Sono 230.000 i lavoratori irregolari in agricoltura nel 2022, rappresentano un quarto del totale degli occupati e oltre il 34% dei lavoratori dipendenti del settore. Le donne sono 55.000. Oltre 220 milioni di ore irregolari, oltre la metà lavorate nelle regioni del Mezzogiorno. Un comparto sotterraneo che vale 157,4 miliardi, pari al 9,5% del Pil, in calo comunque sull’anno scorso. Ecco i dati, presentati oggi a Torino, da Jean-René Bilongo, presidente dell’Osservatorio Placido Rizzotto, invitato a “Grandi Langhe 2023” (edizione n. 7, promossa dal Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e dal Consorzio di tutela Roero, con il supporto di Regione Piemonte e Intesa San Paolo, pronti ad accogliere buyer da oltre 30 Paesi tra cui Usa, Canada, Australia, Brasile, Giappone ed India, enotecari, ristoratori e importatori italiani e internazionali il 30 e 31 gennaio alle Ogr-Officine Grandi Riparazioni, dove più di 240 cantine presenteranno le nuove annate delle Docg e Doc di Langhe e Roero, e, più in particolare, Barolo 2019 e Riserva 2017, Barbaresco 2020 e Riserva 2018; Roero 2020 e Riserva 2019, Roero Arneis 2022 e Riserva 2020) ad introdurre un argomento di attualità sulle condizioni dei lavoratori agricoli. Scelta coraggiosa del Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani, che ha inviato esperti del settore a confrontarsi su questo tema, al convegno “Changes”, sollecitati da Valentina Furlanetto, giornalista di Radio 24 e autrice del libro “Noi Schiavisti”.
Jean-René Bilongo, presidente dell’Osservatorio Placido Rizzotto, ha poi introdotto il tema presentando gli ultimi dati dell’Osservatorio. L’Ispettorato del Lavoro ha fatto 65.686 ispezioni nel 2021, di queste quasi il 9% ha riguardato il settore agricolo e 3.000 hanno dato un riscontro irregolare (55%). I lavoratori interessati dagli illeciti individuati nel settore agricolo sono stati 6.804 (l’11% del totale), di questi 797 (59%) sono stati interessati da caporalato o sfruttamento lavorativo. Davide Donatiello, docente di Sociologia dell’Università di Torino, ha portato il focus sulle tendopoli di vendemmiatori, negli ultimi anni, oggetto di indagine sulle colline del Moscato d’Asti, intorno a Canelli: “gli stranieri impiegati nelle vigne sono ormai la maggioranza. Negli Anni Novanta del Novecento arrivarono macedoni, albanesi, bulgari e rumeni: hanno sviluppato rapporti di fiducia con i datori di lavoro, hanno contratti di lavoro regolari e in alcuni casi hanno fatto anche carriera. Fenomeno nuovo sono i rifugiati politici che si muovono in cerca di lavoro ma non hanno una rete di contatti sul territorio né competenze agricole, sono quelli più deboli e soggetti a finire nel mercato della manodopera irregolare. Le cooperative, che forniscono servizi in agricoltura, hanno assunto un ruolo importante: forniscono flessibilità e meno oneri burocratici. I territori virtuosi che operano nell’ottica della qualità, ricercano oggi anche la sostenibilità nella manodopera. Si stanno attivando delle sinergie tra filiere agricole diverse, ad esempio tra l’ortofrutticolo e il viticolo, e promuovere più collaborazione tra le aziende agricole in modo che ci possa essere una condivisione della manodopera. “Parliamo di un argomento che è anche legato all’immagine del nostro territorio che punta alla qualità in tutto anche nella regolarizzazione della manodopera - ha detto il presidente del Consorzio del Barolo, Matteo Ascheri - oltre 4.000 persone sono impiegate nelle nostre vigne, di cui la metà sono assunti dalle aziende. L’altro 50% arrivano dalle cooperative ed è qui che abbiamo bisogno di maggior collaborazione anche da parte di Confcooperative Cuneo, a cui abbiamo chiesto di fare sinergia”. Stefano Quadro, segretario generale di Confcooperative Piemonte, ha evidenziato come “solo il 40% delle cooperative nazionali sono iscritte ad un’associazione di rappresentanza. Il problema è quello della falsa cooperativa. Con il Consorzio abbiamo avviato un dialogo per monitorare la situazione nelle Langhe”. Monica Ciaburro, componente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, ha ricordato che “il nuovo Governo ha subito messo in campo un decreto sulla condizione sociale che comprende anche il caporalato. Occorre che arrivare laddove il caporalato risponde ad un vuoto dello Stato. Oggi sono state introdotte sanzioni molto pesanti”. “Nel nostro ufficio, che ha competenze anche sul territorio di Langhe e Roero - ha detto Francesca Dentis, Sostituto Procuratore della Repubblica di Asti - ci sono 2.900 fascicoli all’anno, di cui 3 per caporalato andati a giudizio dal 2019 al 2022. I lavoratori interessati arrivano dal Senegal, Nigeria, Nuova Guinea e Gambia. Imputati sono albanesi e macedoni, e nessun imprenditore vitivinicolo”.
