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ESTERI

Gli occhi del mondo su Taiwan: economia ricca e occasione per il commercio globale del vino

Il mercato enoico vale poco più di mezzo miliardo di dollari, le importazioni 264,5 milioni di euro. La quota dell’Italia pesa solo il 7,5%
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Il mercato del vino di Taiwan (credit: Ansa)

Se il 2022 è stato l’anno in cui l’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto il mondo, la paura di molti analisti geopolitici e militari è che il 2023 possa diventare l’anno dell’invasione cinese di Taiwan. Le tensioni con Pechino, che da sempre considera Taiwan una sua provincia ribelle, hanno superato da tempo i limiti di guardia, ma la questione è decisamente complessa, perché il sogno di riunire tutti i territori cinesi risale alla nascita della stessa Repubblica di Cina, nel 1949, e le implicazioni politiche, economiche e militari, negli equilibri dell’area Asia-Pacifico, sono enormi. Dal punto di vista di chi si occupa di vino, invece, Taiwan è un piccolo mercato straordinariamente promettente, frenato nella sua crescita, dai due anni di pandemia.

Partendo dalle basi, la Repubblica di Cina, che conta 23,9 milioni di abitanti, ha visto una crescita spettacolare della sua economia negli ultimi 50 anni: da qui, oggi, passa il 40% del commercio mondiale, e l’isola controlla anche il 92% della capacità produttiva di semiconduttori avanzati, fondamentali per qualsiasi tipo di strumentazione tecnologica. Il Pil pro capite, così, è arrivato a quota 36.051 dollari, ma a questi ritmi potrebbe arrivare a 47.305 dollari già nel 2028, diventando così una delle economie più ricche del mondo. E il vino? Oggi, ha un ruolo piuttosto marginale nei consumi del Paese, e muove un’economia di poco più di mezzo miliardo di euro (secondo i dati di Euromonitor International analizzati dall’Icex - España Exportación e Inversiones). Vini rossi e Champagne dominano un mercato in cui i vini fermi imbottigliati valgono l’87,55% del mercato a valore ed il 91,1% a volume, mentre lo sfuso sta lentamente scomparendo.

Se l’economia legata ai consumi di vino è relativamente stabile da qualche anno, a crescere in maniera importante sono invece le importazioni, passate dai 174 milioni di euro del 2016 ai 264,5 milioni di euro del 2021. La Francia detiene una quota del 43% del mercato, con l’Italia ancora distante, a poco meno di 20 milioni di euro di vino esportato, ossia il 7,5% del totale, poi Spagna, Stati Uniti, Australia e Cile. Ma chi sono i wine lovers di Taiwan? In linea di massima, sempre secondo il report dell’Icex, si dividono in due categorie: da un lato i consumatori abituali, adulti, che ascrivono il vino ad uno status sociale elevato. Dall’altro i giovani, con potere d’acquisto medio e livello culturale alto: hanno tra i 20 ed i 40 anni, di vino sanno ancora poco, e la loro domanda, spinta più che altro dalla curiosità, è molto elastica. Guardando ai prezzi medi, gli spumanti spuntano 19,27 dollari al litro (+12,36% dal 2016 al 2021), i vini fermi imbottigliati 11,48 dollari al litro (+46,61% dal 2016), e i vini liquorosi 3,36 dollari al litro (+23,07%).

La dinamica, anche a Taiwan, è quella della premiumisation della domanda, che guarda con sempre maggiore attenzione ai vini di prezzo medio. A livello commerciale, il mercato dell’isola non presenta grandi peculiarità, se non grande rigidità delle autorità doganali, che rendono fondamentale la scelta di un importatore adeguato. Inoltre, va sottolineata l’importanza del canale Horeca, per cui passa il 30% dei volumi ed il 50% dei valori fatturati dal vino: il prezzo medio della bottiglia, grosso modo, è il doppio del canale off trade. Il formato più comune sul mercato è la bottiglia da 0,75 litri, e packaging ed etichetta giocano un ruolo di primissimo piano, un po’ come accade in Cina: il design è di per sé un simbolo dello status del vino che si sta comprando. Infine, uno sguardo al 2025 e alle prospettive future: per il mercato del vino di Taiwan è infatti prevista una crescita del +6,93% dei volumi e del +10,62% dei valori.

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