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TRADE INTERNAZIONALE

Guerra dei dazi al via: i primi obiettivi sono Canada, Messico e Cina. Preoccupazione in Ue

L’export italiano negli Usa vale 66,4 miliardi. Per Matteo Zoppas (Ice) “il made in Italy può subire un colpo”, in particolare moda, vino e meccanica
DAZI, DONALD TRUMP, EXPORT, UNIONE EUROPEA, Italia
Al via la guerra commerciale di Trump, made in Italy a rischio

L’aveva promesso in campagna elettorale e non ha perso tempo: Donald Trump ha annunciato che nei prossimi giorni entreranno in vigore i primi dazi verso Canada, Messico (entrambi al 25%) e Cina (10%), primi Paesi-bersaglio della guerra commerciale del neo presidente Usa, che ha minacciato l’Unione Europea di essere la prossima in lista. E se i primi effetti di questo annuncio sono stati un crollo delle Borse mondiali e delle criptovalute, l’Ue sta già preparando le sue contromosse, seppur nella consapevolezza - come ha detto l’Alto Rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas - che nella guerra dei dazi non ci sono vincitori. La presidente Ue Ursula von der Leyen spiega che, se il presidente americano non farà marcia indietro, la ritorsione a misure “ingiuste e arbitrarie sarà ferma”. Seppur molti analisti sostengano che gli annunci di Trump siano solo un’arma con cui sedersi a più ampi tavoli negoziali, si iniziano a valutare gli effetti di eventuali dazi sul made in Italy. Il valore dell’export italiano negli Usa nel 2024 è stato di 66,4 miliardi di euro, con in testa i settori meccanica, moda e agroalimentare. Gli Usa sono il terzo mercato di destinazione dei prodotti italiani, dopo Germania e Francia. Nella classifica dei Paesi europei con maggior surplus commerciale verso gli Stati Uniti, ovvero quelli che hanno maggiore probabilità di essere colpiti dai dazi di Trump, l’Italia è al terzo posto, con 43 miliardi di dollari (al primo c’è la Germania, con 80 miliardi, seguita dall’Irlanda). Per Matteo Zoppas (Agenzia Ice) a causa dei dazi “il made in Italy può subire un colpo: attenzione a moda, vino e meccanica”. La perdita stimata oscilla da 4 a 7 miliardi di dollari, secondo uno studio della società di ricerca Prometeia.
Mentre la guerra dei dazi è ormai entrata nel vivo sul fronte nordamericano e quello asiatico, l’Europa nel mezzo si prepara ad affrontarla con una risposta dura: “non ci sono vincitori nella guerra dei dazi, chi se la ride è la Cina. L’Ue e gli Usa sono legati, noi abbiamo bisogno di loro e loro di noi. I dazi non vanno bene per i posti di lavoro e per i consumatori”, ha dichiarato l’Alto Rappresentante Ue per la Politica estera Kaja Kallas. “Sia gli Stati Uniti che l'Europa traggono vantaggio dallo scambio di beni e servizi - ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz al vertice Ue informale a Bruxelles - se i dazi rendessero tutto questo difficile, ne risentirebbero negativamente sia gli Stati Uniti che l’Europa. Una cosa è chiara: in quanto area economica forte, possiamo gestire autonomamente i nostri affari e rispondere ai dazi con dazi. Questo è ciò che dobbiamo fare e faremo. Ma la prospettiva e l’obiettivo dovrebbero essere che si proceda in modo tale che sia basato sulla cooperazione”.
I settori più esposti - in base ai dati del Ministero degli Esteri relativi al 2023 - sono Macchinari e apparecchiature (12,4 miliardi): Prodotti farmaceutici (8 miliardi); Altri mezzi di trasporto 6,15 miliardi (navi, mezzi militari, ecc.); Autoveicoli/rimorchi 5,8 miliardi, seguiti dal comparto dei Prodotti alimentari, con oltre 4 miliardi. A livello geografico spicca come oltre la metà delle esportazioni fa capo a sole 3 regioni: la Lombardia (14,3 miliardi), l’Emilia-Romagna (10,4 miliardi) e la Toscana (9,1 miliardi).
Per quanto riguarda nello specifico il settore food & wine, l’export italiano negli Usa nei primi 11 mesi del 2024 vale 7,8 miliardi di euro (a fronte di 70 miliardi di euro totali sui mercati internazionali). Seppur il nostro primo Paese di riferimento per l’export agroalimentare rimanga la Germania, il decollo del food si lega in particolare alla spinta specifica del mercato statunitense, che ha segnato un +18,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. Matteo Zoppas, presidente dell’Agenzia Ice, che si occupa della promozione all’estero delle imprese italiane, ha affermato che a causa dei dazi “il made in Italy può subire un colpo”, con particolare riferimento ai settori moda, moda, vino e meccanica. Ipotizzando dazi americani del 10% sulle importazioni, il rischio di perdita va da 4 miliardi a oltre 7 miliardi di dollari, in base al numero di settori tassati - secondo le simulazioni realizzate dalla società di consulenza e ricerca economica Prometeia - che si aggiungerebbe all’attuale valore dei dazi sul mercato Usa, pari a a quasi 2 miliardi di dollari nel 2023. Proprio Zoppas, nei giorni scorsi, avrebbe avuto, sul tema dazi, una serie di incontri con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e con l’Ambasciata americana.
Dopo il Messico e il Canada, l’Italia è il terzo Paese da cui gli Stati Uniti importano più prodotti agroalimentari e bevande. L’export food & beverage italiano negli Usa ha superato nel 2023 la Francia, scalzandola dal podio dei maggiori fornitori. Nel dettaglio, nelle esportazioni italiane agroalimentari verso gli Usa a farla da padrone è il vino, che nel 2023 ha toccato un valore di 2,1 miliardi di dollari. L’olio d’oliva si conferma un sinonimo di qualità italiana con 706 milioni di export, e in terza posizione troviamo le salse e altre preparazioni alimentari, pari a 633 milioni. La quarta tipologia merceologica più venduta oltreoceano è la pasta (597 milioni di dollari), la quinta è il formaggio (468 milioni), al sesto posto si collocano i prodotti da forno (445 milioni), al settimo le acque (309 milioni). Ottava posizione per le conserve vegetali (302 milioni), nona per i superalcolici (256 milioni) e decima per le carni lavorate (240 milioni). Un altro prodotto caratteristico del made in Italy, il caffè, si colloca all’undicesimo posto con 137 milioni di dollari di esportazioni.
In generale il piano annunciato di Trump è di utilizzare i dazi per finanziare il bilancio a stelle & strisce, ma in realtà a scontarne gli effetti sarebbero gli americani stessi: gli importatori Usa scaricheranno infatti sui consumatori (soprattutto quelli con un reddito più basso) le nuove tasse che si troveranno a pagare. I dazi riguarderanno soprattutto auto, elettrodomestici, settore alimentare e materiali da costruzione: ad aumentare di prezzo saranno dunque, per esempio, frutta e verdura in arrivo dal Messico, Paese in cui viene prodotta anche gran parte della componentistica per il settore automotive statunitense, tanto che gli esperti prevedono che il prezzo di una Ford o di una General Motors potrebbe aumentare, a causa dei dazi, anche di 3.000 dollari.

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