Con un taglio di oltre il 15% sul 2013, la vendemmia 2014 rischia di classificarsi come la più scarsa dal 1950, con una produzione di vino che potrebbe scendere fino a 41 milioni di ettolitri, anche se molto dipenderà dalle condizioni climatiche delle prossime settimane. È la stima, tutt’altro che ottimistica, di Coldiretti, che sottolinea come a condizionare i risultati siano stati gli effetti del maltempo, che ha colpito gran parte del vigneto italiano. Nonostante l’ampia forbice delle previsioni in questa fase, è ormai certo che l’Italia perderà il primato mondiale nella produzione di vino, a vantaggio della Francia dove le stime per il 2014 dell’Istituto del Ministero dell’agricoltura d’oltralpe danno una produzione di 47 milioni di ettolitri.
I tagli produttivi maggiori, secondo Coldiretti, si dovrebbero verificare nelle Regioni del Sud, ed in particolare in Puglia e Sicilia dove si stimano cali fino al 30%, mentre le regioni del Centro sono le uniche a far registrare un aumento produttivo, stimato attorno al 10%, e il raccolto è invece in calo in tutte le regioni del Nord. Le stime saranno però progressivamente definite perché molto dipenderà dalle prossime settimane, e restano ancora da raccogliere le uve nell’80% del vigneto italiano, con la vendemmia che quest’anno sarà tardiva e non dovrebbe completarsi prima di novembre. Dal punto di vista qualitativo, la stagione è stata fortemente influenzata dalla piovosità che ha alimentato incertezza e impegnato notevolmente gli agricoltori nella difesa dei grappoli, ma se non ci saranno sconvolgimenti, sempre secondo la Coldiretti, si prevede che la produzione made in Italy sarà destinata per oltre il 40% ai 332 vini Doc e ai 73 vini Docg, il 30% ai 118 vini Igt riconosciuti in Italia e il restante 30% a vini da tavola.
La vendemmia in Italia coinvolge 650.000 ettari di vigne, dei quali ben 480.000 Docg, Doc e Igt e oltre 200.000 aziende vitivinicole dalle quali si attiva un motore economico che genera quasi 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino, realizzato per oltre la metà all’estero. Una ricaduta occupazionale stimata complessivamente in 1,25 milioni di persone che riguarda sia quelle impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio. Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.
Nei primi sei mesi del 2014 gli acquisti delle famiglie italiane di vino e spumanti sono risultati in valore pressoché stabili sul 2013 (-0,1%) in un quadro di calo complessivo dei consumi alimentari, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea, mentre le esportazioni sono aumentate del 3% nel primo quadrimestre e, se il trend sarà confermato, a fine anno sarà abbondantemente superato il record di 5 miliardi di euro.
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