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Guardia di Finanza contro pesca abusiva vongole. Con l’operazione “Laguna reset” ha sgominato una articolata organizzazione specializzata nel commercio di vongole pescate abusivamente provvedendo ad una serie di arresti e sequestri in tutta Italia

La Guardia di Finanza di Venezia, con l’operazione denominata “Laguna reset” ha sgominata una articolata organizzazione specializzata nel commercio di vongole pescate abusivamente provvedendo ad una serie di arresti e sequestri in tutta Italia. L’organizzazione commercializzava illecitamente, in tutta Italia ed anche all’estero - secondo quanto ricostruito dalla finanza - tonnellate di vongole pescate abusivamente nella laguna di Venezia, con sistemi ed attrezzi dannosi per l’ecosistema lagunare. Le fiamme gialle, coordinate dalla Procura di Venezia, hanno ricostruito l’intera attività criminale che interessava Veneto, Lazio, Campania, Sicilia ed Emilia Romagna, eseguendo 40 ordinanze di misure cautelari (di cui 24 arresti) e 55 perquisizioni, emesse dal Gip di Venezia nei confronti di altrettanti operatori del settore ittico e pescatori.
Sequestrate, inoltre, tre ditte operanti come centri di spedizione e depurazione di molluschi, sequestrate 16 imbarcazioni da pesca per il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a oltre 5mln di euro. I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere, ricettazione e frode in commercio al falso ideologico in atto pubblico e danneggiamento aggravato.
L’indagine “Laguna reset” della Guardia di finanza è il risultato di due anni di attività, con appostamenti, intercettazioni telefoniche, riprese video, localizzazioni e tracciamenti Gps. Le fiamme gialle di Venezia, coordinate dalla Procura, hanno ricostruito l’intero percorso delle vongole pescate abusivamente in laguna, spesso con metodi ed attrezzi dannosi per l’ambiente ma anche le condotte illecite nel trattamento e depurazione dei molluschi.
Gravi quindi i rischi in materia sanitaria anche perché le etichette con i requisiti di tracciabilità erano alterate con false date di confezionamento e zone di produzione prima di essere inviate in gran parte del paese e in Spagna. Gli indagati, poi, hanno prodotto danni seri all’ambiente lagunare per i metodi di pesca illeciti utilizzati come l’utilizzo delle cosiddette “gabbie”, “pompette” e “vibranti”. Tutti attrezzi da pesca vietati in laguna perché provocano un violento sommovimento del fondale. Rilevante è risultata anche l’evasione fiscale commessa dai soggetti coinvolti nell’indagine perché gran parte del pescato veniva venduto “in nero”. Sempre agli arresti domiciliari sono stati posti anche cinque grossisti di prodotti ittici.

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