Nella crescita e nelle prospettive future del mondo enoico, anche la politica gioca un ruolo fondamentale, in Italia come in Francia, dove il Ministro dell’Agricoltura Stéphane Le Foll ha un occhio di riguardo per la filiera vinicola, nonostante l’impopolare aumento della tassazione sull’alcol inserito dell’ultima finanziaria.
“Possiamo essere fieri della nostra industria del vino - racconta Le Foll al web magazine “Vitisphere” (www.vitisphere.com) - perché è un esempio per l’intera economia. La sua diversità è la sua forza e la sua ricchezza. La varietà e la segmentazione della nostra offerta ci permettono di rispondere a molti mercati diversi, in continua evoluzione. È un vantaggio avere più modelli commerciali, che si basano principalmente su piccole strutture. Ma per conquistare nuovi mercati, in genere meno maturi rispetto al mercato francese, dobbiamo essere in grado di adattarci. A volte la frammentazione dell’offerta può essere un handicap per l’export, perché c’è bisogno di essere forti in tutte le fasce di prezzo. Questo ci impone di riflettere collettivamente sulla nostra offerta ed essere sostenuti da esportatori in grado di coordinare l’intera filiera, così da guadagnare competitività e migliorare la nostra capacità di marketing. Ma ciò che può farci cogliere le opportunità, senza negare le specificità dei nostri produttori, sono un know-how unico e un amore vero per il vino”.
In Francia, poi, c’è sul piatto la proposta del Ministro degli Esteri Laurent Fabius, che vorrebbe rimpiazzare il termine “oenotourisme” (enoturismo, ndr), con “vinotourisme”, che darebbe maggiore chiarezza nel panorama dell’offerta turistica. “Sono convinto - chiarisce il Ministro dell’Agricoltura - che il turismo legato al vino sia un elemento chiave della attrattività della Francia, perciò dobbiamo munirci dei mezzi adeguati per una migliore visibilità a livello internazionale. È un aspetti che non contrasta con la legge Evin (che regola la pubblicità sugli alcolici, ndr): la salute è una preoccupazione legittima e deve restare una priorità per il Governo, ma questo non ci deve portare a negare la nostra identità enoica. Piaccia o no, la Francia è stata, è e sarà sempre agli occhi degli altri Paesi la più importante regione del vino al mondo. Quando si ha la fortuna di avere una tale diversità di paesaggi e di vini - continua Foll - bisogna anche avere la capacità di cogliere le opportunità per promuovere meglio i nostri prodotti ed il nostro Paese. E aggiungo che, naturalmente, questo ha un effetto sui prezzi, e può essere utilizzato per generare ulteriori entrate e nuove opportunità di business per i nostri territori, dal turismo agli eventi culturali o sportivi, dai musei alla formazione”.
Spazio anche per argomenti più tecnici, come quello che riguarda le varietà resistenti alle malattie fungine: l’Inra - Institut National de la Recherche Agronomique ha deciso che le varietà tedesche non sono adatte al vigneto francese, una scelta che in qualche modo priva i vigneron francesi di una tecnologia che li avrebbe aiutati molto a guadagnare redditività. “La selezione di una varietà resistente alle malattie - spiega il Ministro - è giustificata solo se è adattata ad un territorio nel lungo periodo, ma anche al gusto dei consumatori. È vero che in Germania esistono varietà di viti resistenti a oidio e peronospora, ma si sono rivelate inadeguate alle condizioni attuali della Francia. Detto questo, la ricerca continua, ed è sbagliato dire che l’Inra respinge le varietà tedesche: ci sono diversi esperimenti sul suolo francese di varietà tedesche, con la prospettiva di essere inserite tra le varietà coltivabili dal 2016. Solo i risultati di questa grande sperimentazione sapranno dirci come andrà a finire, senza dimenticare che la stessa Inra, con il programma Resdur, sta facendo lo stesso tipo di sperimentazione sulle varietà autoctone, quindi adatte alle specificità dei nostri terroir, che si sono rivelate resistenti alle malattie fungine conosciute”.
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