Un tema complesso e delicato, dunque, quello del lavoro irregolare in agricoltura, che proprio nei territori del grande vino italiano come le Langhe, che sono tra quelli dove l’agricoltura ha maggior valore aggiunto, può trovare un laboratorio ed un luogo di confronto privilegiato, per cercare soluzioni reali e concrete. Ma se al centro del dibattito c’è il tema del lavoro, nei calici, i protagonisti sono “Re Barolo” ed i grandi vini di Langhe e Roero, che si presentano nella prima capitale d’Italia, celebrando un fil rouge che lega le loro vicende alla storia italiana, fin da quando, a metà Ottocento nel mentre che si faceva l’Unità d’Italia, la Marchesa di Barolo Giulia Colbert Falletti e Camillo Benso Conte di Cavour ne avviarono la produzione nelle Langhe. WineNews è a “Grandi Langhe 2023”, oggi e domani, a Torino, per assaggiare le nuove annate delle Docg e Doc del Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani e del Consorzio del Roero (in particolare, Barolo 2019 e Riserva 2017, Barbaresco 2020 e Riserva 2018; Roero 2020 e Riserva 2019, Roero Arneis 2022 e Riserva 2020), con la quale prosegue la stagione 2023 che vede il debutto sulla scena dei più prestigiosi vini italiani. Che si presentano a Torino, alle Ogr-Officine Grandi Riparazioni, bellissimo ex complesso industriale di fine Ottocento, oggi hub di innovazione ed arte, dove più di 240 produttori presentano le nuove annate dei vini di Langhe e Roero e il loro territorio, “in modo coeso e unitario. Abbiamo voluto confermare Torino come città per il nostro evento come segno di crescita a livello internazionale, attirando buyer da tutto il mondo, e stringendo i legami col territorio di Langhe e Roero e del Piemonte in generale”, spiega Matteo Ascheri, presidente Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Ed in questo territorio, come in pochi altri, si possono raccontare pagine importanti della storia del vino italiano e d’Italia, attraverso i migliori assaggi delle nuove annate dei grandi vini di Langhe e Roero, e la voce dei produttori simbolo del primo territorio del vino italiano Patrimonio Unesco, dove a metà Ottocento mentre nasceva l’Unità d’Italia, la Marchesa di Barolo Giulia Colbert Falletti e Camillo Benso Conte di Cavour iniziarono la produzione del Barolo, amato dai Savoia, primi Re d’Italia, e prodotti anche dal Presidente-viticoltore per eccellenza, tra i padri della Repubblica Italiana, Luigi Einaudi, fino ad oggi. E lo faremo anche con le degustazioni in redazione per la monografia (Marzo 2023) de “I Quaderni di WineNews” dedicata al Barolo.
Focus - Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani in numeri
542 aziende vitivinicole associate
10.000 gli ettari di vigneti delle denominazioni tutelate così suddivisi:
Barolo 2.214 ettari;
Barbaresco 812;
Dogliani 761;
Diano d’Alba 209;
Barbera d’Alba 1.672;
Nebbiolo d’Alba 1.125;
Dolcetto d’Alba 927;
Langhe 2.396 ettari (di cui 939 ettari Langhe Nebbiolo).
66 milioni di bottiglie prodotte.
9 denominazioni tutelate (Barolo, Barbaresco, Dogliani, Dolcetto di Diano d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe, Dolcetto d’Alba, Nebbiolo d’Alba, Verduno Pelaverga).
Focus - Il Roero in numeri
250 aziende vitivinicole associate
1.300 ettari di vigneti
7,5 milioni di bottiglie
1 denominazione tutelata che si esprime in 5 tipologie (Roero Bianco, Roero Bianco Riserva, Roero Rosso e Roero Rosso Riserva e Roero Spumante)
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