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FONTE ANSA - SI RITIRA GIACOMO TACHIS, IL PRINCIPE DEGLI ENOLOGI ITALIANI. HA INVENTATO TIGNANELLO, SOLAIA, SASSICAIA … LA NEWS ERA GIA’ STATA ANTICIPATA DAL QUOTIDIANO “LIBERO” E DA WINENEWS

Italia
Giacomo Tachis

E’ il “principe” degli enologi italiani, ha inventato vini celebri e i suoi consigli sono ancora i più ascoltati e temuti perchè possono fare la fortuna di un’azienda. Ora Giacomo Tachis, piemontese originario di Poirino (Torino) ma da tempo trapiantato in Toscana, lascia l’attività per ritirarsi a vita privata.
“Lascio - spiega Tachis - perchè ho 77 anni, ho avuto grandi soddisfazioni e ora voglio dedicarmi interamente alla famiglia, ai miei nipoti e ai miei libri”. Ritenuto artefice di un Rinascimento del vino italiano e scopritore dei supertuscans, Tachis è considerato il papà di vini “star” come Sassicaia, a Bolgheri, e Tignanello e Solaia, nelle tenute di Antinori vicino a Firenze. Dopo gli studi alla Scuola di Enologia di Alba e le prime esperienze professionali, nel 1961, Tachis approdò alla casa vinicola Marchesi Antinori dove è rimasto per 32 anni divenendone storico direttore.
Appassionato bibliofilo, nella sua casa di San Casciano Val di Pesa (Firenze) custodisce antichi volumi e dal suo studio continuerà a tenere d’occhio l’agricoltura e, in particolare, la viticoltura. “Il vino non conoscerà mai crisi perchè la gente lo beve e lo berrà sempre”, dice. “Negli ultimi decenni - continua - sono stati fatti grandi investimenti economico-finanziari nelle campagne. In parte, hanno fatto del bene, perchè hanno portato progresso. Ma in parte no, perchè c’è chi si è adagiato su un iniziale progresso e ci sono tendenze speculative. Ad ogni modo il vino ha avuto e avrà sempre mercato”. Il vino, quindi, ci sarà sempre e “sarà naturale se è fedele alla sua natura”. “Rispettiamo - esorta, pertanto, Tachis - la natura e la semplicità del vino. Perciò niente chimica come viene fatta oggi e attenti alla genetica, perchè la natura si ribella”. Una eredità morale che passa alle nuove leve di enologi e anche un avviso ai consumatori. Quindi distingue: “C’è il vino del povero e il vino del ricco. Quello del povero è il “vinum operarium” fatto semplicemente dal contadino, che nasce dal sentimento e che è più vicino alla natura. L’agricoltore serio vinifica come sente di fare e l’ispirazione gli proviene dalla campagna e dall’armonia raggiunta con essa; in questo modo il vino nasce dalla mano dell’uomo come la natura vuole che sia”.
“Il vino del ricco, invece, si ha con tecniche sofisticate, viene ottenuto con travasi particolari, microfiltrazioni o anche balle tipo l’osmosi inversa e altre ancora. Punta su vitigni scelti, noti, sui più blasonati”. Tachis si schermisce definendosi un umile “mescolavino”, ha presente che il suo mondo apre la porta alla biologia molecolare e all’ingegneria genetica e fa previsioni. “Ora è il momento di vitigni emergenti come Cabernet e Syrah, ma in futuro ne arriveranno altri. Si affermeranno vitigni più ‘”scorrevoli”, “passanti’”, meno alcolici”. “Oggi - continua - molti potano corto per ridurre la produzione ma così aumentano il grado alcolico. Il vino ad alta gradazione dà alla testa della gente che si accorgerà di preferire vini a gradazione bassa, più facili da bere e adatti alle proprie abitudini alimentari”. Di conseguenza, tra le regioni vinicole italiane, “verrà il momento della Maremma, l’area più vocata della Toscana, e del Sud, in particolare di Puglia e Basilicata, mentre la Sicilia potrà migliorare ancora purchè non ecceda”. “In Italia - aggiunge - basta voler produrre bene per ottenere risultati perchè c’è sole, luce, i terreni sono esposti bene, si tratta di investire e lavorarci”. E all’estero? “California, Cile, Sud Africa, Argentina si svilupperanno di più. E anche la Moldavia”. Sulla “vecchia” Europa, Tachis è convinto che sia “un fatto tra noi e i francesi. Sono stati più furbi, ma non sono mica imbattibili”.
Fonte: Ansa - Autore: Michele Giuntini

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