Materia di divisione, ma anche soluzione inevitabile per guardare al futuro, come testimonia il mercato, tanto che gli “endorsement” per i vini dealcolati sono andati crescendo, sull’esempio di Paesi come la Francia, il primo produttore di vino come valore, dove questi prodotti sono già realtà. E adesso è così anche per l’Italia con la firma, da parte del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, del decreto per i vini dealcolizzati, arrivata a poca distanza dal passaggio in Conferenza Stato Regioni della bozza del testo che disciplina le disposizioni nazionali sulla produzione dei vini dealcolizzati e parzialmente dealcolizzati.
Dunque, come si legge nell’articolo 1 del decreto, nel Belpaese “è possibile ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini”, spumanti compresi e, nell’etichettatura dei prodotti ottenuti dopo il processo di dealcolazione totale o parziale, sarà riportata la dicitura “dealcolato”, se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto non è superiore a 0,5% gradi alcolici o “parzialmente dealcolato” se è invece superiore a 0,5% gradi alcolici ed è inferiore al titolo alcolometrico effettivo minimo della categoria che precede la dealcolazione (in Italia sotto ai 9% gradi alcolici, ndr). Un processo, quello di dealcolizzazione, che non comprende i vini a denominazione Dop e Igp, con la possibilità di effettuare le operazioni di dealcolizzazione in ambienti separati, ma comunque sempre all’interno dello stesso stabilimento.
Per Federvini, la firma al decreto “rappresenta un importante passo avanti per il settore vitivinicolo italiano” e “il testo finale si caratterizza per alcune novità, in parte frutto del confronto con le Regioni, altre introdotte per tenere conto dei suggerimenti emersi nell’incontro tra il Ministro e i presidenti delle associazioni di settore il 26 novembre scorso, tra cui l’uso del descrittore “dealcolato” in luogo della non felice traduzione dall’inglese “dealcolizzato”. Federvini accoglie con favore questo nuovo quadro normativo, che rappresenta una base solida per lo sviluppo dei vini dealcolati, un segmento in espansione capace di attrarre nuovi consumatori e di consolidare la competitività del made in Italy nel mondo”. La presidente di Federvini, Micaela Pallini, ha aggiunto che “la firma del decreto, giunta entro l’anno come promesso dal Ministro Lollobrigida, è un risultato significativo per il comparto vitivinicolo italiano, in una cornice normativa che non lasciava molti margini di manovra. Continueremo a lavorare per valorizzare la tradizione e il patrimonio enologico italiano anche attraverso l’introduzione di nuovi prodotti capaci di rispondere alle esigenze di un pubblico, soprattutto internazionale, sempre più attento e diversificato”.
Soddisfazione per quella che adesso può essere considerata una “svolta storica”, era arrivata, a ridosso dell’approvazione in Conferenza Stato Regioni della bozza del decreto, da Unione Italiana Vini, attraverso le parole del segretario generale, Paolo Castelletti. Una novità in direzione di “un mercato in crescita e sempre più vivace, che solo in Italia conta il 36% di consumatori maggiorenni sober curious”.
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