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Il 18 aprile Slow Food festeggia il cibo quotidiano con chi lo produce. Buono, pulito e giusto, è prodotto rispettando l’ambiente, il territorio e la salute, ma che fatica ad emergere nel mare magnum della globalizzazione. Ecco lo “Slow Food Day”

Buono, pulito e giusto, il cibo quotidiano è quello “ottenuto nel rispetto della sostenibilità ambientale, della territorialità e della salubrità, che fatica a emergere nel mare magnum degli attuali sistemi di produzione e distribuzione alimentari che hanno progressivamente appiattito qualità e identità delle produzioni”, come spiega Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia. E la chiocciola lo festeggia con chi lo produce, il 18 aprile, in tutta Italia con lo “Slow Food Day 2015”, l’edizione n. 5 dell’evento annuale promosso da Slow Food. Che sarà un giorno all’insegna dei consumi responsabili, a Milano, a Trieste, a Roma, a Bari, a Venezia, a Napoli, a Nuoro, perché “il cibo è un bene straordinario ma, se privato del suo valore spirituale, culturale e immateriale è ormai solo una tra le tante merci di consumo”, ricorda Slow Food.
“Tutti i giorni noi abbiamo una grande responsabilità quando scegliamo il cibo da mettere sulla nostra tavola - aggiunge Pascale - anche se spesso non ce ne rendiamo conto. Ecco perché vogliamo riflettere tutti insieme sull’importanza delle etichette, del packaging utilizzato, della stagionalità e delle ricchezze dei luoghi in cui viviamo. Quando facciamo la spesa dobbiamo essere curiosi, vigili e lungimiranti - continua - senza però mai scordarci che il cibo è sinonimo di piacere, di convivialità, di gioia. Con i suoi molti eventi lo “Slow Food Day 2015” sarà appunto il simbolo di questa condivisione, in cui assaggiare, conoscere e scoprire gusti diversi. Non dimentichiamoci inoltre che il 18 aprile si invitano anche i cittadini di tutto il mondo a scendere in piazza contro i trattati di libero scambio, a sostegno di un’economia rivolta allo sviluppo dei popoli e del pianeta. Molte le piazze coinvolte, da Sondrio a Bari, da Torino a Trieste”.
Milano festeggia lo “Slow Food Day” al Mercato della Terra nella Fabbrica del Vapore: ortaggi di stagione, pane con lievito madre, formaggi a latte crudo, salumi di cascina e uova. Ad accompagnare queste leccornie, per i più grandi una degustazione guidata di vino, per scoprirne segreti e territori. I bambini invece sono attesi da Eataly Smeraldo per imparare a fare la pasta in casa. A Trieste sono protagonisti il pane e l’olio, due prodotti quotidiani per eccellenza. In programma incontri aperti al pubblico, degustazioni e molte altre attività. Roma organizza il primo Eat In della capitale, in collaborazione con la Rete Giovani di Slow Food. La parola d’ordine è condivisione e tutti sono invitati a portare il proprio piatto preferito e spartirlo in compagnia, chiacchierando di iniziative future e progetti per salvare il nostro cibo. Bari si concentra sui temi più caldi del momento, con il convegno “Difesa del cibo: sostenibilità e legalità”, in cui Slow Food Italia e Libera approfondiscono l’importanza di un’agricoltura sostenibile, attenta alla tutela dell’ambiente e della legalità, perché un cibo giusto non è solo equamente ridistribuito nel pianeta, ma anche prodotto secondo i canoni della legge e, soprattutto, scevro dalle pressioni delle mafie, ormai dilaganti anche in agricoltura. Il tutto allietato da preparazioni tipiche regionali.
Info: www.slowfood.it

Focus - “Slow Food Day 2015”, in piazza per il diritto al cibo quotidiano
In un sistema alimentare sempre più dominato dalla logica di mercato, si è affermata la convinzione che il cibo debba essere disponibile a basso costo, a prescindere dal suo valore intrinseco. Questo modello culturale, in cui l’unico criterio di riferimento è il prezzo, sostiene Slow Food, ha scatenato il boom dell’industria agroalimentare, capace di fornire grandi quantità di cibo a buon mercato, a discapito dei piccoli agricoltori. È un sistema che ha spezzato il legame tra chi produce il cibo e chi lo consuma, causando: diminuzione del senso di responsabilità reciproca; scomparsa di un patrimonio fondamentale di conoscenze; impossibilità per i consumatori di accedere alle informazioni.
Slow Food si impegna a invertire la logica di un sistema in cui il valore del cibo è stato soppiantato dal prezzo del cibo: ricostruendo la relazione tra produttore e consumatore; riconoscendo nuovamente al cibo il valore che merita; garantendo che il prezzo torni a riflettere il vero valore del prodotto. Slow Food è convinta che i consumatori possano sfruttare il loro potere d’acquisto per incidere sui metodi di distribuzione e produzione alimentare. Slow Food crede inoltre che i consumatori debbano mostrare un interesse attivo nei confronti del cibo e delle persone che lo producono, dei metodi che usano e dei problemi che affrontano.I consumatori devono sostenere attivamente i produttori, giocando così un ruolo di primo piano nel processo produttivo.
Il termine “coproduttore”, spiega Slow Food, nasce per descrivere questo nuovo modello di consumatore che fa scelte responsabili e informate e crea un legame diretto con il cibo che mette nel piatto e le persone che lo hanno prodotto. Il coproduttore sa riconoscere il valore intrinseco del cibo ed è disposto a pagare il giusto prezzo per acquistarlo. Grazie a conoscenze adeguate, i coproduttori hanno il potere di reindirizzare la produzione alimentare e il mercato. Ecco perché l’educazione è così importante, e non è mai abbastanza (su http://www.slowfood.com/sloweurope/wp-content/uploads/ita_guida_consumo_b1.pdf, la guida “Quando fai la spesa usa la testa”).

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