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GLI AGRICOLTORI ITALIANI HANNO VISTO I LORO REDDITI CROLLARE DEL 30% DAL 2000 AL 2010. NELLO STESSO TEMPO, NELL’UNIONE EUROPEA SONO SALITI IN MEDIA DEL 15%. L’ALLARME DELLA CIA-CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI

Bella l’agricoltura: contatto con la natura, produzioni tipiche, made in Italy di qualità. Peccato, però, che, in questo panorama fiabesco e bucolico, salti fuori che i redditi degli agricoltori, in 10 anni, sono crollati del 30%. Lo sottolinea la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori che evidenzia come, nello stesso tempo, siano lievitati i costi di produzione. “In 10 anni, dal 2000 al 2010, i redditi degli agricoltori italiani sono crollati di oltre il 30%. Nello stesso periodo i costi per i mezzi di produzione, per i contributi e la burocrazia sono cresciuti del 18%, mentre i prezzi praticati sui campi sono scesi del 14%. I nostri produttori vivono una situazione sempre più preoccupante e, in ambito europeo, sono quelli che hanno subito gli effetti più drammatici di una crisi che non accenna a stemperarsi. L’anno critico, per l’organizzazione diretta da Giuseppe Politi, è stato il 2009, quando i redditi sono crollati del 20,6% sul 2008. Ma è stato tutto il trend decennale ad essere stato drammatico, con il segno “+” solo nel 2000, nel 2004 e nel 2008, con aumenti che spesso non hanno neanche colmato le perdite dell’anno precedente.
Situazione resa ancora più grave, per l’Italia, dal fatto che i redditi agricoli nell’Unione Europea, in media, sono cresciuti del 15% nello stesso periodo.
E anche nel 2010 non è andata bene per il Belpaese: -2,8% sul 2009. Peggio dell’Italia, secondo la Cia, hanno fatto solo Grecia e Romania (-3,5%) e Regno Unito (-6,4%), che, tuttavia, aveva fatto segnare aumenti dei ricavi nel 2009. Le performance più rilevanti riguardano, invece, Danimarca (+56,6%), Estonia (+46,3%), Paesi Bassi (+39%) e Francia (+34,4%). E anche Spagna e Portogallo, pur in mezzo ad una fortissima crisi economica, hanno fatto fanno registrare aumenti.
“Ormai - rileva la Cia - gli agricoltori sono in una situazione di piena emergenza. Di “profondo rosso”. Le imprese agricole non riescono più a sostenere i costi che rappresentano macigni opprimenti sulla gestione aziendale. Uno scenario, oltretutto, aggravato dai prezzi praticati sui campi non certo remunerativi o addirittura in forte calo come quelli dell’ortofrutta. Un mix esplosivo che ha tagliato di netto i redditi dei produttori che incontrano sempre più difficoltà e ostacoli. Un vero dramma cui bisogna porre al più presto adeguati ripari. Purtroppo, sino ad ora l’attenzione del governo verso il settore è stata scarsissima. È stato fatto poco e nulla. Le imprese agricole chiedono validi sostegni per poter stare sul mercato e fornire il loro contributo economico e sociale. Per questo la Confederazione dice basta al silenzio assordante nei confronti di un settore che è patrimonio del nostro Paese. Non si può assistere passivamente alla distruzione di una realtà, quella agricola, che è una risorsa vitale. Un settore economico che coinvolge direttamente e indirettamente più di 4,5 milioni di persone tra agricoltori, lavoratori e attività industriali collegate alla produzione agricola. Più di un milione di famiglie vivono di agricoltura. Dai cereali all’uva, dall’olio d’oliva all’ortofrutta, dalla zootecnia da carne al settore lattiero-caseario, al florovivaismo, in tutti i casi lo scenario è preoccupante. Servono interventi urgenti, straordinari e concreti. È quindi, giunto il momento degli atti tangibili. Le imprese agricole sono in grande affanno. Oltre a tempestive misure, serve un nuovo progetto di politica agraria”.

Focus - Dal 2000 al 2010 (con variazione percentuale sull’anno precedente), ecco i redditi degli agricoltori italiani
2000, +1,6%
2001, -1,8%
2002, -2,6 %
2003, -2,2%
2004, +3,5%
2005, -10,4%
2006, -3,4%
2007, -2,0%
2008, +2,%
2009, -20,6%
2010, -2,8%

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