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FIORENTINA: DOPO RITORNO + 15 % NEI CONSUMI DI CARNE

A gennaio sono aumentati del 15% i consumi di carne bovina rispetto al mese precedente per effetto di una vera esplosione nella domanda del pregiato taglio di fiorentina ritornato in tavola con il nuovo anno. Lo ha reso noto la Coldiretti sulla base delle rilevazioni effettuate pressnella la Cooperativa Agricola di Firenzuola (Firenze) in occasione della giornata “Bentornata Fiorentina”.

Nel mese di gennaio nel punto vendita della cooperativa - precisa la Coldiretti - si sono ripetute quotidianamente le file di appassionati per acquistare, nella tradizionale patria, la mitica bistecca con l’osso, ma anche tutte le altre carni bovine. E se su un animale di 400 chili - rileva la Coldiretti - la fiorentina rappresenta il 10-12 per cento del peso totale, sono giustificate le file di buongustai che vogliono ritrovare il sapore delle bistecche più famose che rappresentano l’autentico biglietto da visita del patrimonio bovino italiano di qualità.

La carne bovina - sottolinea la Coldiretti - si consolida dunque nelle preferenze degli italiani che in famiglia ne consumano quasi 420.000 tonnellate e cioè più del doppio di quella di maiale (205.000 tonnellate) e ben il 35 per cento in piu’ di quella avicunicola (300.000 tonnellate tra pollo, tacchino e coniglio).

La “riabilitazione” della fiorentina avvenuta a seguito dell’innalzamento da 12 a 24 mesi dell’obbligo di eliminare la colonna vertebrale degli animali macellati ha tolto di scena - riferisce la Coldiretti - le bistecche "mutilate", cioè private del tradizionale osso oppure "giovani" ottenute cioè con animali macellati al di sotto dell'anno. Ma sopratutto - sostiene la Coldiretti - sta alimentando la ripresa del settore a causa della crescente domanda che si registra per effetto di macellatori in cerca di un adeguato approvvigionamento della pregiata carne e di agriturismi e ristoratori che, soprattutto nelle zone più caratteristiche, stanno già raccogliendo le prenotazioni di gourmets e buongustai.

A beneficiare della ripresa è stato l’intero settore delle carni bovine che - sottolinea la Coldiretti - coinvolge quasi 80.000 allevamenti agricoli e oltre 2000 imprese di macellazione che danno complessivamente lavoro a 80.000 persone per un valore delle vendita al consumo di oltre 10 miliardi di euro.

Il ritorno della fiorentina ha dunque un preciso valore economico perché sancisce il superamento della crisi “mucca pazza” che nella fase più acuta del 2001 ha portato ad una perdita di 2 miliardi in un solo anno, ma è anche significativa - afferma la Coldiretti - di un deciso riorientamento della produzione agricola verso la qualità e la sicurezza alimentare e ambientale con misure per assicurare un’adeguata alimentazione degli animali (divieti dell’uso delle farine animali), per garantire la trasparenza dell’informazione e la rintracciabilità (etichettatura di origine obbligatoria) e la riscoperta delle razze storiche.

Un impegno sul fronte della qualità e della tracciabilità che ha portato ad una drastica riduzione del fenomeno Bse: dai cinquanta casi individuati nel 2001 ai sette del 2005 su circa 800.000 test effettuati sugli animali. A seguito dell'emergenza mucca pazza - afferma la Coldiretti - gli allevatori nazionali hanno aumentato nelle stalle gli esemplari di razze autoctone e oggi l'Italia può contare su circa 140.000 animali riconducibili alle cinque storiche razze italiane con un aumento di oltre il 25% rispetto a prima della crisi mucca pazza scoppiata nel 2001, quando ne erano allevati solo 110.000.

Ad essere "salvato dall'estinzione" - continua la Coldiretti - è stato l'intero patrimonio di razze bovine Made in Italy con incrementi del 34% per la maestosa chianina (38.000 animali), del 15% per la romagnola (16.000 animali), del 16% per la marchigiana (49.000), del 59% per la podolica (25.000) e del 84% per la maremmana (8.000).

