E’ ora di rivedere le politiche agricole dei Paesi più industrializzati per affrontare seriamente l’emergenza alimentare. Su questo fronte sono allineati due dei maggiori economisti Usa, Jeremy Rifkin e Allen Sinai, le cui dichiarazioni nel G8/Agricoltura sono su www.g8agricultureministersmeeting.mipaaf.com.
“Il 40% dei terreni coltivati serve - nota Rifkin - a produrre mangimi per gli animali e non cibo per gli uomini. Siamo circa 6 miliardi di persone e arriveremo ad essere 9 miliardi. La produzione ed il consumo di carne potrebbero, quindi, raddoppiare, e costringerci ad usare l’80% dei campi per nutrire gli animali, che devono nutrire i ricchi. Questa è una delle grandi ingiustizie del mondo e il motivo per cui siamo impantanati nella crisi. 250 milioni di persone rischiano di morire di fame, 850 milioni sono sottonutrite. Eppure, il 40% della terra disponibile viene usato per nutrire gli animali, perchè i ricchi dei Paesi industrializzati possano mangiare carne. Le politiche agricole adottate a livello globale sono talmente schizofreniche da risultare patologiche. Eppure continuiamo a garantire sussidi per la produzione di mangimi. Non possiamo più permettercelo”.
Allen Sinai nota, invece, come “per troppo tempo i settori agricoli delle economie mondiali si sono ridotti e si è incentivato l’abbandono dell’agricoltura; di conseguenza, alcuni Paesi, specie quelli in via di sviluppo, si sono trovati ad avere una domanda di generi alimentari molto più alta dell’offerta”. “E’ giunto il momento - conclude Sinai - di riconoscere l’importanza dei problemi del settore agricolo, specialmente in questa situazione di crisi economica mondiale e di carenza di cibo. I paesi industrializzati, ma anche quelli in via di sviluppo, devono quindi incentrare le proprie politiche sulla produzione agricola, in modo da accorciare il gap esistente tra domanda ed offerta”.
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