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ATTUALITÀ

Gli italiani non rinunciano al pane del fornaio, ma è crisi per il frumento tenero nazionale

Report Ismea: le rese in alcuni dei maggiori areali di produzioni vengono stimate in flessione con picchi negativi fino al 20%
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Il pane è un alimento che non manca mai nelle tavole (ph: Manfred Richter da Pixabay)

Ricordate il periodo peggiore del Covid quando il pane non si acquistava più ma lo si produceva in casa? Adesso sfilatini e pagnotte che mettiamo a tavola tornano ad essere quelle prodotte dai fornai. Come riporta Ismea, nel primo semestre 2023, prosegue la crescita tendenziale degli acquisti domestici del pane sfuso artigianale effettuati presso la Gdo ed i negozi tradizionali (+7,1% in volume e +18,0% in valore). Ismea evidenza che, in un contesto di crisi economica generalizzata, i consumi si spostano sempre più verso i prodotti più semplici e di base per l’alimentazione. Al pane, anche in un contesto economico non privo di difficoltà, non si rinuncia .
Per il frumento tenero, sia a livello globale che italiano, non è un periodo dei migliori. Ismea evidenza che “dopo un biennio caratterizzato da prezzi agricoli ed energetici particolarmente elevati a causa di fattori sanitari e successivamente geopolitici, nel primo semestre 2023 si evidenziano elementi di raffreddamento dei mercati, ancora inquadrati, tuttavia, in un contesto internazionale molto difficile, con particolare riferimento alla guerra in Ucraina che sul fronte delle materie prime agricole potrebbe determinare ulteriori impatti”.
Nel 2022 i raccolti di frumento tenero si sono attestati a 770 milioni di tonnellate (+2,9% rispetto all’anno precedente) con gli aumenti più importanti che si sono registrati in Canada, che recupera le perdite dell’anno precedente, Russia e Kazakistan. In netto calo la produzione di Ucraina e Argentina e anche dell’Unione Europea. Anche la domanda globale è aumentata (+1,5%) mantenendosi su livelli inferiori all’offerta e consentendo recupero delle scorte (+3,3% sul 2021 a 277 milioni di tonnellate) . Per la situazione produttiva in Italia, i dati recentemente diffusi dall’Istat indicano una crescita delle superfici (+11,6%) e dei raccolti (+10,6% a 3 milioni di tonnellate): si tratta di dati provvisori e suscettibili di revisioni ulteriori nei prossimi mesi. Allo stesso tempo, diversi operatori del settore esprimono preoccupazioni sul profilo qualitativo della granella peggiorato dalle piogge di maggio ed inizio giugno; se questi preoccupazioni fossero confermate, continua Ismea, parte della produzione potrebbe risultare merceologicamente declassata. In particolare, le superfici investite dovrebbero attestarsi a poco più di 601.000 ettari (+11,6% sul 2022) per volumi di granella che dovrebbero raggiungere 3 milioni di tonnellate (+10,6% rispetto ai deludenti quantitativi del 2022 penalizzati dalla marcata flessione delle rese causata dalla siccità); le rese, anche per quest’anno, sono indicate in ulteriore calo dell’1%.
Le rese in alcuni dei maggiori areali di produzioni in Veneto, Piemonte e Lombardia vengono stimate in consistente flessione con picchi negativi fino al 20%. Nel caso dell’Emilia-Romagna, l’alluvione di metà maggio scorso ha fortemente penalizzato le coltivazioni causando contrazioni delle rese superiori al 35% a Ravenna ed a Forlì - Cesena e al 20% a Bologna. In generale, la regione dovrebbe registrare nel 2023 le rese minime degli ultimi 10 anni (5 tonnellate per ettaro) e i raccolti più bassi, a poco più di 750.000 tonnellate, contro un valore medio del decennio pari a 890.000 tonnellate (-15%). Viene indicato, inoltre, che 3.500 ettari seminati a frumento tenero sono stati inondati per più giorni, causando un mancato raccolto pari a circa 18.000 tonnellate. L’Italia è strutturalmente deficitaria di frumento tenero e importa il 60% del proprio fabbisogno: lo scarso livello qualitativo che si prefigura per i raccolti nazionali nel 2023 potrebbe determinare una spinta aggiuntiva all’import.

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