Il vino e i “certificati” sulle vendemmie non sono nè un prodotto nè uno strumento finanziario. Lo chiarisce la Consob, rispondendo ad un quesito riguardo ad un produttore che fornisce ad una banca certificati da vendere agli sportelli che danno diritto a ricevere una bottiglia di vino al termine del periodo di maturazione. Secondo la Consob non si tratta di strumenti da assoggettare alle norme di pubblico risparmio, quindi niente prospetto informativo.
Secondo la Consob, i certificati “en primeur” che danno al proprietario il diritto a ricevere una certa quantità di vino una volta terminato il periodo di maturazione, “appaiono esclusi dalla nozione di strumento finanziario prevista dal nuovo testo dell’articolo 1, comma 2, del Tuf, così come modificato dal decreto legislativo n. 164 del 17 settembre 2007 di recepimento della direttiva Mifid”.
I certificati, infatti, non prevedono forme di regolamento del contratto alternative alla consegna fisica del vino e “non risultano estranei a scopi commerciali, né assimilabili ad altri strumenti finanziari derivati”, spiega l’autorità. Oltre a non essere uno strumento finanziario, i certificati non sono da ricomprendere nemmeno nella nozione di “prodotto finanziario” perchè i certificati non implicano un’attesa di profitto del capitale investito, ma “esclusivamente il diritto a ricevere una certa quantità di vino a scadenza”.
La banca, d’altra parte, nel collocare i certificati non garantisce una forma di rendimento, ma si limita a garantire il valore facciale del certificato nel caso in cui non sia possibile consegnare il vino a scadenza.
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