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“HAPPY ENDING” PER LA QUESTIONE DELLA VENDITA DELLE TERRE PUBBLICHE AI GIOVANI COLTIVATORI: FINISCE L’EPOCA DELLO “STATO CONTADINO”. LA PROPOSTA FATTA DA COLDIRETTI ACCOLTA NEL MAXI-EMENDAMENTO

“Happy ending” per la questione della vendita delle terre pubbliche ai giovani coltivatori: finisce l’epoca dello “Stato contadino”. La proposta, fatta al Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, da Coldiretti accolta nel maxi-emendamento alla manovra approvata dal Parlamento.

“C’è voluta la più grande crisi dal dopoguerra per chiudere finalmente anche in Italia l’epoca dello “Stato contadino” che ha sottratto terre fertili agli agricoltori - sottolinea Marini - che sono certo in grado di valorizzarli creando ricchezza e nuova occupazione a sostegno della crescita di cui il Paese ha oggi straordinariamente bisogno. “300.000 ettari di terreni agricoli coltivabili per un valore di 6,2 miliardi di euro - ricorda la Coldiretti - fanno parte del patrimonio pubblico che è oggetto del programma di dismissioni in una situazione in cui la disponibilità di terra è il principale ostacolo all’ingresso di giovani nel settore primario.

La cessione di questi terreni - ha proseguito Marini - toglie allo Stato il compito improprio di coltivare la terra, rende disponibili risorse per lo sviluppo, ma soprattutto ha il vantaggio di calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la redditività delle imprese agricole che rappresentano una leva competitiva determinante per la crescita del Paese. È certo infatti - ha precisato Marini - che nessuno meglio degli imprenditori agricoli è in grado di valorizzare lavorando la terra e generare nuova occupazione. Il provvedimento - riferisce la Coldiretti - prevede che “entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di stabilità, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, con uno o più decreti di natura non regolamentare da adottare d’intesa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, individui i terreni a vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, di proprietà dello Stato”, “nonché di proprietà degli enti pubblici nazionali, da alienare a cura dell’Agenzia del Demanio”.

Si prevede, peraltro, che la vendita avverrà “mediante trattativa privata per gli immobili di valore inferiore a 400 mila euro e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 400 mila euro”. Al fine di favorire lo sviluppo dell’imprenditorialità agricola giovanile è riconosciuto - sottolinea la Coldiretti - il diritto di prelazione ai giovani imprenditori agricoli, così come definiti ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185, e successive modificazioni: “le Regioni, le Province, i Comuni possono vendere i beni di loro proprietà aventi destinazione agricola” conferendo mandato irrevocabile a vendere - precisa la Coldiretti - all’Agenzia del Demanio che “provvede al versamento agli Enti territoriali già proprietari dei proventi derivanti dalla vendita al netto dei costi sostenuti e documentati”.

“Tra le diverse regioni il Piemonte - prosegue Coldiretti - si classifica al primo posto per la disponibilità di terreni agricoli di proprietà pubblica con oltre 56.000 ettari, segue il Lazio con 41.000 ettari, Trento e Bolzano rispettivamente con 31.000 e 24.000 ettari, la Basilicata con 24.000 ettari e la Lombardia con 23.000, ma rilevanti proprietà ci sono anche in Campania (17.000 ettari) e in Veneto (15.000). Dal Trentino alla Sardegna, sono diversi gli esempi di proprietà pubbliche sul territorio nazionale che potrebbero - spiega la Coldiretti - essere dismesse e vendute agli agricoltori, con benefici sia dal punto di vista delle finanze dello Stato che della stessa produttività delle aree. In Abruzzo un esempio è rappresentato dai tratturi, larghi sentieri erbosi, pietrosi o in terra battuta, nati dal passaggio delle greggi per la transumanza. Un patrimonio di strade naturali di 560 chilometri che, da oltre trent’anni, è stato trasferito alla Regione. Oggi alcuni dei tratturi rimasti - sottolinea la Coldiretti - sono ceduti in concessione quinquennale ai produttori agricoli per la lavorazione, mentre altri restano incolti. A tale proposito, Coldiretti ha presentato una proposta di legge per il trasferimento e l’alienazione dei fondi tratturali per passarli agli agricoltori e ai Comuni. In provincia di Trento sono censite quasi settecento malghe, la maggior parte delle quali di proprietà pubblica, che vengono utilizzate dagli allevatori per l’alpeggio. In Sardegna - rileva la Coldiretti - nella zona della Nurra (Sassari) ci sono due aziende agricole di proprietà della Regione, attualmente improduttive. I campi si estendono per circa 1.200 ettari e comprendono un centro aziendale con stalle, depositi, magazzini purtroppo fatiscenti a causa del prolungato inutilizzo. Nell’area l’Università di Sassari ha recentemente costituito un centro per lo studio e la tutela della biodiversità, ma gran parte delle superfici agricole restano di fatto incolte. In Molise il Convitto Nazionale Mario Pagano di Campobasso è proprietario di circa 200 ettari di terreni agricoli al momento affittati. Una situazione che accomuna anche molti comuni della regione, tutti proprietari di aree agricole più o meno estese le quali potrebbero essere vendute agli agricoltori. Anche la Toscana vanta un piccolo “tesoretto” di aree agricole di proprietà pubblica che potrebbero essere valorizzate. In tutto si tratta di oltre 2.500 ettari, con le aree più importanti rappresentate dalla Tenuta di Alberese (Grosseto), Cesa (Arezzo), San Rossore (Pisa)”.

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