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“Frodi. Confessioni di un repressore”, dentro al reato agroalimentare con Gianfranco Scarfone

Una vita, dalla fine degli anni Settanta, nel Ministero dell’Agricoltura, nel Servizio Repressioni Frodi e nel Noc, raccontata in prima linea
agroalimentare, FRODI, GIANFRANCO SCARFONE, Non Solo Vino
“Frodi. Confessioni di un repressore” di Gianfranco Scarfone

“In fondo mi era tutto chiaro quando entrai a far parte della squadra Servizio Repressione Frodi. Lo sapevo che non mi sarei occupato di semplici controlli nel settore agroalimentare. Sapevo che presto il mio modo di vedere le cose, di sentire i profumi, di percepire i sapori, sarebbe cambiato per sempre”. Inizia così la prima delle confessioni di Gianfranco Scarfone che, firmando il volume “Frodi. Confessioni di un repressore”, porta “dentro” al reato agroalimentare, una vita, dalla fine degli anni Settanta fino alla pensione, nel Ministero dell’Agricoltura e nel Servizio Repressioni Frodi della Calabria, e da qui nel Noc (Nucleo Operativo Centrale) operando in tutta Italia contro le frodi e le sofisticazioni alimentari.
“E oggi, mentre la fine di questa storia s’avvicina, mi porto dentro l’angoscia di chi non riesce a entrare in un supermercato da cliente, uno di quelli che pensano solo a riempire il carrello, rovesciando dentro una confezione dopo l’altra, senza niente per la testa se non comprare e comprare - scrive nel volume (Link editore, novembre 2020, pp. 192, prezzo di copertina 15 euro), in cui racconta la sua esperienza professionale in prima linea, e che è dedicato al capo del Noc Giuseppe Fraggetta - vorrei scegliere cosa portare a casa lasciandomi convincere dal colore del pacchetto, dal prezzo scontato, da uno spot divertente visto la sera prima in Tv. O più semplicemente da un odore. Ma so che non accadrà, non più. Io non sono quel genere di persona: io controllo. Sono l’uomo giusto se vi serve una ragione per stare lontani da qualcosa che vorreste mangiare o bere. Questa è la storia che mi tiene sveglio. La mia storia, la storia che non mi lascia riempire quel maledetto carrello”.

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