L’Italia è il terzo produttore di fiori e piante dell’Unione Europea, dopo Paesi Bassi e Spagna, e il florovivaismo rappresenta un settore cruciale per l’economia, la salute e l’ambiente. Contribuisce a ridurre l’inquinamento atmosferico indoor e outdoor, a mitigare le temperature soprattutto in ambito urbano, riducendo anche il tasso di mortalità legato all’innalzamento delle temperature, a migliorare la gestione delle acque piovane, a consolidare i terreni, a ridurre il rischio di alluvioni, a salvaguardare gli ecosistemi, e a favorire la biodiversità. In quest’ottica, confermato il record del valore della produzione nel 2023 (3,1 miliardi di euro), il florovivaismo “made in Italy”, che rappresenta il 5% della produzione agricola nazionale, ha sfondato quota 3,2 miliardi nel 2024, il dato più alto di sempre, in base alle prime proiezioni sul 2024, pari a un aumento del 3,5% sull’anno precedente e del 30,8% in 10 anni, in crescita anche nei volumi (+1%), e con un incremento percentuale, nel complesso di 3,5 volte quello della Ue-27. Anche i dati sulle esportazioni italiane risultano incoraggianti, superando il miliardo nei primi 9 mesi 2024 (+5,1% sullo stesso periodo 2023). Sono i numeri diffusi da “Myplant & Garden”, tra i più importanti eventi internazionali per i professionisti delle filiere del verde, all’edizione n.9, fino a domani Fiera Milano Rho.
In generale, secondo i dati dell’ultimo Censimento, diminuisce il numero delle aziende e cresce la loro superficie media, in linea con quanto sta accadendo in ambito agricolo. Confagricoltura, che in fiera ha promosso un incontro sulle sfide del settore, ribadisce il suo impegno a favore di un comparto che può raggiungere nuovi traguardi se sostenuto con interventi mirati volti all’eliminazione dei vincoli che oggi ne limitano l’espansione. “Attraverso un’interlocuzione costante abbiamo contribuito alla definizione della Legge Delega al Governo in materia di florovivaismo che stabilisce i criteri per tracciare un quadro normativo organico sui vari aspetti che caratterizzano la filiera, dalla coltivazione alla commercializzazione, passando per la costruzione di una cultura condivisa del verde - spiega Luca De Michelis, presidente Fnp Florovivaistica di Confagricoltura - il settore rappresenta un vanto italiano nel mondo e c’è margine per uno sviluppo ulteriore. È tempo di intervenire con misure concrete e incisive a sostegno delle imprese che necessitano di strumenti adeguati per restare competitive, potenziando produttività e sostenibilità”. Dal confronto sono venute fuori priorità come migliorare il “bonus verde”, innalzando l’importo massimo ammissibile e l’aliquota di compensazione e riducendo l’arco temporale del credito di imposta; prevedere una linea di finanziamento a livello europeo per promuovere la cultura del verde nelle scuole; rafforzare i controlli sulle merci in ingresso ed eliminare le barriere commerciali; favorire gli investimenti nella ricerca, in particolare indirizzati allo sviluppo delle Ngt - nuove tecniche genomiche - per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e le fitopatie; e promuovere investimenti per potenziare la rete idrica. Inoltre, Confagricoltura ha ribadito la necessità di tener conto al più presto del nuovo quadro normativo comunitario sugli imballaggi - Regolamento europeo sul tema (2025/40) noto come Ppwr - che considera i vasi per fiori e piante come mezzi di produzione e non imballaggi. Contestualmente, continuano le sinergie su diversi fronti. Si cita a questo proposito il “Libro Bianco del Verde”, un progetto promosso da Confagricoltura e Assoverde, ampliato con l’istituzione di Kèpos Aps, per richiamare l’attenzione delle istituzioni e della collettività sull’importanza del settore florovivaistico e sulla rilevanza del verde nel miglioramento della qualità della vita, del clima, della salute e del benessere psicofisico dell’individuo.
È importante, infatti, non sottovalutare anche l’impatto del florovivaismo sulla salute. Le piante da interno non sono solo profumate e belle da vedere, ma anche preziose alleate per il benessere. Un motivo in più per ornare case, scuole, uffici e ospedali con soluzioni “green” tanto da poter ridurre del 20% l’anidride carbonica (Co2), e del 15% il quantitativo di polveri sottili pm 2,5 migliorando la qualità della vita. Si va dalla Sansevieria alla Yucca, dalla Camadorrea alla Schefflera, dal Pothos alla Diffenbacchia, dallo Spatifillo all’Anturium. Un modo efficace di combattere l’inquinamento dell’aria negli ambienti chiusi, talmente diffuso da essere descritto come “Sindrome dell’edificio malato”, causando l’insorgere di mal di testa e problemi respiratori . “Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili - sottolinea Coldiretti - mentre un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20.000 chili di Co2 all’anno, oltre a contribuire ad abbassare le temperature. Piante come Betulla, Cerro, Ginkgo Biloba, Tiglio, Bagolaro, Olmo campestre, Frassino comune, Ontano nero e così via, invece, aiutano a rendere le città più vivibili e sane”. Ma le piante anti smog sono solo uno dei tanti esempi del ruolo del florovivaismo italiano a difesa della salute, dell’ambiente e della sostenibilità, grazie anche al lavoro in termini di qualificazione dell’offerta portato avanti in questi anni nonostante i problemi causati dall’aumento dei costi e dai cambiamenti climatici. Si va dall’uso delle biomasse per alimentare gli impianti di riscaldamento delle serre al fotovoltaico per assicurare l’energia necessaria al raffrescamento, fino alla soluzione del “flusso/riflusso” per ottimizzare e limitare l’impiego dell’acqua. L’utilizzo di materiale legnoso a km zero nel substrato di coltivazione assieme alla terra consente di sostituire l’uso della torba e della fibra di cocco. Ma si sta anche lavorando sulle coltivazioni in vasi compostabili, fatti in mater bi, la bioplastica ottenuta dal mais grazie alla ricerca di Novamont.
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