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IL CONFLITTO PARALLELO

Guerra: Mc Donald’s vende in ristoranti in Russia, mentre gli hacker ucraini attaccano “l’alcol”

Di oggi la decisione della catena di fast food di lasciare il paese. Ad inizio maggio la guerra digitale ha bloccato le importazioni di wine & spirits
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Mc Donald’s vende tutti in ristoranti in Russia

Da oltre 80 giorni si combatte in Ucraina, tra proiettili, missili e bombe, tra distruzione e morte, dopo l’invasione da parte della Russia. Ma vanno avanti le tante guerre “parallele” a quella drammatica sul campo, sul terreno dell’economia, e su quello del digitale. Che coinvolgono, per così dire, anche il “wine & food”: è di queste ore la notizia che Mc Donald’s, dopo aver già da chiuso gli oltre 800 negozi in Russia già a marzo, ha annunciato che venderà tutte le sue attività nel Paese di Putin.
“La crisi umanitaria causata dalla guerra in Ucraina e l’ambiente imprevedibile che ne è derivato hanno portato McDonald’s a concludere che non è più possibile continuare a gestire l’attività in Russia”, avrebbe dichiarato il colosso del fast food, che apri il suo primo ristorante nel Paese a Mosca, nella celebre e simbolica Piazza Pushkin, il 31 gennaio 1990. Poi a mano a mano, McDonald’s si espanse in Russia fino a contare 847 punti vendita, dei quali l’84% di proprietà, il restante in franchising. Oggi l’annuncio formale: il colosso Usa della ristorazione intende vendere ad un acquirente locale tutti i suoi punti vendita, senza l’uso del nome, logo, marchio e menù. Ma cercherà di ottenere che il futuro impiego dei 62.000 lavoratori sia incluso nei termini dell’accordo. La società prevede un addebito da 1,2 a 1,4 miliardi di dollari per coprire i costi di trasloco.
Nei giorni scorsi, invece, la “guerra digitale” ha preso di mira il commercio degli alcolici: secondo il portale specializzato “Hackread”, che cita, a sua volta, il sito russo Vedomosti, gli hacker ucraini hanno mandato in tilt il portale Egais (Unified State Automated Alcohol Accounting Information System) sul quale, per legge, tutti i produttori e distributori di alcolici devono registrare le loro spedizioni. Con un attacco che, di fatto, i primi giorni di maggio, ha bloccato per giorni le importazioni di alcolici.
Tra le testimonianze riportate, quella quella di Alexander Lipilin, direttore esecutivo Fort Wine (che lavora anche con cantine italiane come Cavit, Luciano Sandrone, Castello del Terriccio, Tua Rita, Due mani, Valdicava, Ciacci Piccolomini d’Aragone, Baglio del Cristo di Campobello, Cantine Settesoli, Duca di Salaparuta, Quintodecimo, Chiarli e Cevico, per citarne alcune), secondo cui, sotto attacco, non è stato possibile caricare sul portale russo ben il 70% delle fatture, anche se non ci sono stati particolari problemi al consumo interno nel Paese. Storie che intrecciano il nostro settore alla storia, ben più drammatica, della guerra, che continua ad andare avanti.

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