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IL DOCUMENTO

Francia la Nazione vinicola migliore al mondo, seguono Italia e Spagna: il rapporto France AgriMer

Transalpini premiati da valore e notorietà dei brand. Lo Stivale ha saputo rinnovarsi in fascia media e alto di gamma. Gli iberici possono fare di più
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Francia la Nazione vinicola migliore al mondo, seguono Italia e Spagna (ph: Pixabay)

Francia al primo posto, Italia seconda e terzo gradino del podio per la Spagna: è la classifica delle nazioni vinicole più competitive al mondo nel 2023 stilata dall’agenzia francese France AgriMer, che fa capo al Ministero dell’Agricoltura, attraverso l’analisi di AgrexConsulting. Il rapporto, intitolato “Fattori competitivi nel mercato globale del vino”, ha analizzato 13 Paesi sulla base di sei indicatori di performance: il potenziale produttivo, i fattori climatici ed energetici, la capacità di posizionamento dei produttori, l’attrattività del portafoglio, i flussi commerciali e gli investimenti e il contesto macroeconomico. Questo documento viene redatto ogni anno dal 2000: si tratta di una vigilanza sulla competitività dei vari mercati nel mondo e gran parte dell’analisi si concentra sulla ripresa economica del settore dopo la crisi dovuta alla pandemia.
I dati sono relativi al 2022, gli ultimi disponibili: “il contesto economico-sociale dell’Europa - si legge nel rapporto - non ha incoraggiato il consumo di vino nel 2022, in quanto il conflitto russo-ucraino ha influito sui costi di produzione delle aziende vitivinicole. Inoltre, l’inflazione presente in alcuni Paesi non è favorevole e ha modificato sia le abitudini che il valore unitario dei vini consumati”. La produzione mondiale di vino nel 2022 è stata di 260 milioni di ettolitri (-1% sul 2021), con la Francia che contribuisce con 45 milioni di ettolitri. Il consumo si è attestato a 232 milioni di ettolitri. Ma al di là dei dati, l’unica certezza restano i Paesi sul podio, che ogni anno guadagnano e cedono posizioni tra di sé, ma che restano saldamente nei primi tre posti: due rapporti fa, per esempio, l’Italia era prima, nello scorso era terza e adesso si ritrova seconda. I tre punteggi, frutto dell’analisi incrociata dei sei fattori, sono vicini tra loro e staccano ampiamente le altre Nazioni: la Francia è in testa con 613 punti, Italia a 606, Spagna a 583, seguite poi da Stati Uniti (529) e Australia (516), a segnalare anche un ampio distacco con i Paesi extra Unione Europea. In sesta posizione c’è la Germania (483 punti), poi Cile (476), Portogallo (469), Sudafrica (465), Nuova Zelanda (451), Argentina (450), Brasile (395) e Cina (345).
Il rapporto parla di “forte competizione sul podio, anche se i numeri dei primi tre Paesi sono tutti in calo rispetto alla precedente analisi”: la Francia è passata in 20 anni da una media produttiva in ettolitri di 55-60 milioni a 40-45 milioni, con un vigneto di 790.000 ettari (area superiore all’Italia, ma minore della Spagna, ndr). L’annata 2022, ricorda il rapporto di France Agrimer, è stata influenzata dagli effetti negativi delle gelate, e le basse rese hanno limitato l’offerta dei vini entry level. A fronte di appena un 5% di vigne irrigate, per le imprese il peso dei costi di produzione è aumentato anche a causa della manodopera e della lotta alle fitopatie. Ma il vigneto francese è anche orientato al biologico, con oltre il 21% delle superfici interessate. Tuttavia la Francia recupera nella classifica generale grazie alla straordinaria capacità di conquistare mercati per il buon valore dei prodotti, la notorietà e la visibilità dei brand. Sul fronte export, una media dei vini fermi a 7,7 dollari/litro e degli spumanti a 20,6 dollari/litro fa della Francia un fortissimo competitor. E se i vini entry level sono poco diffusi e i marchi commerciali non sono molti, tuttavia, ci sono Igp e Dop che sopperiscono a queste mancanze rappresentando di per se stesse dei marchi noti in tutto il mondo.
L’Italia, seconda nel complesso, ha il terzo vigneto mondiale con 680.000 ettari in tutto il Paese e viene definito un Paese “in buona salute”, ma non senza preoccupazioni, a partire dal tema della disponibilità d’acqua: “solo il 30% dei vigneti dispone di un sistema di irrigazione”, si legge nel rapporto. Per il resto, l’Italia ha saputo rinnovarsi nei segmenti commerciali di fascia media e dell’alto di gamma, sfruttando una buona reputazione e una offerta di vini variegata e ben riconosciuta ai consumatori. Per quanto riguarda l’export, il 2022 ha rafforzato il posizionamento competitivo italiano sui mercati esteri, mentre sul fronte interno un consumo totale pari a 23 milioni di ettolitri costituisce il 71% del consumo di alcolici in tutto il Paese, a dimostrazione di come il vino sia per l’Italia un consolidato elemento e valore culturale.
La situazione è simile in Spagna, dove la siccità è un problema più grave delle malattie della vite: gli iberici “potrebbero fare di più se utilizzassero meglio le risorse idriche”, scrive France AgriMer. Dal più grande vigneto mondiale (905.000 ettari) arriva infatti il terzo quantitativo di vino. Sul piano commerciale, la reputazione dei vini spagnoli è “meno forte rispetto a quelli italiani, anche se i prezzi sono molto competitivi”. E ciò si deve a costi di produzione moderati alla luce di modeste rese per ettaro. Nonostante questo vantaggio competitivo, i rincari sui costi produttivi delle imprese spagnole hanno impattato ugualmente sulle vendite. In volume, la Spagna nel 2022 è secondo esportatore, con consumi di vino deboli sul fronte interno (29% del totale prodotto). Infine, c’è un forte dinamismo della ricerca scientifica spagnola, soprattutto in materia di miglioramento e di adattamento dei vitigni alle malattie e alla crisi climatica.

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