Nucleare, chip low-cost e parassiti: sono i nuovi testimoni capaci di raccontare l’origine degli alimenti e crearne un vero e proprio passaporto. Si tratta di nuovi innovativi metodi, per la tracciabilità dei cibi e combatterne la contraffazione. “Per riconoscere e combattere le frodi - ha spiegato Cesare Manetti, docente del dipartimento di Chimica dell’Università Sapienza di Roma - è necessario creare un metodo di riconoscimento oggettivo basato sull'identificazione di specifiche caratteristiche, dei marcatori”.
Una sfida complessa che segue molte possibili strade, ognuna con delle sue caratteristiche e punti di forza, e che si spera un giorno possa portare a creare minidispositivi, come “chiavette” o i chip usati oggi dai diabetici, capaci di analizzare il cibo in tempo reale e a basso costo. In ambito di ricerca, un potente strumento è quello della risonanza magnetica nucleare: una tecnica capace di osservare gli alimenti a livello molecolare e di identificare alcuni marcatori e quindi raccontare il passato del prodotto. I lavori di Luisa Mannina, esperta in chimica degli alimenti alla Sapienza, ne hanno dimostrato la potenza nello studio di prodotti spesso contraffatti, come olio e tartufi.
Altro approccio è, invece, quello proposta da Simonetta Mattiucci, del dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive, attraverso l’analisi dei “nemici” del prodotto, ossia i parassiti. Questi sono infatti in grado di dare preziose informazioni sull’ambiente in cui è cresciuto ad esempio un pesce, definirne l’origine e anche lo stato di salute dell’habitat di provenienza.
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