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IDENTITÀ TRENTINA, CONSIGLIO INTERPROFESSIONALE DI FILIERA, FORMAZIONE, RICERCA E INTERNAZIONALIZZAZIONE NEL SEGNO DELLA COLLABORAZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO, GRANDI E PICCOLI: ECCO LA “ROAD MAP” PER IL RILANCIO DELLA VITIVINICOLTURA DEL TRENTINO

Italia
Terrazzamenti vitati in Trentino

Identità trentina, consiglio interprofessionale della filiera viticola, formazione, ricerca e internazionalizzazione nel segno della collaborazione tra pubblico e privato, grandi e piccoli: ecco i punti chiave del “piano di rilancio” dell’enologia trentina, realtà fatta di grandi cooperative e pochi marchi affermati, e di tanti piccoli produttori. Un modello che, pur con criticità da risolvere, è tra i più virtuosi del panorama italiano. Nel documento adottato dalla Provincia di Trento (elaborato dal “comitato dei saggi”: Attilio Scienza ed Enrico Paternoster, Emilio Pedron e Fabio Piccoli), si punta forte sulla valorizzazione dell’identità del vino trentino nel senso della qualità e della comunicazione, visto che ad oggi, per più motivi, si ritiene che anche i prodotti migliori del territorio si siano collocati in una fascia inferiore a quella “legittima”.
In primis, aumentando la massa critica di prodotto a “più alta identità trentina”, aspetto che richiede soprattutto l’impegno dei produttori più importanti, come Cavit, la più grande delle realtà trentine, che dovrebbe “lasciare libere alcune cantine associate come Isera, Toblino, Mori e Mezzolombardo”, da gestire con una nuova società creata ad hoc, in un percorso di produzione altamente qualificata. Ancora, individuare dei “prodotti testimonial” per una più efficace promozione internazionale, con un coordinamento delle azioni di “Trentino Marketing”, Camera di Commercio, Consorzi di tutela e altre realtà. Altro aspetto, innovativo per l’Italia, è la costituzione di un Consiglio interprofessionale di filiera, con l’obiettivo, tra gli altri, di definire un “Osservatorio prezzi permanente” dei vini trentini e un dialogo continuo tra cooperative e piccoli produttori, per ridurre i fenomeni di “concorrenza sleale” giocata spesso su prezzi a ribasso, con perdita di immagine della vitivinicoltura trentina nel suo complesso.
Ma il Trentino è anche terra ricca di sapere e, a partire, da una più stretta collaborazione con la Fondazione Mach, per esempio, potrebbe avviarsi un percorso di formazione (dal marketing alla commercializzazione) per le imprese per costruire una sorta di “classe dirigente” altamente professionalizzata per il vino trentino. Ma non solo.
Il documento auspica anche una maggiore collaborazione tra mondo della ricerca trentina e produttori a partire temi strategici, primo fra tutti, l’eco-sostenibilità della filiera, tema caldo e sempre più importante per il consumatore, da curare anche attraverso l’adozione di una “marca” che renda comunicabile in concreto l’adozione di tutta una serie di pratiche e di risultati ottenuti in materia di viticoltura e rispetto dell’ambiente, che peraltro si sposano perfettamente con una coltivazione della vite come quella trentina, spesso anche in territori propriamente di montagna che richiedono, in generale, un grande rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali.

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