Costruire l’immagine di un grande distretto vitivinicolo, dove le differenze siano legate da una condivisa qualità enologica, investendo ancora di più sulla sinergia tra pubblico e privato, puntando a sviluppare ancora di più sia i mercati esteri che quelli locali, puntando forte sulla crescita dell’enoturismo in un territorio che ne è già ricchissimo. Passa da qui il futuro del vino del Piemonte, tesoro che nasce da oltre 44.000 ettari di vigna e dal lavoro di 15.412 imprese vitivinicole che, solo all’export, muovono un valore di 1 miliardi di euro. Almeno, questa è la road map tracciata da Piemonte Land, l’ente che mette insieme tutti i più importanti consorzio del vino piemontese (da quello di Barolo e Barbaresco a quello della Barbera d’Asti e del Monferrato, da quello dell’Asti a quello del Gavi, da quello dell’Alta Langa a quello del Roero, tra gli altri), e che, in 8 anni, ha già realizzato 65 progetti, coinvolgendo oltre 2.400 aziende ed investendo 18,5 milioni di euro, come emerso nel convegno, di scena ieri alla Douja d’Or, ad Asti.
“Da questi stati generali sul vino piemontese, sono emersi i tratti distintivi e le sfide che ci attendono nei prossimi anni - dichiara il Presidente di Piemonte Land of Perfection, Filippo Mobrici - internazionalizzazione, promozione unitaria del territorio, valorizzazione dell’intero patrimonio enologico, sono questi i temi che interesseranno Piemonte Land, ed ai quali abbiamo intenzione di dare una risposta chiara e forte, che contribuisca alla creazione di un brand Piemonte riconoscibile a livello globale”
“L’attività di Piemonte Land è fondamentale se vogliamo raggiungere una promozione di sistema - afferma Caterina Andorno, consigliere di Piemonte Land - qui riusciamo infatti a coordinare i nostri sforzi, puntando ad una valorizzazione che investa tutti gli elementi che rendono unico il nostro Piemonte, accrescendo così non solo la sua visibilità, ma anche il suo prestigio, a tutto beneficio delle migliaia di viticoltori quotidianamente impegnati nella preservazione del nostro patrimonio”.
“Competitività è la chiave di volta per regolare tutti i nostri progetti futuri. Dobbiamo diventare noi i primi interpreti di un rinnovamento che coinvolga tanto il nostro rapporto con i flussi enoturistici quanto la proposta rivolta all’estero - puntualizza Marco Protopapa, Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte - se sul territorio è possibile presentare la grande diversità, fuori dai confini nazionali è fondamentale aggregare la nostra immagine attorno a macro temi di comunicazione, che presentino il Piemonte in modo coerente”.
“L’Italia è leader mondiale in fatto di produzione enologica, capace di crescere anche in periodi di crisi. Perché tale processo non si arresti è necessario aggiornare l’intero sistema enoico ai più moderni modelli promozionali - puntualizza il giornalista Gioacchino Bonsignore, curatore della rubrica Tg5/Gusto - e per questo il ruolo di Piemonte Land è fondamentale, in quanto convoglia l’intero sforzo su alcuni elementi comuni, favorendo così l’affermazione di un prodotto simbolo del Made in Italy”.
“La sfida per il vino piemontese è intercettare - sostiene Giambattista Marchetto, inviato del quotidiano Il Sole 24 Ore - le dinamiche dei mercati internazionali, offrendo risposte promozionali efficaci. Suggerisco di considerare il Piemonte come un’entità unitaria, aggregando al suo interno tutti gli elementi caratterizzano questa regione. Un plauso va inoltre alla filiera regionale, capace di sviluppare forme di collaborazione sconosciute in altri contesti. Si è capito, anticipatamente rispetto al resto di Italia, che non è più solo un problema di qualità, ma anche di sinergie tra gli attori coinvolti”.
“Il Piemonte è generalmente percepito come emblema italiano dell’eccellenza enologica. Se a questo dato qualitativo uniamo l’attività coordinatrice di Piemonte Land abbiamo - evidenzia Andrea Cuomo, firma del quotidiano Il Giornale - una formula in grado di contrastare l’ascesa di nuove realtà mondiali. Un consiglio che rivolgo direttamente ai produttori piemontesi è quello di raccontarsi quanto più possibile, visto il grande potenziale evocativo che queste terre portano con sé”.
“Innovazione e territorio sono le direttrici sulle quali si gioca il futuro del vino piemontese. A livello territoriale è evidente - ha concluso Maurizio Tropeano de La Stampa - che il Piemonte ha numerose carte da giocare, grazie ad un patrimonio che supera la semplice dimensione enologica ed abbraccia gli aspetti culturali, umani ed ambientali. Riguardo all’innovazione ritengo che la presenza di quei sistemi integrati ai quali la stessa Piemonte Land appartiene, sia la migliore risposta che la nostra filiera può dare per farsi trovare pronta”.
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