Composta per ora da pochi filari, di recente sottoposti alla potatura invernale, la prima vigna urbana di Firenze si trova a Piazzale Michelangelo, uno dei monumenti più belli d’Italia, ai piedi della statua del “David” di Michelangelo, sulla collina che sovrasta l’Arno con una vista che spazia dalla Cupola del Brunelleschi ai colli di Fiesole. I terreni, esposti a Nord-Est, sono gestiti dalla griffe Donne Fittipaldi di Bolgheri, guidata da Maria Fittipaldi Menarini che, con le quattro figlie Carlotta, Giulia, Serena e Valentina, ha promosso il nuovo progetto, guardando ai vigneti urbani più prestigiosi e importanti nelle città di tutto il mondo, dalla vigna del Clos Montmartre, sormontata dalla chiesa del Sacro Cuore a Parigi, alla vigna di Leonardo a Milano, dalla vigna murata della Tenuta Venissa sull’Isola di Mazzorbo a Venezia alla Villa della Regina a Torino.
L’idea di emulare queste particolari colture nel proprio terreno posto proprio al centro della “culla del Rinascimento” italiano è sorta spontanea, così come spontaneo è sorto l’accostamento con Michelangelo Buonarroti, che aveva acquistato una tenuta in Chianti, vicina alla torre “Nectar Dei”, poi diventata Fattoria Nittardi. Ma non solo.
Il progetto, partito nell’autunno 2021, prevede la completa riconversione dell’impianto con l’inserimento di un migliaio di viti da allevare con il sistema ad alberello, compatibile con la pendenza del terreno, in simbiosi con le piante di olivo già in produzione. Le varietà scelte saranno il Sangiovese e altre presenti al tempo di Michelangelo, come l’Abrostine o il Canaiolo Nero, il Rasone e il Mammolo Eletto. Lo scopo è quello di rivitalizzare varietà in estinzione gelosamente custodite nella banca del germoplasma della Regione Toscana, ottenendo una vigna che sia un vero e proprio “vitarium”, da iscriversi nell’elenco dei coltivatori custodi.
La vigna è vista come elemento in grado di ricomporre l’insieme di patrimonio rurale, storico e paesaggistico tipico di una comunità urbana ancora lontana dall’industrializzazione. Un elemento in grado di esaltare la biodiversità e di contribuire alla sostenibilità urbana. L’aspetto tecnico è seguito da alcuni tra i migliori professionisti della Toscana come l’agronomo Stefano Bartolomei e l’enologo Emiliano Falsini. “Con la “Vigna Michelangelo” - dice lo stesso Falsini -prende forma il primo progetto di Vigneto Urbano a Firenze. Un progetto ambizioso, affascinate e suggestivo in uno degli scenari più belli ed evocativi della città. Un impegno importante, volto al recupero dell’antica viticoltura cittadina da sempre presente nella città e dove il vino ha rappresentato, nel corso della storia, un importante segno distintivo”. Nel settembre 2025 è prevista la prima vendemmia della “Vigna Michelangelo”. Dalle uve che si raccoglieranno in piena produzione, quando le nuove viti saranno sviluppate, si ricaveranno 1.000 bottiglie da vendere sul mercato internazionale tramite aste con finalità benefiche di sostegno sociale. “Il vigneto che andremo a realizzare - spiega Bartolomei - sarà un vigneto giardino e dovrà essere perfettamente integrato con l’ambiente circostante. Per mantenere inalterate le caratteristiche del paesaggio realizzeremo un vigneto coltivato ad alberello, ossia senza l’utilizzo di pali e fili, ma alleveremo la pianta come un vero e proprio piccolo albero sostenuta solo da un tutore di legno”. Un tipo di coltivazione tipico delle zone Sud della Francia e delle pendici dell’Etna.
Attualmente si lavora a tutte le pratiche burocratiche perché una particella di terreno di Maria Fittipaldi Menarini sia data in affitto all’azienda Donne Fittipaldi in modo da trasferire i diritti d’impianto già in portafoglio all’azienda. In questa primavera saranno selezionate alcune gemme delle varietà più interessanti per questo progetto. Si faranno poi gli innesti per la realizzazione delle future barbatelle che saranno pronte nel 2023 per l’impianto. È intenzione della produttrice toscana anche di richiedere l’adesione alla “Urban Vineyard Association”, l’Associazione che riunisce le più prestigiose vigne urbane del mondo, presieduta da Luca Balbiano, “custode” della Vigna della Regina di Torino.
Non a caso Maria Fittipaldi Menarini ha scelto questa data per presentare il progetto di Donne Fittipaldi. Questa è infatti la settimana durante la quale si celebra la “Giornata Mondiale della Terra”, l’evento diffuso con il quale si ribadisce che “tutte le persone hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”. Il contesto urbano, con la cementificazione, l’impermeabilizzazione dei terreni, l’allontanamento della fauna selvatica, l’accumulo di rifiuti è quanto di più lontano si possa prevedere per rispettare questo diritto. Viceversa le colture urbane, parchi, giardini, orti ma anche vigne, costituiscono una potentissima via d’uscita contro il degrado ambientale. Una vigna richiede un ambiente perfettamente in equilibrio intorno a sé, a cominciare dalla cura del suolo contro l’erosione, dall’impianto di vegetali ed erbe in grado di alimentare la fertilità dell’humus superficiale, dal drenaggio e dall’incanalamento delle acque piovane, dalla proliferazione della microfauna in simbiosi con la vite. “Il fine della vigna - conclude Maria Fittipaldi Menarini - non è solo il vino, ma il rapporto che si crea tra uomo, terra e aria, un rapporto che ridimensiona la sterilità del cemento e dell’asfalto con la ricerca di un rispetto reciproco”. Diceva Andy Warhol: “credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”. Se poi da questa terra nasce anche un grande vino, l’opera d’arte si completa, in una città simbolo nel mondo, della storia dell’arte e del vino, come Firenze.
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