Non è una novità che la famiglia Biondi Santi - che inventò letteralmente il Brunello alla fine dell’800 e che oggi è la custode di una delle tradizioni enologiche più illustri del nostro Paese - sia al centro dell’attenzione mediatica del mondo del vino italiano e internazionale non solo per le eccezionali e inimitabili caratteristiche organolettiche dei suoi vini, simbolo di una scommessa secolare sulle potenzialità più autentiche del Sangiovese, ma anche per la forza evocativa del marchio, uno dei pochi fra quelli italiani, capace di stare al pari con i miti del vino francesi. Il Brunello Riserva 1955 di Biondi Santi è stato, infatti, l’unico vino italiano ad essere inserito da “Wine Spectator” fra i 12 vini del secolo (in compagnia di “mostri sacri” del calibro, per esempio, di Château Margaux, Petrus, Romanèe-Conti e Château d’Yquem) e le Riserve de “Il Greppo” sono ormai diventate veri e propri oggetti di “culto” per gli appassionati di tutto il mondo.
Ma può accadere, come è successo di recente, che proprio un nome così importante, di sicuro richiamo e visibilità, possa essere sfruttato maldestramente, in virtù proprio di questa notorietà, semplicemente perché “fa notizia”, e inserito in una campagna d’informazione molto poco ben informata. Per sgombrare il campo dalle molte inesattezze comparse sull’informazione on line, WineNews ha voluto sentire, in esclusiva, Franco Biondi Santi.
“Non c’è nessun cambiamento nella mia azienda. Alla “Tenuta Il Greppo” - spiega Franco Biondi Santi - sono io l’unico a dirigere personalmente l’azienda, come amministratore e ad occuparmi direttamente della sua gestione agronomica ed enologica. Nella Biondi Santi Spa (società commerciale che vende i vini in bottiglia prodotti da Il Greppo, da Poggio Salvi e dal Castello di Montepò, ndr), l’ingegner Pierluigi Tagliabue resta alla sua presidenza; Jacopo Biondi Santi è stato l’amministratore delegato fino al 14 gennaio 2006” (e, comunque, con la moglie Francesca Tagliabue rimangono, nel capitale sociale della Biondi Santi Spa, ndr)”.
“Ognuna delle aziende, che confluiscono per la commercializzazione nella Biondi Santi Spa (che, nei giorni scorsi, ha comunicato ufficialmente di essere estranea a qualsiasi tipo di vendita sottocosto di Brunello di Montalcino al gigante tedesco del discount Aldi, ndr) ha assolutamente autonomia - spiega ancora Franco Biondi Santi - sia dal punto di vista dell’organizzazione e della filosofia produttiva, sia dal punto di vista del numero di bottiglie e della scelta delle politiche di prezzo, che la Tenuta il Greppo ha sempre oculatamente gestito e orientato in base alla qualità dell’annata ed al valore del marchio”. “L’ingegner Pierluigi Tagliabue dirige - commenta Franco Biondi Santi - personalmente Poggio Salvi e Jacopo Biondi Santi il Castello di Montepò”.
Dunque, la “dinastia” Biondi Santi continua ad incarnare la storia di un vino, di una famiglia e di un territorio, e la Tenuta Il Greppo resta il luogo simbolico di questo meraviglioso intreccio, che oggi è custodito da Franco Biondi Santi, 84 anni, ben portati e con programmi di sviluppi aziendali in corso, e che continuerà ad essere custodito dai suoi eredi naturali.
La curiosità - In uscita il Rosato di Franco Biondi Santi
Uscirà a Vinitaly 2006 (Verona, 6/10 aprile) il nuovo vino di Franco Biondi Santi. Si tratta di un Rosato ad Indicazione Geografica Tipica, che per il momento verrà commercializzato soltanto in 3.000 bottiglie. Ottenuto da un salasso di uve Sangiovese, senza macerazione sulle bucce, è il risultato finale di uno studio su questa tipologia, che Franco Biondi Santi conduce da anni (e che l’ha portato a sperimentare diverse soluzioni, tra cui anche quella di una vinificazione totalmente in bianco). Packaging di grande classe con una bottiglia di vetro bianco, che evidenzia il bellissimo, colore cerasuolo brillante, e con un’etichetta color rosa identica all’inconfondibile e classicissimo style delle altre etichette dei vini del Greppo.
Una grande degustazione - Dalla Riserva 1955 alla vendemmia 2001 … Semplicemente emozionarsi per grandi vini
Siamo abituati, uno dei tanti privilegi del nostro mestiere, ad avere molti bicchieri allineati davanti a noi, spesso dal contenuto assai nobile. Non molto spesso, però, capita che questi bicchieri (e il loro contenuto) riescano ad emozionare così tanto da restare indelebilmente impressi non solo nella memoria - e non tanto in quella sensoriale - ma anche, e soprattutto, nel cuore di chi assaggia.
Ancora un altro privilegio del nostro lavoro, quello di poter provare questa rara ed autentica emozione, quasi primordiale, mentre Franco Biondi Santi con calma e con la signorilità che lo contraddistingue, spiega a me e a pochi altri colleghi, l’andamento climatico di annate come il 1955, il 1970, il 1983 o il 1988 (è successo il 10 gennaio di quest'anno, in un freddissimo martedì, in occasione di un'esclusiva degustazione di splendide vecchie annate di Brunello).
Nei bicchieri il rubino brillante (qualcuno direbbe scarico) di alcune delle Riserve di Brunello più importanti del ricchissimo archivio del Greppo. Tra queste, quel 1955, semplicemente mitico, per chi come me non lo aveva mai assaggiato. Mi aspettavo di concentrarmi sulle suggestioni organolettiche che questo vino avrebbe certamente regalato (come in effetti ha regalato), cercando di carpirle tutte in uno sforzo razionale, invece, è stato piuttosto il vino a decidere quale corda toccare con più insistenza, finendo per passare dai sensi, ma solo per arrivare al cuore.
Qualcuno poi ci spiegherà, per esempio, che il Brunello Biondi Santi in cui l’acidità gioca un ruolo fondamentale è un vino non sempre bilanciato, ma per una volta tanto che parlino con la certezza che nessuno li ascolterà.
Franco Pallini
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