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Federconsorzi, emendamento alla mini-manovra per fondo con 40 milioni di euro per ristrutturare i debiti. E l’agricoltura, si divide ancora una volta su questa storia eterna. Contrarie Cia e Confagricoltura, favorevole la Coldiretti

La storia infinita della Federconsorzi torna a far discutere, ancora una volta, e come da “tradizione”, ormai, sempre quando si parla di manovre finanziarie da parte del Governo. Ad ore, infatti, si votano la “mini-manovra” (Dl 50/2017) e, tra gli altri, l’emendamento presentato niente meno che dal Vice Ministro all’Economia, Enrico Morando, che prevede l’istituzione di un fondo con una dotazione iniziale di 40 milioni di euro, all’Ismea, per ristrutturare i debiti contratti dai consorzi agrari. E il mondo della rappresentanze del settore, come sempre, si spacca: da un lato Coldiretti, favorevolissima, dall’altro realtà come Confagricoltura e Cia, decisamente contrarie. Una storia “eterna” quella di Federconsorzi, che Agrinsieme (Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza delle Cooperative), già in passato ha dipinto come “uno dei più grandi scandali finanziari del Paese, costretto a chiudere i battenti nel 1991, dopo un crack da 6.000 miliardi di lire, che oggi varrebbero quasi 4 miliardi di euro”.
“Siamo esterrefatti di fronte all’ennesimo tentativo di rifinanziare il sistema dei consorzi agrari. Sollecitiamo che venga ritirato o respinto l’emendamento. Già dalla relazione tecnica che lo accompagna risulta chiaro - spiega Confagricoltura, guidata da Massimiliano Giansanti - che il sistema dei Consorzi Agrari (che ci si ostina a mantenere in vita a 25 anni dal commissariamento e dalla liquidazione della Federconsorzi) ha un costo esorbitante che ancora pesa sulla collettività. Va posta decisamente fine alla gestione separata senza ulteriori escamotage e sperpero di risorse pubbliche. I consorzi agrari in grado di stare sul mercato ci restino con le proprie forze e non con i fondi pubblici. Non è accettabile che si dissipino risorse per le finalità di una sparuta pattuglia di consorzi agrari laddove, invece, sussiste un sistema imprenditoriale e associativo agricolo davvero utile all’agricoltura. Chiediamo la massima attenzione su questo argomento ai parlamentari che dovranno muoversi nell’interesse dell’intero settore agricolo e non di alcune componenti, peraltro bocciate dalla storia e dall’economia. L’agricoltura ha altre priorità, a partire dalle emergenze dei comparti di riso, cereali, ortofrutta, agrumi, zootecnia. A queste priorità andranno destinate tutte le risorse disponibili”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, la Cia - Agricoltori Italiani, guidata da Dino Scanavino, che rilancia: “si vuole riportare in vita un dissestato sistema dei consorzi agrari, che anche negli ultimi 5 anni ha prodotto una perdita di 89 milioni di euro. Si tratta di denaro di cittadini e agricoltori che viene sottratto all’agricoltura per perpetuare inefficienze e scandalose gestioni di un sistema dannoso per il settore primario. I soldi stanziati nel Fondo potrebbero essere dirottati all’agricoltura nel suo insieme attraverso progetti di sviluppo e innovazione, favorendo la vera redditività delle imprese”.
Da un’analisi preliminare condotta sui bilanci di 21 consorzi agrari e 1.432 imprese private attive (cooperative e società di capitali), operanti nella distribuzione di mezzi tecnici per l’agricoltura e nella gestione di prodotti agricoli, secondo la Cia, “nel quinquennio 2011-2015, la perdita d’esercizio cumulata dal sistema dei Consorzi agrari è stata pari ad 89 milioni di euro. Circa la metà (40 milioni di euro) verrà sanata, intanto, con la “minimanovra” del Governo Gentiloni. Eppure, mentre nel 2015 i consorzi agrari perdevano 16,6 milioni di euro, le imprese private, che remuneravano i prodotti agricoli allo stesso livello di prezzo, guadagnavano 139 milioni di euro. Tutto ciò mentre, lo scorso anno - sottolinea ancora la Cia - i prezzi pagati agli agricoltori hanno perso il 5%, i redditi agricoli italiani sono crollati dell’8% a fronte di una media Ue del -2%, e in un contesto di leggera ripresa dell’economia nazionale l’agricoltura ha ceduto il 5% del suo valore aggiunto”.
Di tutt’altro parere, ovviamente, la Coldiretti, organizzazione agricola che, negli ultimi anni, con Renzi prima, e ora con Gentiloni, sembra avere un feeling migliore di altri con il Governo e con il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina.
“Oggi il sistema dei Consorzi agrari è il riferimento di 300.000 aziende diffuse capillarmente su quasi tutto il territorio con circa 1,300 recapiti, comprese le aree più difficili, a sostegno dello sviluppo e della competitività dell’agricoltura italiana, di fronte al crescente strapotere delle multinazionali nel mercato dei mezzi tecnici - commenta il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in merito all’emendamento - e dare ai Consorzi agrari gli stessi strumenti già adottati per le imprese di altri settori - sottolinea Moncalvo - è un atto di giustizia, responsabilità e lungimiranza per un Paese che ha scelto di scommettere sull’agroalimentare Made in Italy.
Anche grazie ai Consorzi agrari negli ultimi 20 anni l’agricoltura italiana - precisa Moncalvo - ha conquistato il primato europeo nella qualità e nella sostenibilità ambientale e può vincere in futuro con i nuovi investimenti la sfida dell’agricoltura di precisione e dell’utilizzo dei big data. I consorzi agrari hanno esteso la propria operatività, dall’innovazione tecnologica ai contratti di filiera, dalle agroenergie al giardinaggio, dalla fornitura dei mezzi tecnici alla salvaguardia delle sementi a rischio di estinzione. Sono l’unica struttura degli agricoltori italiani - continua Moncalvo - in grado di sostenere il potere contrattuale delle imprese e per non essere prigionieri in un mercato in cui, con le ultime operazioni finanziarie, il 75% degli agrofarmaci e il 63% delle sementi sono nelle mani di sole tre multinazionali, dopo la fusioni tra Bayer e Monsanto, tra DuPont e Dow Chemical e l’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina. Senza dimenticare la solidarietà come è recentemente avvenuto a sostegno degli agricoltori e degli allevatori delle zone terremotate con la fornitura di sementi e mangimi. Sono 20 i Consorzi agrari attivi in Italia che sviluppano complessivamente un fatturato di 3 miliardi di euro e danno lavoro direttamente e indirettamente a 10.000 persone”.

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