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MANOVRA FINANZIARIA

Finanziaria, ecco l’emendamento che salva la cannabis light (ed un settore da 40 milioni di euro)

Dopo la sentenza della Cassazione, “riempito” il buco legislativo. La canapa può tornare ad essere asset economico di primo piano
AGRICOLTURA, CANNABIS, FINANZIARIA, Non Solo Vino
Via libera alla cannabis light

Tra le pieghe della manovra finanziaria, spunta l’emendamento che salva la cannabis light: via libera alla vendita se il Thc è sotto lo 0,5%, ed una risposta chiara ad un vuoto normativo reso ancor più evidente dalla recente sentenza delle sezioni unite della Cassazione secondo cui la vendita potrebbe costituire, in alcuni casi, reato, invitando però il legislatore ad una riforma complessiva. Come fa appunto il testo firmato dai senatori proposto dai senatori Mollame, Mantero. Sbrollini, De Petris, Cirinnà e Nugnes, che regolamenta l’utilizzo della canapa come biomassa e come sostanza venduta negli shop, con un limite di Thc di 0,5% e tassata a 0,4 euro a grammo di prodotto finito. Una notizia che mette in salvo un settore agricolo in pieno sviluppo, con i terreni coltivati in Italia che, ricorda la Coldiretti, nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte, dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4.000 stimati nel 2018, nelle campagne dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna.
Per la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) la Coldiretti stima un giro d’affari potenziale di oltre 40 milioni di euro, con un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole. Non solo fumo, la coltivazione della cannabis in Italia riguarda soprattutto esperienze innovative, con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, dai cosmetici all’alimentare. Tante sono infatti le varianti della canapa nel piatto, dai biscotti e dai taralli al pane di canapa, dalla farina di canapa all’olio, ma c’è anche chi usa la canapa per produrre ricotta, tofu e una gustosa bevanda vegana, oltre che la birra. Dalla canapa si ricavano oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Se c’è chi ha utilizzato la canapa per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet di canapa per il riscaldamento - continua Coldiretti - che assicura una combustione pulita. Si tratta in realtà – conclude la Coldiretti - di un ritorno per una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica). Il declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un’ombra su questa pianta.

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