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IDEE & CONVEGNI - C’E’ CHI PENSA ANCHE DI RIPORTARE IL FIASCO TOSCANO AGLI ANTICHI SPLENDORI … IL PASSATO E IL PRESENTE DI UN “CONTENITORE” CHE HA FATTO LA STORIA …

Il fiasco toscano per una serie di motivi è andato, col passare del tempo, scomparendo: eppure questo contenitore in vetro molto particolare, tanto simpatico e sinonimo di allegria, ha dietro di sé tutta una storia.

In Toscana, secondo alcune testimonianze figurative, si fa risalire la nascita del fiasco alla metà del XIV secolo, epoca in cui il contenitore in vetro risultava avere diverse misure ed era intrecciato con erba palustre, comunemente chiamata sala. Ma, tra i primi del Novecento e il secondo Dopoguerra, si ebbe un declino del fiasco, dovuto anche all’introduzione sul mercato della bottiglia bordolese, di dimensioni più piccole e quindi più facile da trasportare, ma soprattutto non rivestita, causando la fine del lavoro delle fiascaie. Ancora oggi si producono fiaschi e ci sono aziende che lo esportano all’estero: questo grazie soprattutto alla Congrega del Fiasco, sorta molti anni fa a Montelupo Fiorentino, su iniziativa di Giovanni Bartolozzi, raffinato cultore, studioso e produttore del fiasco. Questo contenitore inconfondibile e di forte attrattiva visiva ha, però, subito, nel tempo, un cattivo uso, in particolare da aziende senza scrupoli e senza controlli. Nonostante sia stato il primo ambasciatore del vino italiano nel mondo, in particolare nel Chianti, nulla si è fatto per tutelarne il simbolo.

“Purtroppo è stato vittima della sua immagine e nulla è stato fatto perché ciò non avvenisse”, ricorda Giovanni Bartolozzi, suo sostenitore più fedele. Eppure basterebbe così poco per riportarlo agli antichi splendori … .

Due sono i punti chiave su cui si punta l’attenzione: chiedere il riconoscimento quale recipiente tipico italiano di antica tradizione e, non meno importante, riservarlo solo ai vini Docg o, comunque, con gli uvaggi del vecchio Chianti di media collina, di un bel rosso rubino chiaro, con gradazione massima di 12 gradi.

In realtà, il fiasco impagliato, ora come ora, è più “un vino per turisti” che sinonimo di vino di qualità. “Utilizzarlo - ha dichiarato di recente in un convegno Pierpaolo Penco, direttore dell’executive master in Wine Business - per la Docg sembra alquanto problematico …”. E aggiunge: “Diverso il caso di un disciplinare ad hoc ma servirebbe un nome nuovo, magari d’uso tradizionale ...”.

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