La vera bistecca fiorentina - riferisce la Coldiretti - si taglia nella lombata di vitellone di bovini di età non inferiore ai 15 mesi, ha nel mezzo l'osso a forma di "T", con il filetto da una parte e il controfiletto dall'altra ed è alta non meno di 3 e non più di 4,5 centimetri e va tenuta a frollare qualche giorno al fresco, ma quando si cuoce deve essere a temperatura ambiente. La fetta di carne va appoggiata sulla griglia rovente a circa 10 cm dalla brace viva ma senza fiamma, deve arrostire per 5-6 minuti e deve essere girata con l’aiuto di una paletta per cuocere l’altra parte per lo stesso tempo mentre l’aggiunta di sale e pepe deve avvenire a fine cottura.


Made in Italy: non solo ritorno fiorentina, ma primati qualità nel biologico, tipico e ogm free

A poco piu’ di cinque anni dalla scoperta del primo caso di mucca pazza, avvenuta in Lombardia il 14 gennaio 2001, con “Benvenuta Fiorentina”, l'Italia può anche "festeggiare" i primati raggiunti sul piano della qualità, sicurezza alimentare ed ambientale dall'agricoltura nazionale che ha fatto scelte di avanguardia con il divieto alla coltivazione di organismi geneticamente modificati (Ogm), la leadership europea nel biologico, nei prodotti a denominazione di origine e la più bassa percentuale di residui da prodotti chimici nella frutta e verdura.

Il ritorno della fiorentina sulle tavole degli italiani a partire dal primo gennaio è solo l'aspetto più eclatante di un processo di rigenerazione sostenuto con decisione dall'agricoltura nazionale. L'Italia dispone ora - precisa la Coldiretti - di 4100 prodotti tradizionali censiti dalle regioni e il primato europeo di 153 denominazioni di origine riconosciute dall'UE (il 20 per cento del totale comunitario) mentre nella coltivazione di prodotti biologici il tricolore, con un milione di ettari coltivati e quasi quarantamila imprese, è sul podio mondiale davanti a Stati Uniti e Brasile ed è preceduta soltanto da Australia e Argentina, tutti Paesi che hanno la disponibilità di terreni coltivati enormemente più grande di quella nazionale.

Un valore aggiunto della produzione agricola nazionale riconosciuto dai consumatori come emerge da una recente indagine Coldiretti-Ispo secondo la quale due italiani su tre sono d'accordo sul fatto che "se il prodotto alimentare è italiano sono più sicuro da dove proviene e quindi mi fido di più". L’emergenza mucca pazza soprattutto con l'introduzione a partire dal 1° gennaio 2002 di un sistema obbligatorio di etichettatura che consente di conoscere l'origine della carne acquistata ha sancito l'inizio di un percorso di trasparenza sostenuto dalla Coldiretti che ha portato all'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, all'arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova e all'obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004, il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto e per ultimo dal 7 giugno 2005 dall'obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco. Una necessità per valorizzare in etichetta i primati qualitativi e di sicurezza nazionali anche se tuttora per oltre il 50% della spesa - rileva la Coldiretti - l'etichetta resta anonima come ad esempio per la carne di maiale, la pasta, le conserve vegetali e i succhi di frutta, ma anche per l'extravergine di oliva con la possibilità di commercializzare olio ottenuto da miscele di origine diversa senza che questo venga indicato in etichetta.

E' evidente il rischio - precisa la Coldiretti - che venga spacciato come Made in italy olio ottenuto dalla spremitura di olive spagnole o tunisine, prosciutto da maiale allevato in Olanda o il concentrato di pomodoro cinese. Si tratta di gravi ritardi che rischiano di minare la credibilità del Made in Italy alimentare sul mercato nazionale ed estero e per questo vanno colmati con la completa attuazione della legge n.204/04 sull'etichettatura d'origine obbligatoria per tutti gli alimenti ottenuta anche grazie alla raccolta di un milione di firme da parte della Coldiretti.

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