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FORUM DI CONFAGRICOLTURA (TAORMINA, 27/29 MARZO) - “MODERNITÀ, TRADIZIONE, PIACERE E SALUTE: COSÌ IL CIBO CONQUISTA I CONSUMATORI”: LO HA SOSTENUTO GIAMPAOLO FABRIS, UNO DEI SOCIOLOGI DEI CONSUMI PIÙ APPREZZATI D'ITALIA

La crisi economica, iniziata nell'agosto 2007, ha velocemente travalicato il ristretto ambito finanziario per essere percepita dai consumatori. Dalle ricerche di Giampaolo Fabris, uno dei sociologi dei consumi più apprezzati d'Italia, nel 2008 emerge che il 43% della popolazione si ritiene in una posizione economica meno sicura, tanto che il 55% ha cercato di ridurre le spese. Il futuro non sembra essere migliore: poco più della metà degli intervistati pensa che, nei prossimi 12 mesi, potrà disporre dello stesso reddito, mentre il 40% ritiene che avrà meno soldi da spendere. Passando dai consumi in generale al settore agroalimentare, Giampaolo Fabris, da Taormina (27/29 marzo), ha sottolineato anche come “gli atteggiamenti dei consumatori si dividono in due anime: chi ricerca il prezzo più basso e chi invece ricerca la miglior qualità. Questo consumatore sta cambiando e sempre di più resta deluso dei prodotti che compra, che non rispondono più alle aspettative o alle promesse pubblicitarie”.
Pochi comparti merceologici come l'alimentazione riescono a riflettere, con tanta immediatezza e trasparenza, la straordinaria sintonia con alcuni dei più significativi valori del tempo presente. È questa coerenza ad attribuire al cibo un ruolo tanto centrale - e destinato, in prospettiva, ad aumentare ulteriormente - nelle scelte di consumo. Una sorta di crocevia privilegiato in cui confluiscono trend sociali ed orientamenti di consumo di grande rilievo.
“Le evidenze sono invece che il cibo riesce a catalizzare una serie di dimensioni esistenziali e sociali di crescente attualità – ha indicato Fabris -. La ricerca del piacere, l'aspetto fisico e la bellezza, l'energia e la salute, la fusione con la natura, la convivialità e il tempo libero trovano, nel cibo, un locus elettivo di espressione”.
Nel corso di un sistematico monitoraggio delle tendenze alimentari, sono state individuate una serie di aree che definiscono la modernità denominate il sistema delle esse. Dimensioni che cominciano appunto con la lettera esse: sapere, salute, storia, sociale, supernaturalità, shopping strategy, servizio, sincretismo, sensorialità, sapore. “Rappresentano una sorta di summa di qualità attese nel cibo – ha specificato ancora Fabris - e, se tradotta operativamente, un'importante griglia per valutare successo e ciclo di vita dei prodotti alimentari”. Questa immagine può avere anche un'altra lettura: il simbolo del dollaro che entra prepotentemente nel sistema alimentare, essendo la valuta di riferimento delle commodities a livello mondiale.
“La mappa alimentare del 2007 – secondo Fabris - si sviluppa in un sistema tra l'asse della modernità e della tradizione e quello dell'indulgenza e salutismo. È interessante notare come negli anni Ottanta i consumi alimentari andassero decisamente verso la modernità mentre il megatrend degli anni Novanta li riporta verso gli assi dell'indulgenza e della tradizione. Con il Terzo Millennio inizia l'allarme alimentare e la tendenza vira verso il "buono e sano da mangiare". Il cibo raggiunge una centralità, mangiare bene è un dei piaceri più importanti della vita, considerarsi un buongustaio è uno status symbol e cambiano i paradigmi di riferimento sui cibi”.
L'alimentazione corretta diventa l'item più importante per condurre una vita sana. La dieta mediterranea ritorna al centro degli interessi perché il sapore è al primo posto, confermandosi come una delle principali aree di gratificazione, di piacere del nostro quotidiano.
Non si coniuga più con la quantità, con piatti ricchi e gusti accentuati, anzi un corretto computo calorico è considerato la via maestra per il contenimento del peso, non solo, il cibo è il fondamentale passepartout per un stato di buona salute. La conseguenza è lo ostracismo verso cibi considerati incongrui con questa tendenza. Muore la naturalità come fenomeno da spot pubblicitario, si ricercano alimenti freschi non trattati industrialmente, che seguono sani metodi di coltivazione, non necessariamente biologici.
Il legame con il territorio viene riscoperto dai fenomeni di nicchia e diventa fondamentale anche per le commodities. Il grano duro italiano è diventato il testimonial di questo trend della produzione cerealicola, ritornando al centro dell'interesse dell'industria di trasformazione e dei consumatori. “Volendo utilizzare un'immagine che raffiguri il cambiamento che ha investito il mondo alimentare, immaginiamo una torta con sopra una ciliegina”, ha sostenuto durante il Forum di Confagricoltura, Fabris.
La rinascita è partita dalla ciliegina, che simbolizza le nicchie, e finalmente abbiamo scoperto la torta che rappresenta i prodotti primari della nostra agricoltura. Vi è stato in questi anni un forte incremento delle conoscenze sulle proprietà degli alimenti e si è sviluppata una coscienza nutrizionale, deviata da informazioni criptiche, elusive (si pensi a tutto il sistema delle etichette) o dalla drammatizzazione mediatica di proprietà o minacce del cibo destinate poi a sgonfiarsi ma con un forte effetto confusivo.
L’“Italian food” ritorna al centro non solo dei bisogni, ma anche dei desideri degli italiani che ne riconoscono il ruolo centrale anche nel budget di spesa.

La curiosità - Ricerca Gpf: il borsino dei cibi preferiti dagli italiani. Il trend degli ultimi anni “incorona” la pastasciutta in testa alla hit parade dei consumatori
La pasta sale, il riso e le zuppe anche, il pane rimane costante mentre calano pizza e focaccia; non meglio il pesce e i crostacei a fronte invece di una crescita della carne, specie quella di manzo e vitello: sono le preferenze dei consumatori italiani in fatto di cibo, fotografate da una ricerca Gpf, condotta su un campione di 2.500 persone, e illustrata a “Futuro Fertile”, il Forum di Confagricoltura, di scena a Taormina, dal 27 al 29 marzo.
Dalla ricerca emerge un vero e proprio “borsino” dei cibi preferiti da parte dei consumatori del Belpaese negli ultimi anni: è così che si scopre che la pastasciutta, sia essa di semola che di uovo, è al primo posto nella “hit parade” degli italiani, con il 46,9% delle preferenze nel 2007 e in crescita sul 37,9% del 2005. Consensi anche per le lasagne e le varie tipologia di pasta ripiena che, però, nel biennio di riferimento, registrano un leggero arretramento, passando dal 15,3% al 14,2%. Restando tra i primi piatti bene anche il riso, a quota 5% e in aumento sul 3,4% della precedente rilevazione, e le zuppe (2,5% contro 1,9%).
Costante il pane con una media dell’1,5% mentre “crollano” pizza e focacce passate dal 14,1% delle preferenze nel 2005 all’8,7% nei due anni successivi. In calo anche gli insaccati (1,2% a fronte del 2,1%), le verdure e i legumi (1,9% contro il 3,2%) e, soprattutto, il pesce e i crostacei che, in due anni, hanno perso quote passando dal 7,4% al 5,6%. In crescita invece le carni che si attestano al 6,1% contro il 4,8% del passato.

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