C’è un nuovo obiettivo nel mirino della criminalità organizzata: i terreni agricoli oggetto del Green Deal europeo. Lo ha rivelato Enzo Serata, direttore Unità di informazione finanziaria (Uif), l’ente anti-riciclaggio della Banca d’Italia, nei giorni scorsi, nel suo discorso dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia: “interessi della criminalità organizzata continuano ad essere riscontrati anche nel settore delle energie rinnovabili, sia nelle fasi connesse all’acquisto delle aree da destinare agli impianti, sia nelle attività di progettazione, costruzione e installazione degli impianti stessi”.
A destare l’allerta, riporta “Il Sole 24 Ore”, è l’analisi che è stata eseguita sulle Segnalazioni per operazioni sospette (Sos) che hanno evidenziato una certa dinamica: “sono emersi acquisti di terreni agricoli per l’installazione di impianti fotovoltaici con il riconoscimento di elevate provvigioni a favore degli agenti immobiliari in legami d’affari con nominativi indagati per fatti di criminalità organizzata - ha detto Serata - In numerosi casi, le parti venditrici risultavano rappresentate dal medesimo procuratore che, una volta incassato il prezzo, ha trasferito al venditore per una parte sensibilmente inferiore a quanto percepito”.
L’interesse di Camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra sui fondi europei è purtroppo cosa nota, ma sembra che ultimamente ci sia stato un aumento di attività sospette che sta preoccupando le autorità investigative. In particolare, lo stato di allerta è legato al fatto che la maggior parte dei progetti del Green Deal sono legati alle aree del Mezzogiorno, storicamente controllate dalla criminalità organizzata: “seppure le segnalazioni sospette relative al settore delle rinnovabili sono diffuse sull’intero territorio nazionale, rilevanti concentrazioni di tali casistiche sono presenti in aree a elevata densità mafiosa”.
Sul valore effettivo degli investimenti sulle rinnovabili dell’Italia girano diverse stime, ma per dare un ordine di grandezza è utile osservare i numeri diffusi da Stefano Besseghini, presidente dell’Arera, nella relazione annuale esposta a Governo e Parlamento a inizio luglio in cui è stato evidenziato che “gli oneri gestionali di sistema sono stati una voce rilevante negli ultimi 13 anni: abbiamo pagato circa 162 miliardi, dei quali circa 142 miliardi a copertura degli incentivi attualmente operativi per le rinnovabili”. Un business notevole che fa gola ai malintenzionati e che rischia di inquinare le buone pratiche “green”.
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