Non comprare più vini stranieri finchè quelli prodotti nell’Aude non saranno pagati ai produttori prezzi ritenuti remunerativi, ovvero quelli dei livelli del 2020 più l’inflazione: è la richiesta invitata con una lettera a tutti i commercianti e distributori di vino di Francia, riporta “Vithispere”, da parte del “Syndicat des Vignerons de l’Aude”, e che segue, di poche ore, l’attacco ai camion che importavano vino ed altri prodotti agricoli dalla Spagna, vicino a Narbonne, come riportato qui. Una richiesta, quella firmata dal presidente del Syndacat, Frédéric Rouanet, che come riporta il portale francese era già stata avanzata più volte negli ultimi tempi, ma con i toni che ora si alzano ancora di più, perchè, sarebbe scritto nella lettera, “non mancheremo di effettuare controlli per garantire che questa richiesta venga rispettata. Saremo molto vigili...”.
Non è mancata la riposta della Union des Maisons & Marques de Vin (Umvin), che riunisce operatori che muovono 13 miliardi di euro di giro d’affari, ed il 75% del volume di tutti i vini consumati in Francia, e che sottolinea come tutto il settore vinicolo sia sotto pressione. “Ora più che mai dobbiamo dimostrare responsabilità e ragionevolezza, e non cedere allo scontro. Non si può rilanciare il settore minacciando gli acquirenti e mettendo una parte dell’industria contro l’altra. Non lo si può fare attaccando ancora una volta i camion spagnoli alla frontiera, secondo uno schema fin troppo ricorrente e che si è dimostrato inefficace”, sostiene l’Umvin, che condanna “coloro che invocano azioni violente, giocando sulle difficoltà e sulle emozioni di una minoranza sconvolta, e che sono gli stessi che stanno portando l’intero settore al fallimento. Non possiamo accettarlo”.
E non manca l’invito alle autorità “fare la propria parte, senza compiacimenti o debolezze, per sostenere la legge, la tutela dei beni e delle persone e la libera circolazione dei prodotti nel territorio della Repubblica”. Una vicenda che dice di quanto una parte dell’industria vinicola francese, per anni considerata un mito, un’isola felice nel panorama mondiale, stia invece attraversando una crisi profonda, soprattutto nei prodotti di livello più basso o economico, che, in questi mesi, vi abbiamo raccontato, e che vede i toni accendersi sempre di più, Oltralpe.
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