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FORUM DI CONFAGRICOLTURA (TAORMINA, 27/29 MARZO) - MATERIE PRIME AGRICOLE COME ORO E PETROLIO. NUOVE TENSIONI SULLE CATENE DEL VALORE AGROALIMENTARE. CONFAGRICOLTURA: “OCCORRE PASSARE DALLE RICERCA DEL COLPEVOLE ALLA RICERCA DELLE SOLUZIONI”

Da subcommodities e supercommodities, da un periodo in cui data per acquisita la disponibilità di materie prime e prodotti alimentari a basso prezzo, ad una fase in cui le materie prime agricole subiscono le stesse fluttuazioni di mercato di altre commodities, come oro ed energia: in questo nuovo contesto diventa, quindi, strategico, secondo Confagricoltura, sviluppare alleanze con tutte le componenti della catena agroalimentare, senza accusarsi vicendevolmente, ma confrontandosi per costruire insieme soluzioni efficaci e lungimiranti.
A partire dalla metà del 2007, infatti, il mercato delle materie prime agricole ha subito notevoli squilibri, per diversi motivi: dall’aumento della domanda rispetto all’offerta, che ha innescato rincari che hanno fatto toccare livelli record a molte merci, come frumento, soia e mais; al caro petrolio, che si ripercuote sui costi di produzione e distribuzione. Dai nuovi investimenti nelle colture agricole destinate alla produzione di energia, che potrebbe determinare il conflitto “cibo-energia”, facendo salire ancora i prezzi; fino alla crisi economica statunitense, che ha spostato ingenti capitali dalla borsa azionaria e dei fondi di investimenti sui mercati delle merci, aggiungendo volatilità a listini che sono tradizionalmente più stabili.
Un insieme di cause che ha dato luogo al rincaro dei prezzi degli alimentari, la cui posizione sulla comunicazione, secondo Confagricoltura, condivisa anche da “Mister Prezzi”, deve essere affrontata senza allarmismi “mediatici”, dialogando con le diverse componenti, “dal campo alla tavola”. In questo contesto globale, Confagricoltura segnala che la situazione italiana non è isolata, ma trova analogie negli altri Paesi. L’aumento dei prezzi (dicembre 2007 su dicembre 2006) è stato del 4,1%, inferiore a quello registrato nella media dei Paesi Ocse (+4,8%), e negli Usa (+5,6%), così come in Germania, Regno Unito e Spagna.
L’andamento dei prezzi al consumo è poi diverso da quello dei prezzi all’origine. Gli ultimi dati relativi all’Italia (febbraio 2008) evidenziano un aumento, rispetto al gennaio 2008, dei prezzi degli alimentari al consumo dello 0,5%. Viceversa, i prezzi all’origine dei prodotti agricoli calano del 2,2%, sempre rispetto al mese precedente. Con punte di -7,35% per la frutta fresca, -19,76% per gli ortaggi e -11,73% per le carni avicole. Anche per il latte ed i prodotti lattiero-caseari, pure con i cereali al centro delle attenzioni dei media, si registra una riduzione su base mensile, dello 0,63%.
Non va però trascurato che l’aumento su base annua dei prezzi all’origine (febbraio 2008 sul febbraio 2007) è di quasi il 20%; determinato soprattutto dal forte incremento su base tendenziale per i cereali (+69,97% sul febbraio 2007), sulla scia degli andamenti internazionali dei mercati.
Confagricoltura fa comunque notare che, in generale, gli alimentari sono aumentati meno di altri beni, come acqua, elettricità, combustibili e servizi. Quello che spesso non si dice, a parere dell’Organizzazione agricola, è che si va affermando un modello agroalimentare di qualità diffusa del “made in Italy”, che fa del rapporto qualità/prezzo il proprio punto di forza. Prodotti che garantiscono consumi di elevato livello pur con una notevole convenienza per il consumatore; perché l’offerta che è garantita è sempre abbondantemente proporzionale alla spesa che si richiede di sostenere.
“Non si parla delle punte di eccellenza o delle nicchie di prodotti, che pure caratterizzano alcune sfaccettature dell’agroalimentare italiano, e che si collocano su standard elevatissimi e su mercati di vera elite, ma di un modello intermedio che trova nel consumatore una precisa motivazione: una ricerca della qualità a tutti i livelli di prezzo, ed un sistema produttivo che è in grado di soddisfare questa richiesta a livelli ancora soddisfacenti di costo”.
In questo contesto, secondo Confagricoltura, lo sviluppo di alleanze tra tutte le componenti della filiera e del sistema dell’agroalimentare italiano diventa una necessità: “non ci si accusa, ma ci si confronta”. L’ultimo esempio è l’accordo tra Confagrcioltura e Pasta Amato spa, uno dei marchi storici della pasta italiana.

Dalle parole ai fatti - Accordo tra Confagricoltura e Pasta Amato Spa
Un esempio di questo modo di affrontare la situazione arriva da Confagricoltura su uno dei cereali più diffusi, il frumento, grazie ad un accordo con Antonio Amato Spa importante industria della pasta che, in sintesi, prevede:
1 - la realizzazione di un’analisi congiunta della situazione dei mercati di riferimento del frumento, per superare la crescente difficoltà dell’industria ad approvvigionarsi di materia prima. La produzione nazionale di frumento duro negli ultimi due anni è stata infatti sufficiente a coprire solo il 65% della domanda interna;
2 - l’elaborazione dei dati relativi al reale andamento delle quotazioni, all’utilizzo della materia prima ed alla sua incidenza in termini di costo sul valore del prodotto finale. Ciò al fine di diffondere, con specifiche campagne informative, indicazioni corrette sulle dinamiche di mercato all’origine e nell’andamento dei prezzi al consumo;
3 - l’individuazione, tramite un “piano di produzione e di ritiro del frumento”, del fabbisogno di prodotto, delle aree di produzione e delle imprese agricole interessate all’accordo. Un fabbisogno che viene individuato orientativamente in 200 mila tonnellate di grano. A fronte dell’impegno ad assorbire tale fabbisogno, Confagricoltura coordinerà l’individuazione delle disponibilità di prodotto a livello di imprese agricole singole e associate e delle relative strutture di stoccaggio, per soddisfare le esigenze di fornitura;
4 - la definizione di un modello di contratto nei suoi aspetti normativi ed economici, e segnatamente le modalità di determinazione del prezzo base di compravendita, secondo due opzioni: prezzo variabile (per singola partita o per più partite fornite in un arco di tempo limitato, settimanale o mensile), rilevato su una piazza di riferimento nel periodo in cui avviene la consegna, con maggiorazioni e decurtazioni legate al superamento/non raggiungimento dei parametri di qualità definiti nel piano di produzione e ritiro; prezzo fissato ad inizio campagna sulla base di indicatori economici da adottare di comune accordo tra le parti.
Il modello di contratto disciplinerà, inoltre, i tempi e le modalità di pagamento, nonché i servizi richiesti dall’acquirente al fornitore, distinguendo tra servizi di base ed eventuali servizi aggiuntivi, quantificandone costi, modalità e durata.

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