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IL 12 DICEMBRE A SAN FELICE (CASTELNUOVO BERARDENGA) CONVEGNO DEL CENTRO STUDI “ENZO MORGANTI” SU “RIFLESSIONI IN VIGNA, VALORIZZAZIONE E CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO VITICOLO”. AL CENTRO DEI LAVORI L’AGGRESSIVO “MAL DELL’ESCA”

Anche la vite con l’avanzamento dell’età è minacciata da particolari patologie, soprattutto del suo legno, che possono portarla anche alla morte, ben prima della sua fine fisiologica. Sono principalmente il mal dell’esca e l’eutipiosi, che i vignaioli praticamente di tutto il mondo ben conoscono.

Il mal dell’esca (o “apoplessia”) è una delle malattie della vite che oggi preoccupano maggiormente i viticoltori di tutta Europa, in quanto può compromettere l’esistenza stessa di un intero vigneto, specialmente se molto vecchio. Malattia complessa causata dall’attività, spesso combinata o consecutiva, di diversi patogeni fungini (basidiomiceti), il suo contagio avviene attraverso tagli di potatura, ferite o altre lesioni provocate, ad esempio, dalla grandine. Altri fattori che predispongono la pianta all’attacco di questa malattia sono, ad esempio, un’elevata produzione, una concimazione azotata eccessiva, eccessivo rigoglio vegetativo, carenze idriche.

L’eutipiosi è una malattia del legno molto diffusa in tutte le aree viticole mondiali, soprattutto in zone a piovosità elevata. L’agente patogeno, il fungo Eutypa lata, penetra attraverso ferite o tagli di potatura e la sua manifestazione è molto lenta (dopo 3/4 anni dall’infezione). L’infezione non colpisce i tessuti giovani e porta progressivamente la pianta a non germogliare più e quindi a morire.

Non esistono prodotti chimici in grado di curare queste malattie e, pertanto, l’unico rimedio oggi possibile è la prevenzione, costituita da buone pratiche agronomiche come: evitare di provocare ferite sulla pianta, ed eventualmente intervenire con mastici cicatrizzanti contenenti fungicidi e disinfettanti; dopo forti grandinate che abbiano provocato lesioni sulle piante effettuare un trattamento protettivo con prodotti rameici; evitare situazioni di stress che indeboliscono la pianta e la rendono più suscettibile agli attacchi dei patogeni; mantenere il vigneto in equilibrio vegeto-produttivo, evitare eccessi d’azoto, carenze idriche …; individuare tempestivamente le piante malate; contrassegnarle in modo da riconoscerle durante la potatura e trattarle separatamente dalle altre, i patogeni vengono infatti facilmente trasportati da una pianta infetta ad una sana tramite gli strumenti di potatura; allontanare ed eliminare i residui di potatura delle piante malate; estirpare e sostituire le piante malate.

Proprio per trovare una soluzione a quelle che sono fra le patologie più gravi che possono colpire la vite e che, specialmente nel caso del mal dell’esca, sono diffusissime in Italia, l’Agricola San Felice di Castelnuovo Berardenga, attraverso il suo Centro Studi Enzo Morganti, organizza, il 12 dicembre, un convegno dal titolo “Riflessioni in Vigna, Valorizzazione e conservazione del patrimonio viticolo”.

L’argomento sarà affrontato - sul doppio fronte della sapere accademico e del pragmatismo agronomico - a Laura Mugnai dell’Università di Firenze che parlerà di patologie della vite, ad Attilio Scienza dell’Università di Milano, che ne illustrerà la fisiologia, agli agronomi Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, che entreranno nel concreto con le loro “osservazioni pratiche sugli effetti della potatura”. Lo scopo dell’incontro è quello di fornire gli strumenti corretti per affrontare il tema delle malattie del legno, molte delle quali dipendono da una potatura disattenta o errata che facilita l’estendersi dell’infezione.

Il convegno è il primo passo in Toscana di un percorso che vede come seconda tappa l’istituzione di una scuola di potatura che fornisca gli strumenti corretti per intervenire sulla pianta; un’operazione che se correttamente eseguita può garantire la longevità del vigneto (che non solo produrrà più a lungo ma darà anche uve di qualità sempre più alta) nonché la riduzione dei costi di gestione. E, infine, non è da sottovalutare il recupero di un mestiere, quello del potatore, che in fondo è l’arte di parlare alla vite senza infliggerle quelle traumatiche ferite che possono aprire la strada alle malattie del legno.

Ad Enzo Moranti, per anni direttore di San Felice ma soprattutto uno dei personaggi che hanno fatto la storia del Chianti Classico moderno, è intitolato il Centro Studi voluto da San Felice che raccoglie la documentazione di trenta anni di ricerca, dalla selezione clonale alle forme di allevamento, dal germoplasma all’osservazione sulle viti franche di piede.

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