C’è chi la battaglia di Greta per il clima la porta avanti da decenni: accanto alla produzione di miele, un simbolo del made in Italy da tempo in crisi produttiva, gli apicoltori lottano ogni giorno in difesa dell’ambiente salvando la vita delle api, “sentinelle” per eccellenza della salute del pianeta e della nostra, scongiurando la profezia di Einstein che “se scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. E, invece, grazie a questi “supereroi” - a Congresso con l’Aapi-Associazione Apicoltori Professionisti Italiani (Grosseto, 29 gennaio-2 febbraio) per dare voce al settore dell’apicoltura professionale italiana - le api, minacciate da pesticidi e parassiti e alle prese con il clima impazzito e una natura in affanno, resistono. Ma, al di là dei negazionisti del climate change, non lanciano più segnali, quanto la certezza di una crisi ambientale senza precedenti. In ballo c’è il 70% di quello che mangiamo, tanto vale il servizio di impollinazione che le api forniscono alla nostra agricoltura, produzioni di punta comprese, con il rischio, sosteneva già anni fa l’entomologo Giorgio Celli, di una carestia mondiale
Un popolo, quello degli apicoltori e quello delle api che abitano gli alveari italiani, in lotta continua. “Le nostre prime battaglie sono datate - sottolinea a WineNews il presidente Aapi Claudio Cauda - a partire dal riconoscimento del miele come prodotto agricolo da parte dell’Ue negli anni Novanta, e alla valorizzazione del miele italiano vergine integrale. Tra i primi, ci siamo battuti per l’obbligo dell’indicazione in etichetta del Paese di origine e per una Legge di riconoscimento del settore, la 313/2004. Negli ultimi decenni è iniziata la lunga lotta contro i neonicotinoidi, i pesticidi responsabili del fenomeno della moria della api, in un confronto a 360° con il mondo esterno che in parte voleva negare l’evidenza, per gli enormi interessi messi in campo dalle multinazionali, molto più “armate” di noi. Ma abbiamo fatto leva sull’opinione pubblica, sensibile alle problematiche ambientali, e questo ci ha permesso di vincere la nostra battaglia. Sempre promuovendo il miele, e battendosi contro le adulterazioni, dall’estero in particolare, di fronte al calo produttivo e alle difficoltà del mercato legate al cambiamento climatico, la nostra battaglia più difficile: non abbiamo armi per combatterlo, siamo obbligati a subirlo. Possiamo però conoscerlo e studiarlo, a partire dal comportamento delle piante, e questo sarà il tema del Congresso”. L’ultima sfida? “Lanciare un ponte all’agricoltura italiana perché diventi un modello di italianità sostenibile, con il miele in prima fila come elemento di valutazione e monitoraggio di salubrità dei prodotti, dei territori e della vita, anche per gli altri settori”.
Battaglie che gli apicoltori italiani combattono dall’Italia all’Ue, alleandosi con gli apicoltori degli altri Paesi. “Siamo la locomotiva di Bee Life, il coordinamento europeo delle associazioni apistiche con le quali portiamo avanti le nostre istanze, battendosi contro i pesticidi e il glifosato - spiega a WineNews Giuseppe Cefalo, presidente Unaapi tra i promotori del Congresso con, tra gli altri, Arpat, Cia, Conapi e Osservatorio Nazionale Miele, con il patrocinio della Regione Toscana - oggi, accanto alla richiesta di una maggiore omogeneità delle normative nazionali e delle loro applicazioni, il nostro obbiettivo è portare la salvaguardia degli insetti impollinatori nella nuova Pac. Se ci riusciamo sarà una Pac più sostenibile dal punto di vista apistico, creando le condizioni nelle campagne affinché le api possano sopravvivere e stare bene, grazie ad una serie di incentivi e premialità all’agricoltore, che viene messo per la prima volta al centro”.
Un settore, l’apicoltura professionale, troppo spesso “pecora nera” dell’agricoltura italiana e che finisce nel dimenticatoio istituzionale, nonostante i suoi numeri: 60.000 apicoltori e 1.500.000 alveari censiti, il 50% stanziali, il 50% nomadi, per una produzione che vale 150 milioni di euro e con l’Italia che detiene il record di oltre 50 varietà di miele; il 66% degli apicoltori sono produttori in autoconsumo e detengono circa il 24% degli alveari, i restanti producono a fini commerciali; 1.800 (il 3% del totale) ha 150 o più alveari, ma detengono più o meno il 50% (750.000) del totale degli alveari censiti. Si stima che l’attività di impollinazione delle api alle colture agricole abbia un valore di 2 miliardi di euro.
Se imparassimo a leggere con attenzione quanto ci dicono le api, dicono gli apicoltori, ne guadagnerebbero l’ambiente e soprattutto le generazioni a venire, come quella di Greta, più consapevoli che per “per fare tutto ci vuole un fiore” e delle poetiche parole di Rodari cantate da Sergio Endrigo a generazioni e generazioni di bambini.
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