciale - ha spiegato, a WineNews, Sartor - e i risultati si vedono. Nel mondo cresceremo tra il 5 e l’8%. Quest’anno in generale sta andando bene il Chianti base Dogc, che sta facendo + 3% dopo anni di flessione, e molto bene la Riserva Ducale (+8%)”.
Sedersi sugli allori? Mai. Altri lanci sono attesi nel 2015. Rossi soprattutto, ma non solo: prepariamoci anche a vedere sorprese nei bianchi.
Fausta Chiesa

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